Nella sua TED talk (How to raise successfull kids, in italiano “come crescere figli di successo”), Julie Lythcott Haims, attivista e autrice americana, ci svela il segreto per un’educazione sana e bilanciata. La sua conoscenza deriva dall’esperienza ricca con i figli di molte famiglie e dall’analisi delle sue stesse tendenze di genitore di due figli adolescenti. La questione che viene posta è: il controllo attento e invasivo da parte dei genitori sui figli serve davvero a qualcosa?
Crescere figli (non) di successo: cosa non fare, la Checklist
La speaker inizia il discorso evidenziando il fatto che la tendenza più comune (ma fondamentalmente dannosa) dei genitori è quella del controllo: assicurarsi che i figli stiano frequentando una buona scuola, abbiano buoni voti, un buon gruppo di amici. Dai buoni voti si passa ad aspettarsi una buona educazione, dall’educazione si passa ad esigere di i figli abbiano buone amicizie, dalle amicizie si va ad esigere ottimi risultati sportivi e così via.
Questo atteggiamento è un circolo vizioso. Le aspettative del genitore sul figlio possono iniziare a sfuggire di mano: esse diventano una lista da spuntare che non finisce più. Si aggiunge sempre una task in più alla lunga catena di richieste incondizionate che si fanno al figlio e che vanno a formare quella che l’autrice chiama, appunto, checklist. Ciò finisce per trasformare i genitori da figure amabili e di supporto a segretari personali apprensivi.
Il tutto è cosparso da alti ideali di perfezionismo, lo stesso perfezionismo che quegli stessi genitori non hanno dovuto subire su di loro durante l’infanzia e adolescenza. Proprio per contrasto, i genitori che sono stati lasciati troppo a sé stessi si mettono spesso nella posizione di segretari meticolosi dei loro figli.
Le conseguenze della checklist sull’infanzia
Abbiamo paura che i nostri figli non abbiano successo o, con le parole dell’autrice, «paura che non avranno un futuro di cui possiamo vantarci con gli amici con sticker da attaccare sul retro delle nostre macchine»?
La questione spesso coincide con la seconda opzione, la quale ruota essenzialmente attorno al bisogno egoistico del genitore sul figlio, cioè di volerlo strumentalizzare per allietare o aumentare il proprio ego e bisogno di attenzione e successo. Così il figlio che si trova sotto la morsa di genitori esigenti finisce per dare valore a cose come i voti, poiché l’opprimente presenza genitoriale fa spostare l’importanza che i bambini danno a sé stessi (le loro qualità, le loro emozioni, i loro bisogni) verso labili fattori esterni, come, appunto, i giudizi accademici. Quest’ultimi sono cose che possono diventare delusioni, se non rispecchiano le aspettative alte con cui si era partiti, le fondamenta di disturbi come depressione e ansia. Si definisce il fenomeno di sovraccarico mentale di aspettative o attività scolastiche, sportive o lavorative con il termine inglese burn out.
L’altra conseguenza è la deprivazione dei figli dell’autoefficacia (self-efficacy). L’autoefficacia è la sensazione che si ha quando le proprie azioni producono risultati personali (che siano positivi, o negativi). I figli a cui viene tolta la possibilità di esprimere il proprio bisogno di indipendenza finiscono per credere di non essere in grado di badare a se stessi.
L’obiettivo dell’infanzia e il Harvard Grant Study
Allora, la domanda sorge spontanea: come far vivere l’infanzia ai propri bambini?
L’infanzia deve essere il periodo in cui si gettano le basi per una mentalità e disciplina che può essere utile al bambini in qualsiasi delle sue future fasi di vita. A detta dell’autrice, è importante spostare il focus dai voti, i corsi e le università al senso di sé e la disciplina del bambino. Più nello specifico, nei lavori di casa. Proprio su questo, l’Harvard grant study, uno studio longitudinale che va avanti da più di 90 anni (dal 1938), ha dimostrato che:
• L’abitudine di fare faccende e lavoretti a casa ha garantito ai bambini un maggiore successo nella vita adulta.
• L’amore viene ricondotto alla ragione principale della felicità nell’adulto. L’implicazione della speaker è stata che, come chi non ha mai avuto una macchina non sa come guidarla, se non si dà ai figli la sensazione di essere amati, essi non potranno mai praticare e sentire l’amore con gli altri. L’amore viene inteso nell’ampio ventaglio delle relazioni che condisce la vita: amici, coniuge, colleghi, parenti.
Crescere figli di successo, in conclusione
Il punto focale di questo discorso è che l’aspettativa di un college prestigioso sui nostri figli conduce i genitori e loro a una felicità fittizia: come ci dicono i due punti dell’Harvard Grant Study, il prestigio non equivale alla felicità, è la disciplina. Se l’adolescente cresciuto reputerà la scelta di un college prestigioso la sua scelta, questo è naturalmente un punto a favore, ma non deve essere il polo di attrazione della sua vita. Quindi, invece di chiedere ai propri figli come è andato il test di matematica, sarebbe meglio chiedere «qual è stata la parte migliore della giornata?» e, se «il pranzo» è la risposta, parlare di quello.
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La suggestiva metafora dell’autrice è che i figli non sono bonsai da governare e potare, bensì sono fiori della natura. Basta preparare un terreno fertile per farli crescere nella maniera in cui essi sono indirizzati, naturalmente.
Fonte immagine e video: Wikicommons, YouTube