Adolescenti che colpiscono in branco: un fenomeno in larga espansione. Ma cosa definisce realmente il concetto di baby-gang? I confini del concetto sono spesso labili e comprendono diversi comportamenti e diversi tipi di organizzazione: solitamente parliamo di maschi, anche se le ragazze non ne sono completamente escluse, con un’età che oscilla tra i 15 e i 17 anni. L’obiettivo è commettere risse, atti di bullismo, atti vandalici, rapine. Il fine è quello di essere rispettati, sentirsi qualcuno. Ed è per tale motivo che, nell’andare ad analizzare i fattori che tendono a spingere questi ragazzi verso questo tipo di organizzazioni, notiamo dei pattern comuni quali difficoltà relazionali, con il nucleo familiare, con i propri pari o con il sistema scolastico e dunque sentimenti di insoddisfazione verso la propria condizione, con il disagio economico come aggravante.
Se in molti casi, queste gang sono prive di un’organizzazione interna durante i primi passi percorsi, tendono sempre più a ispirarsi alle organizzazioni dell’America Latina, nelle quali solitamente c’è un “boss”, un leader che si auto-elegge e decide chi reclutare, ma quali sono i criteri di reclutamento per far parte di una baby-gang?
È senza dubbio necessario munirsi di un nome falso, e iniziare a commettere dei micro-crimini per attirare l’attenzione dei leader.
Far parte di una baby-gang alla fine significa far parte di qualcosa. Bisogna giurare fedeltà alla gang, che diventa come una famiglia, cosa che a molti dei membri manca. Il reclutamento avviene tra i banchi di scuola, ma molto più spesso sulla strada, tra i quartieri più disagiati. I membri scelti devono apparire più deboli del leader, ma devono comunque essere in grado di reggere una determinata pressione psicologica impostagli.
L’utilizzo dei social network ha inoltre sicuramente incrementato la popolarità delle baby-gang: un semplice video che ritrae atti vandalici può in un istante diventare virale, aumentando il senso di coesione e di popolarità degli individui che fanno parte di queste organizzazioni. I social non rafforzano semplicemente la loro immagine, ma diventano anche strumento utile per comunicazioni private, per reclutare nuovi membri e soprattutto per reclutare nuovi bersagli: gli atti di violenza verbale cominciano online verso le vittime scelte, per poi sfociare in atti di violenza concreti per strada.
Ma qual è lo step successivo?
Uscire e smettere di far parte di una gang è quasi impossibile, al contrario, la struttura gerarchica delle baby-gang può risultare sempre più stretta man mano che il tempo scorre, che i crimini aumentano, e aumentano anche i soldi. Cresce il desiderio di avere di più: oltre alle sembianze di una famiglia, far parte di una gang, la maggior parte delle volte, significa guadagnare per vivere.
Saranno proprio i membri di queste piccole organizzazioni a fungere in un futuro non troppo lontano da manovalanza per le associazioni malavitose del territorio, e a ritrovarsi in qualcosa molto più grande di se stessi.