L’antropologia, dal greco ànthropos (uomo) e lògos (discorso), è la scienza che studia l’essere umano nelle sue molteplici sfaccettature, da quelle biologiche a quelle culturali. Nata come disciplina unitaria, nel Novecento si è progressivamente specializzata. Una delle sue branche più rilevanti è l’antropologia medica, un campo di studi che oggi affianca le scienze biomediche per offrire una comprensione più completa e umana della salute.
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Cosa studia l’antropologia medica?
L’antropologia medica è la disciplina che analizza come la salute, la malattia e i sistemi di cura siano profondamente influenzati dai contesti culturali. Emersa come campo specifico negli anni ’60 nella scuola antropologica statunitense, si focalizza su alcuni aspetti chiave:
- La percezione e la rappresentazione del corpo nelle diverse società.
- La concezione culturale della malattia e i diversi processi di guarigione.
- Il rapporto tra medico e paziente e come questo cambi tra le culture.
Secondo questa prospettiva, l’individuo è un’entità complessa in cui corpo (la dimensione materiale), mente (la dimensione psicologica) e relazioni sociali sono inseparabili. L’esperienza del dolore, della guarigione e della salute stessa assumono significati diversi in base alla cultura di appartenenza.
Le tre dimensioni della malattia secondo l’antropologia
L’antropologo e psichiatra Arthur Kleinman ha formalizzato una distinzione fondamentale per superare la visione puramente biologica della medicina. Egli suggerisce di analizzare la malattia attraverso tre lenti diverse, qui riassunte.
| Dimensione della malattia | Descrizione e focus |
|---|---|
| Disease (malattia) | L’alterazione biologica e oggettiva di organi o funzioni, diagnosticata dal medico. È il focus della biomedicina. |
| Illness (malessere) | L’esperienza soggettiva della sofferenza e del dolore vissuta dal paziente. È la percezione personale e culturale dello star male. |
| Sickness (stato di malato) | Il riconoscimento sociale dello stato di malattia. Include come la società definisce, percepisce e si rapporta al malato. |
Queste tre dimensioni non sempre coincidono. Si può avere un illness (sentirsi male) senza un disease diagnosticabile, o un disease senza sentirsi malati. L’antropologia medica sottolinea che i sintomi non sono dati oggettivi, ma vengono comunicati attraverso un linguaggio culturale che il medico deve interpretare.
Il concetto di corpo nelle diverse culture
L’antropologia medica si occupa anche di come il concetto di corpo cambi culturalmente. Mentre in Occidente prevale una visione individualistica, in molte culture orientali il corpo è un “dividuo“, ovvero una parte interconnessa di una comunità.
Le tecniche del corpo di Marcel Mauss
L’antropologo Marcel Mauss ha mostrato come le culture “insegnino” al corpo a muoversi, sedersi e comportarsi in modi specifici. Il corpo, quindi, non è solo un’entità biologica, ma assorbe e manifesta le norme sociali.
Corpo fisico e corpo sociale di Mary Douglas
Similmente, Mary Douglas ha teorizzato l’esistenza di due corpi: il corpo fisico (l’individuo) e il corpo sociale (la società). Le esigenze del corpo fisico sono costantemente modellate e controllate dalle regole del corpo sociale.
A cosa serve l’antropologia medica oggi?
L’antropologia medica non è una disciplina puramente teorica, ma ha applicazioni pratiche fondamentali, soprattutto nel mondo globalizzato. Il suo scopo principale è promuovere la competenza culturale in ambito sanitario. In società multiculturali, medici e infermieri si confrontano con pazienti che hanno modi diversi di esprimere il dolore, diverse credenze sulla malattia e diverse aspettative sulla cura. Comprendere questo background culturale è essenziale per:
- Migliorare la comunicazione e la fiducia nel rapporto medico-paziente.
- Formulare diagnosi più accurate, interpretando correttamente i sintomi descritti dal paziente.
- Sviluppare piani di cura più efficaci e accettati dal paziente.
Questo approccio è sempre più riconosciuto da istituzioni come l’Istituto Superiore di Sanità, che promuove la mediazione culturale per ridurre le disuguaglianze nella salute.
Verso un pluralismo medico integrato
L’obiettivo finale dell’antropologia medica è favorire il pluralismo medico. Non si tratta di contrapporre la biomedicina alle medicine tradizionali o alle pratiche popolari (basate su pratiche esoteriche o rituali religiosi), ma di studiarle e integrarle. Riconoscere il valore delle diverse prospettive permette di creare sistemi di cura più completi e centrati sulla persona, nella sua totalità di essere biologico, psicologico e culturale. L’antropologia medica, come la forense e l’applicata, è quindi uno strumento indispensabile per affrontare le sfide della sanità contemporanea.
Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 21/10/2025

