Mitologia Lappone: credenze, divinità e miti del popolo del nord, i Sami
La Lapponia è una vasta regione dell’estremo nord dell’Europa, che si estende nella penisola Scandinava, in Finlandia e nella penisola di Kola. Prende il nome dal popolo che la abita da millenni, i Lapponi (termine che sta cadendo in disuso, oggi si preferisce Sami). Come molti popoli indigeni, i Sami consideravano la natura da un punto di vista animistico: credevano che ogni elemento, inclusa la materia inorganica, avesse un’anima e una vita che, attraverso la reincarnazione, passava da un essere all’altro. Secondo i Sami, la natura non doveva essere disturbata o distrutta senza motivo, un concetto che li avvicina ad altre antiche civiltà, come gli Aborigeni Australiani o i Nativi Americani.
Il popolo Sami e la sua visione animistica della natura
Essendo la più antica popolazione del nord Europa, i Sami possiedono una memoria collettiva che risale a tempi remoti. Ne è un esempio una carta stellare scolpita sulla pietra, risalente a circa 4000-4100 anni fa, che riporta i nomi di stelle e costellazioni. Le tradizioni dei Sami sono affascinanti proprio perché affondano le radici in un passato lontanissimo. La memoria collettiva è stata conservata sia in forma orale, attraverso leggende, miti e canti tramandati di generazione in generazione, sia attraverso sculture e pitture rupestri. Anche gli oggetti rinvenuti durante gli scavi archeologici forniscono preziose informazioni sulla mitologia lappone. Tuttavia, l’interpretazione dei miti Sami non è semplice, poiché molti aspetti della loro tradizione e della loro memoria collettiva rimangono inesplorati o spiegati in modo poco convincente.
I Sami hanno sempre condotto una vita nomade, seguendo gli spostamenti delle renne. La Luna, le stelle e le Aurore Boreali erano quindi fondamentali per orientarsi durante la lunga e buia stagione invernale. La profonda conoscenza del territorio era indispensabile per la sopravvivenza in luoghi così inospitali. Gli studiosi ritengono che l’osservazione di alcuni fenomeni naturali possa aver dato origine ai vari miti dei Sami e alle divinità che popolavano le loro giornate.
La cosmogonia lappone: miti della creazione del mondo
Ad esempio, l’improvvisa comparsa di isole vulcaniche, un fenomeno comune in Lapponia, potrebbe aver ispirato i miti sulla nascita della Terra. In uno di questi miti, il diavolo, sotto forma di uccello, raccolse del terreno dal fondo dell’oceano primordiale. Ma quando questo terreno iniziò a crescere nel suo stomaco, fu costretto a sputarlo, dando origine a pietre, rocce e montagne. Un altro mito sulla creazione parla del mare. Nella mitologia lappone, Luonnotar è la dea creatrice, figlia dell’aria, che creò il cielo e la Terra. Luonnotar galleggiò per 700 anni sulle acque primordiali, poi si unì a un uccello e depose delle uova. Quando le uova si ruppero, le parti superiori del guscio formarono il cielo, quelle inferiori la Terra, il tuorlo divenne il Sole e l’albume la Luna.
Il Sole, la Luna e le stelle nella mitologia Sami
Nella mitologia lappone, il cielo è concepito come una grande sfera con molti buchi (le stelle) che lasciano intravedere il fuoco presente all’esterno. Attraverso questi buchi cadono sulla Terra la neve e la pioggia. I Sami credevano che, quando nel cielo erano visibili molte stelle (quindi molti buchi), sarebbe arrivata la neve. Un altro mito interessante afferma che le anime dei defunti, sia uomini che animali, risiedono nella regione del cielo, e da lì scendono le anime destinate a reincarnarsi. Secondo i Sami, quando la Luna non è visibile in cielo, è perché sta accompagnando sulla Terra le anime che si devono reincarnare. La credenza nella reincarnazione è molto importante nella mitologia lappone.
Come in molte altre culture, anche tra i Sami il Sole era considerato la sorgente della vita. Il Sole è una divinità femminile, considerata la madre di ogni essere vivente. Nella mitologia lappone, il Sole si prende cura anche dei cuccioli di renna, fornendo loro il calore necessario per sopravvivere. I Sami offrivano sacrifici al Sole, ad esempio quando un bambino si ammalava, ma in generale il culto del Sole non ha mai avuto la stessa importanza che aveva nei paesi del sud Europa. Il simbolo del Sole, nei rituali che accompagnavano i sacrifici durante le eclissi, era un anello con un foro al centro e un manico.
I Sami, vivendo sempre all’aperto, notarono il diverso aspetto del Sole durante il giorno: più scuro e grande al mattino e alla sera, più chiaro e piccolo a mezzogiorno (oggi sappiamo che questo effetto è dovuto alla diffusione dei raggi luminosi nell’atmosfera). I Sami spiegavano questo fenomeno con un mito: un pastore di renne sposò la figlia del Sole e le chiese di aiutarlo a incontrare sua madre (il Sole) per capire il motivo di questi cambiamenti. La figlia gli indicò dove andare, e il giovane vide il Sole che cavalcava una renna. Il Sole spiegò al genero che ogni giorno faceva il giro del mondo, trasformandosi in orso al mattino, in pernice a mezzogiorno e in renna alla sera.
L’Aurora Boreale e il culto dei morti secondo la mitologia lappone
Le Aurore Boreali, causate dall’interazione tra le particelle cariche provenienti dal Sole e l’atmosfera terrestre, sono un fenomeno spettacolare visibile nelle regioni polari. Per la mitologia dei Sami, l’Aurora Boreale è provocata dagli spiriti dei morti che danzano o giocano a palla. I Sami credevano anche che l’Aurora danzasse al ritmo del fischio delle persone dal cuore puro.
La Luna era una fonte di luce importante durante la lunga notte invernale. Nella cultura Sami, come in molte culture antiche, si utilizzava il calendario lunare. Le fasi lunari, dovute alle diverse posizioni della Luna rispetto alla Terra e al Sole, erano spiegate dai Sami come l’opera di grotteschi e maligni goblin, elfi dell’oscurità che incutevano timore. Anche le eclissi solari suscitavano paura: secondo la mitologia lappone, Alklha è il mostro che divora il Sole e la Luna. Le macchie lunari (dovute a differenze nella composizione delle rocce) erano considerate le cicatrici lasciate dalle ferite inflitte da Alklha.
Divinità e creature mitologiche lapponi
Uno dei mostri più terribili presenti nell’immaginario dei popoli nordici, e non solo, è un mostro serpentiforme che sputa fuoco. Molti miti dei Sami possono essere interpretati come rappresentazioni di fenomeni naturali, come meteoriti e comete. Il terribile drago che divora gli uomini e soffia fuoco potrebbe essere una metafora della caduta di un meteorite. Il corpo del meteorite può assomigliare a fauci spalancate, mentre la scia di fuoco e fumo ricorda l’alito infuocato del drago. Inoltre, le pietre cadute dal cielo erano oggetto di venerazione per i Sami, e si pensa che i primi strumenti e le prime armi in ferro siano stati forgiati con il ferro estratto da questi meteoriti.
La stella polare, che indica il nord, ha un ruolo importante nella mitologia dei Sami. La chiamavano “Chiodo del Nord” e credevano che sostenesse la volta celeste, e che tutte le stelle fossero collegate ad essa. Se questo sostegno si fosse spezzato, la stella sarebbe caduta sulla Terra, e se il Chiodo del Nord avesse ceduto, l’intero cielo sarebbe crollato. Il dio principale dei Sami è Raiden, il dio del cielo e sovrano del mondo. Probabilmente, quando i Sami offrivano sacrifici alla stella polare, in realtà si rivolgevano a Raiden. Anche il dio della fertilità, Veralden Olmai (“l’uomo del mondo”), era strettamente legato al dio del cielo, e i Sami gli attribuivano il compito di sostenere il mondo, come Atlante nella mitologia greca.
L’unione di forze costruttive e distruttive in un’unica figura è comune in molti miti. Ad esempio, il Serpente Arcobaleno degli aborigeni australiani è importante per la fertilità, ma può anche catturare e divorare gli uomini. Nella mitologia lappone, un esempio di questa ambivalenza è Yumi, dio della fertilità ma anche assassino cieco che scaglia frecce a caso, uccidendo uomini e animali.
La Tundra, durante l’estate, diventa luogo di nidificazione per molti uccelli, che poi migrano verso sud all’arrivo dell’inverno. I Sami spiegavano l’orientamento notturno degli uccelli migratori indicando nella Via Lattea la “Via degli Uccelli”. La Via Lattea era importante anche perché i Sami credevano che il culto dei morti fosse connesso ad essa.
Il mito come via di conoscenza: l’eredità del popolo Sami
Il mito era fondamentale per i Sami, perché rielaborava il caos delle informazioni provenienti dal mondo esterno, dando loro ordine e significato, e proteggendo gli uomini dalla paura in un ambiente ostile. Il grande insegnamento che ci lascia un popolo così lontano per cultura e mentalità è che esiste un’altra via, oltre alla ragione, per arrivare alla conoscenza: la via del mito.
Prof. Giovanni Pellegrino