Corte dei Miracoli: tra letteratura e realtà

Corte dei Miracoli

Nell’immaginario romantico, il termine Corte dei Miracoli fa riferimento a dei luoghi all’interno delle città dove gruppi organizzati di mendicanti, ladri ed emarginati sociali si riunivano e vivevano secondo le loro regole. Questo fenomeno ha ispirato diversi scrittori, ma il più celebre è Victor Hugo, autore del romanzo ”Notre-Dame de Paris”.

Cenni storici e caratteristiche

L’ apparizione storica  risale a Parigi nel XVII secolo soprattutto durante i regni di Luigi XIII e Luigi XIV.  A Parigi ne esistevano circa una dozzina e il nome Corte dei Miracoli derivava dal fatto che le finte malattie e menomazioni dei mendicanti, esibite durante il giorno per suscitare la pietà dei passanti, arrivata la notte sparivano come per magia. In questi luoghi, noti come ”la cour des miracles” (il cortile dei miracoli), tutte le regole sociali erano sovvertite: il più povero veniva considerato il più ricco,  eleggevano un loro ”re” e c’era una vera e propria gerarchia da rispettare. A capo di tutti c’era il ”Coësre”, spesso chiamato ”re di Tunisi”, che comandava su tutti i mendicanti di Francia. Ogni provincia aveva i suoi ”cagous”, luogotenenti del re, che istruivano i mendicanti novizi. Gli ”archissupots” rappresentavano i saggi del regno ed erano principalmente anziani che insegnavano l’argot ai nuovi mendicanti.

C’erano addirittura delle prove da superare in presenza dei ”Maestri” per diventare tagliaborse: la prima prova consisteva nel tagliare una borsa appesa ad un corda senza far suonare i sonagli, e,  una volta superata, il mendicante novizio veniva picchiato per temprarlo. In seguito gli veniva proposta la seconda prova, ovvero compiere un furto davanti a una folla mentre i complici lo picchiavano insieme ai passanti e nel mentre derubavano le persone presenti.  La corte era composta da tre piazze collegate da vicoli molto stretti e la polizia evitava di entrarvi. La Corte dei Miracoli più celebre fu La Grande cour des miracles Fief D’alby, situata nell’attuale II arrondissement di Parigi.

Il crescente disagio che La Corte dei Miracoli provocava alla sicurezza della città di Parigi era evidente e, sotto il regno di Luigi XIV, venne emanato un editto reale che ordinò l’evacuazione di Fief d’Alby, con conseguenti minacce di impiccagione e prigionia per i residenti. Fu soprattutto Gabriel Nicolas de la Reynie, nominato luogotenente generale di polizia di Parigi, a compiere vari tentativi per mettere fine a queste comunità organizzate e vi riuscì solo in parte. Nonostante innumerevoli arresti e tentativi di ridurre questi centri di delinquenza, gradualmente i ladri e i malviventi ripresero possesso dei loro territori. Dal 1750 venne attuata una politica igienista e medica che prevedeva la cura e l’assistenza dei mendicanti e nel 1784 venne ordinata la distruzione delle abitazioni di Fief d’Alby, dove vi si stabilirono i fabbri. Al giorno d’oggi, le strade rue de la Grande-Truanderie e de la Petite-Truanderie a Parigi portano il ricordo della Corte dei Miracoli e dei suoi abitanti. 

La Corte dei Miracoli nel romanzo di Victor Hugo

La Corte dei Miracoli descritta da Victor Hugo nel suo romanzo ”Notre-Dame de Paris”, seppur rappresenti un’ambientazione fondamentale del racconto,  differisce significativamente dalla realtà storica delle corti. Victor Hugo prende in riferimento la Grande cour des miracles Fief d’Alby che però erroneamente colloca nel XV secolo durante il regno di Luigi XI, invece che nel XVII durante i regni di Luigi XIII e Luigi XIV. La trama gira intorno ai personaggi principali: Quasimodo, il  campanaro gobbo della cattedrale, l’affascinante gitana Esmeralda, il poeta Pierre Gringoire, l’arcidiacono Claude Frollo e il capitano delle guardie Phoebus de Chateaupers. La parte in cui si parla della Corte dei Miracoli è un elemento significativo: Pierre Gringoire finisce per errore in questa corte dove si riunisce la comunità di gitani. Di giorno, molti di loro fingono di essere invalidi per elemosinare o si riducono a derubare i passanti, mentre di sera ritornano nei loro quartieri e riprendono le loro vere identità. Gringoire incontra il violento capo della corte Clopin Trouillefou, che lo condanna a morte per aver violato il divieto di ingresso. Tuttavia, sarà Esmeralda a salvarlo sposandolo e permettendogli di entrarvici a tutti gli effetti. 

Victor Hugo si allontana dunque dalla realtà storica effettiva della Corte dei Miracoli, luogo di emarginati e di criminalità, per abbracciare una percezione più romantica legata al Medioevo al fine di creare un’ambientazione suggestiva per il suo romanzo.

Fonte immagine di copertina: Wikipedia

 

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