Cosa mangiano gli astronauti? Cucina a gravità zero

Cosa mangiano gli astronauti? Cucina a gravità zero.

I viaggi nello spazio hanno sempre affascinato tante persone, anche coloro che non hanno molta familiarità con l’argomento. Molti, comunque, sanno che gli astronauti devono dedicarsi intensamente alla loro preparazione per le missioni spaziali, e che dietro c’è bisogno di un assiduo allenamento fisico e mentale.
I viaggi spaziali sono piuttosto lunghi e gli astronauti hanno bisogno di portare con sé non solo tutti gli strumenti necessari ai fini della missione, ma anche ciò di cui hanno bisogno per soddisfare le loro necessità quotidiane. In particolare, vi siete mai chiesti cosa mangiano gli astronauti? Leggi l’articolo per scoprirlo!

Introduzione: storia dell’alimentazione nello spazio

Quando si prova a pensare cosa mangiano gli astronauti durante i loro viaggi nello spazio, spesso l’ipotesi di molte persone è subito associata all’immagine del cibo nei tubetti grigi e degli alimenti ridotti in polvere.
In effetti, i primi cibi portati nello spazio non erano così diversi da ciò che è presente nell’immaginario collettivo; John Glenn, il primo uomo statunitense ad entrare in orbita attorno alla Terra, è stato membro dei Mercury Seven (i primi sette astronauti della NASA, protagonisti del Programma Mercury) e tra i primi a provare il cibo concepito per essere consumato nello spazio. L’astronauta Glenn e i suoi compagni di viaggio avevano con sé alimenti sotto forma di piccoli cubetti, polveri deidratate e composti semi-liquidi contenuti in tubetti di alluminio. Al momento della missione Mercury, gli studiosi non avevano ancora la certezza che si potesse ingoiare cibo nello spazio senza problemi; John Glenn provò del succo di mela e dimostrò che ciò era possibile senza alcuna complicazione.
Il sapore di questi cibi non era piacevole, ma erano gli anni ’60 e ciò rappresentò comunque un enorme passo avanti.

Successivamente si iniziò ad avere un cambiamento effettivo con il Programma Apollo, il famoso programma spaziale che portò per la prima volta l’uomo sulla Luna. La qualità dei cibi pensati per lo spazio incrementò, e anche il sapore venne migliorato. Già con il precedente Programma Gemini, i cibi pre-tagliati in cubetti vennero ricoperti con della gelatina e il menù venne arricchito, includendo cibi come pollo e verdure.
Con il Programma Apollo si allungò la lista di queste innovazioni; gli astronauti ebbero a disposizione per la prima volta acqua calda da aggiungere agli alimenti deidratati, per aumentarne la sapidità. Inoltre, al packaging vennero apportate delle migliorie per rendere il momento del pasto meno macchinoso. Vennero inoltre introdotte le buste termostabilizzate.

Cosa mangiano gli astronauti: il cibo spaziale oggi

Numerosi progressi sono stati effettuati dai primi viaggi spaziali sino ai nostri giorni, e ciò ricade anche sul menù degli astronauti; la varietà di cibi portati nello spazio è ormai notevole.
Innanzitutto, gli alimenti messi a disposizione per le missioni spaziali vengono preparati da appositi tecnologi alimentari, che cucinano e programmano la dieta spaziale tenendo conto anche dei feedback da parte degli astronauti. I pasti sono preparati in modo da essere già pronti per il consumo, poiché non è ovviamente possibile adoperare fornelli per cucinare, e vengono inseriti in buste termostabilizzate. Ciò rende possibile che la durata di conservazione dei pasti arrivi anche a ben 18 mesi, e viene anche evitata la proliferazione di muffa.

Tutti gli ingredienti sono già inclusi, ed è possibile soltanto aggiungere salse “liquide” come il ketchup. Il sale ed il pepe, a meno che non siano sotto forma di liquidi, non possono essere utilizzati in quanto i granelli volerebbero via. Lo stesso discorso vale per il pane: non è possibile mangiarlo poiché causerebbe la dispersione di molte briciole nella navicella, che potrebbero recare danni alle attrezzature e all’ambiente circostante. Tutti i cibi che provocherebbero briciole devono quindi essere uniti a qualcosa di liquido, in modo che la tensione superficiale di quest’ultimo trattenga insieme i pezzi di cibo (ad esempio i cereali). Nonostante ciò, vi è una grande varietà di alimenti messi a disposizione. Questi sono alcuni esempi di cosa mangiano gli astronauti nello spazio:

  • Cibi reidratabili: questi alimenti sono consumati dopo l’aggiunta di acqua, calda o fredda, tramite un apposito meccanismo di erogazione. Questa categoria include cibi come riso, pasta, cereali e bevande come tè e caffè.
  • Cibi termostabilizzati: sono i cibi contenuti nelle buste termostabilizzate e comprendono, ad esempio, alcuni tipi di carne, pomodori e funghi. Il cibo viene consumato direttamente dai contenitori con normali posate.
  • Cibi processati: sono i cibi che possono essere consumati direttamente, come biscotti, noci, caramelle e frutta secca.
  • Condimenti: come già menzionato, i condimenti devono necessariamente essere tutti in forma liquida o semiliquida.

Come alternativa al pane, gli astronauti possono consumare delle speciali tortillas a lunga conservazione; sono molto versatili durante i pasti, non creano briciole che possano insediarsi e contaminare gli interni dell’astronave e sono contenute in pacchetti senza ossigeno, per evitare che possano andare a male.

L’importanza della nutrizione nello spazio

Prendere decisione su cosa mangiano gli astronauti durante i loro viaggi spaziali è un compito di fondamentale rilievo, che viene affidato a nutrizionisti specializzati. Assumere quantità adeguate di vitamine, calorie e sali minerali è importante per gli astronauti tanto quanto per le persone sulla terraferma.
Nonostante le quantità dei nutrienti da assumere non differiscano molto dalla dieta terreste, ci sono alcuni accorgimenti da tenere in considerazione e piccole modifiche da apportare per le abitudini alimentari degli astronauti. In particolare, bisogna star attenti a non eccedere con l’assuzione di ferro e sodio: sono due elementi che potrebbero provocare problemi di salute a causa dei cambiamenti fisiologici degli astronauti. Infine, agli astronauti viene altamente consigliata l’assunzione di vitamina D, in quanto il loro corpo non ne produce abbastanza (essendo le navicelle protette dalla luce solare e da potenziali radiazioni).

 

Fonte immagine in evidenza: Depositphotos

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