Tv spazzatura: analisi di un fenomeno ancora attuale
Anche nella giornata più impegnativa, arrivano per tutti quei momenti “da coma”, vuoti, ciechi, che sentiamo il bisogno di riempire con qualcosa. E in queste fasi fisiologiche di noia immota capita a tutti, più o meno frequentemente, di dare una sbirciata a quella che viene spesso definita tv spazzatura. C’è chi lo fa vergognandosene, chi ammette di esserne consapevolmente attratto, chi salta da un programma all’altro aspettando solo il momento di sedersi a tavola per la cena. Nonostante l’avvento di internet, dei social network e delle serie TV, il cui astro è in ascesa, il fenomeno della tv spazzatura resta una realtà con cui fare i conti. La tv spazzatura, oggi, è cambiata, si è evoluta, ha trovato nuove forme, eppure non smette di far parlare di sé. E questo per un motivo molto semplice: anche se in maniera carsica, a volte nascosta, continua a essere molto, molto seguita.
Che cos’è la tv spazzatura? Un dibattito in calo
Non sono in molti a chiedersi il significato dell’espressione tv spazzatura, anzi, sono sempre meno quelli che lo fanno. Nell’ultimo periodo il dibattito sulla tv spazzatura si è decisamente mitigato. Sparito dal baricentro delle tendenze più diffuse e quindi più allarmanti, sembra quasi un problema del passato. L’espressione tv spazzatura è stata ideata dai media, dalla critica, dalla stampa, e traduce la parola di matrice statunitense trash che significa immondizia o scarto. Infatti molti ritengono che i programmi televisivi etichettati come spazzatura o trash possano essere descritti come autentici scarti immateriali, prodotti grezzi, gretti, dal valore quasi nullo, di intrattenimento di bassa qualità.
Oggi si tenta di tenere bambini e adolescenti non tanto distanti dalla tv quanto dalla dimensione narcotizzante e letale di tablet, pc, smartphone. Questo non significa, però, che il problema possa ritenersi risolto, ma solo temporaneamente archiviato.
La tv, in un’era che si evolve a ritmi vertiginosi, è seguita forse meno ossessivamente di un decennio fa, ma il suo potere, per quanto ridimensionato, è ancora forte.
Resta quindi fondamentale analizzare il fenomeno, riflettere sui contenuti televisivi offerti e comprendere le ragioni del suo successo.
Perché guardiamo la tv spazzatura?
È ancora necessario chiedersi cosa rende un programma televisivo “spazzatura” e perché si è ugualmente, o a maggior ragione, indotti a seguirlo con avidità? Dal momento che continuiamo a bombardare i nostri sopracitati momenti da coma, vuoti e ciechi con il rumoreggiare assordante del trash, con reality show miseramente privi di qualsiasi contenuto, in cui troneggia fieramente l’assenza di essenza, talento e libero pensiero, è ancora assolutamente necessario chiederselo. I dati sull’audience televisiva, infatti, dimostrano che, nonostante le critiche, questi programmi mantengono un alto indice di gradimento. Come mai? La risposta potrebbe risiedere nel fatto che la tv spazzatura, in un certo senso, rispecchia una parte della cultura popolare contemporanea, fatta di voyeurismo mediatico e di una ricerca spasmodica di visibilità a tutti i costi.
Grande Fratello Vip: un esempio di tv spazzatura
Per citare un esempio tra tanti, lunedì 11 settembre è andata in onda la prima puntata del Grande Fratello Vip 2, condotto da Alfonso Signorini, che ha tenuto incollati al piccolo schermo 4,5 milioni di telespettatori, soprattutto giovanissimi. Un tristissimo tripudio di luoghi comuni, sfacciata esibizione e povertà di valori, che continua ad attrarre inspiegabilmente.
Si tratta di uno dei programmi di punta di Mediaset, un reality show che, nonostante le critiche sulla sua qualità televisiva, continua a registrare un alto share televisivo.
La spiegazione del successo della tv spazzatura: l’anestesia del pensiero
Quello che attrae è l’anestesia: si guardano programmi che non richiedono il faticoso atto del pensare. Ci si deve solo far trascinare comodamente da mode effimere, dal sistema di pensiero dominante, da un genere di tv messo lì appositamente per distogliere le persone. Distoglierle da cosa? Da quello che non si può dire. Da problematiche reali, da loro stesse, da un mondo impegnativo perché bisognoso di cure. È facile piantarsi dinanzi al trash, sgranocchiare patatine e lasciarsi “drogare” da un circo coloratissimo di personaggi narcisisti, stereotipati e truccatissimi. C’è poco da fare: i “vip” piacciono proprio per il loro essere “very important person” grazie a nessun motivo al mondo.
I programmi trash: una trappola per lo spettatore
Una trappola ordita sapientemente dagli dèi della comunicazione, del commercio, del marketing a discapito dei telespettatori. Pomeriggio 5 condotto da Barbara D’Urso, Uomini e donne di Maria De Filippi, Geordie Shore, Ciao Darwin… pochi nomi in una costellazione di programmi-spazzatura che mortificano l’intelletto, che annichiliscono serate potenzialmente impiegabili in attività più stimolanti. La tv spazzatura, un vero e proprio coma farmacologico cui ci sottoponiamo più o meno consenzienti. Molti telespettatori praticano lo zapping televisivo, saltando da un programma all’altro alla ricerca di un intrattenimento facile e immediato, senza curarsi dei valori trasmessi dalla televisione.
Ciò non significa demonizzare la visione di questa categoria televisiva: conoscere è la conditio sine qua non per una critica sana e una selettività oculata. Chi ripudia la tv spazzatura per sentito dire, e non sulla base di analisi empiriche, è una stolta pedina esattamente come chi si lascia plagiare dal narcotizzante e subdolo trash.
Bisognerebbe, piuttosto, riflettere sul palinsesto televisivo e cercare di comprendere quali siano le ragioni profonde che spingono milioni di persone a nutrirsi quotidianamente di tv spazzatura.
Leggi anche: programmi tv in Eurovisione
Fonte immagine: Pixabay
da anni ho smesso di vedere la tv . Per me, indipendentemente dal gestore, almeno per il 75% è solo spazzatura. Piuttosto che guardare la tv preferisco la lettura di un buon libro.
Persino i cronisti sportivi riescono, con i loro stupidi commenti, a rovinare lo sport. Le più belle trasmissioni sportive sono quelle senza commento (sciopero dei cronisti)