Tantissimi sono i brani musicali che hanno fatto la storia della musica italiana e internazionale. Successi intramontabili, divenuti autentiche colonne sonore della nostra vita, pezzi di ricordi, di storie d’amore sbocciate o naufragate. Molti di questi brani sono inimitabili, eppure diversi artisti si son cimentati nella rischiosa impresa di riproporli, modificandone un po’ il testo o semplicemente l’arrangiamento, dando vita così alle cover più belle del mondo. Vediamo insieme la nostra classifica.
Cover più belle del mondo. Top 10
Tra le cover più belle e meglio riuscite, va annoverata senza dubbio Knockin’ On Heaven’s Door dei Guns N’ Roses. Si tratta di una reinterpretazione in chiave hard rock del famoso successo di Bob Dylan, realizzato nel 1973 come colonna sonora del film Pat Garrett e Billy Kid. Un testo poetico e impegnato, che pone al centro la vita di un soldato che si sta spegnendo: sono gli anni della guerra in Vietnam, un contesto che poneva in ginocchio l’America e le sue forze armate. Non è casuale dunque la scelta di un soldato come protagonista, così come la figura materna, reiterata nel testo come anafora. Un brano già fortemente riuscito, e ancor più valorizzato dalla penna e dalla voce della band statunitense Guns N’ Roses nel 1992, contribuendo ulteriormente al successo della canzone, aggiungendo una strofa che si discosta un po’ dal significato originario del brano. Evidente inoltre il tocco rock nella cover – rispetto allo stile di Bob più poetico e contenuto – che infonde al testo maggiore energia, grazie anche agli intermezzi strumentali con chitarra, che fanno levitare.
Tra le cover più belle si menziona con orgoglio I Will Always Love You. Ebbene, il brano raggiunge l’apice del successo, grazie alla straordinaria voce di Whitney Huston. Tale popolarità giunge nel 1992, quando la cantante statunitense reinterpreta il brano come colonna sonora del film Guardia del corpo, recitando lei stessa accanto a Kevin Costner. Il singolo fu il più venduto nella storia di un’artista femminile, con oltre sedici milioni di copie. Ma forse pochi sanno che I Will Always Love You è un successo antecedente alla Huston, firmato Dolly Parton. La cantautrice statunitense compose la canzone nel 1974, dedicandola a Porter Wagoner, suo socio, in riferimento alla fine della loro partnership, amichevole e professionale. Questa versione originale si presenta con uno stile marcatamente country, con intermezzi di chitarra, più contenuto e con arrangiamento più scarno. Whitney Huston, diciotto anni dopo, fa proprio quel brano; particolarissimo l’inserimento del sax a metà canzone, suonato da Kirk Whalum. Fu un successo internazionale, facendo schizzare alle stelle la fama della Huston. Una dichiarazione d’amore, seppur semanticamente più distante dall’originale, in una versione ancor più romantica, dai toni più struggenti ed intensi, il tutto accompagnato dallo straordinario timbro di Whitney e il fantastico arrangiamento. La protagonista di Guardia del corpo attacca a cantare a cappella, e da lì brividi ed emozione pura!
Tra le cover più complesse, sia nell’interpretazione, sia nel significato, che nell’arrangiamento riproposto dai vari artisti, si annovera senza dubbio Hallelujah. Scritta e interpretata per la prima volta dal cantautore canadese Leonard Cohen nel 1984, il brano, frutto di un lungo processo compositivo, è ricco di riferimenti biblici, ma non solo! Vige nel testo un dualismo tra sacro e profano, e lo stesso Cohen modificherà alcune strofe, e il riferimento all’erotismo e alla sessualità sarà inequivocabile. Tale versione originale è molto parlata, un po’ chiusa, e poi c’è il coro, che accompagna il brano eseguito quasi a cappella. Già più sentita a livello emozionale sarà la versione di John Cale, la prima cover del brano, risalente al 1991. Ma è indiscutibile il successo del singolo riproposto nel 1994 da Jeff Buckley. Una cover mozzafiato, intrisa di delicatezza ed incisività, di struggente emozione accompagnata al saliscendi dei toni, in un climax intenso, soprattutto in riferimento alla complessa accezione di “Hallelujah”: un’hallelujah che è affermazione di vita, d’amore, d’erotismo, connubio tra disperazione e gioia, una fusione perfetta tra imperfezioni. Ma entusiasmanti anche le successive reinterpretazioni, come quella proposta nel 2008 dalla cantante inglese Alexandra Burke, con l sua immensa vocalità. Menzione particolare meritano poi i Pentatonix, l’originale gruppo statunitense, che si esibisce a cappella. Il loro stile riesce ad infondere estrema particolarità ad Hallelujah riproposta nel 2016, già immensamente amata, grazie allo stile a cinque toni, che rende la cover originale, ulteriormente innovativa ed emozionante.
Di grande successo la nota cover del cantautore romano Antonello Venditti Alta marea. Si tratta della versione italiana, proposta nel 1991, del singolo Don’t Dream It’s Over della band Crowded House del 1986. La canzone pop rock del gruppo neozelandese viene riscritta in italiano da Venditti, vantando un incredibile successo, spopolando in radio e in TV, grazie anche al bellissimo videoclip, suggestivo ed ammaliante, che vede tra i protagonisti una giovanissima, appena sedicenne, Angelina Jolie. La cover di Venditti non è una fedele traduzione del testo australiano: c’è qui un esplicito riferimento al timore di perdere la persona amata, che è dentro il cuore e nell’anima come “un’alta marea”, con la consapevolezza di una passione che potrebbe consumarsi in fretta, ma che innesca dipendenza e appartenenza, un’idea che diviene sostanza, qualcosa di così intenso e prezioso, che risulta impossibile lasciare andare. Un testo magnifico e un’interpretazione in autentico stile Venditti, che rendono il brano uno dei più grandi successi, nonché una tra le cover più riuscite ed apprezzate.
C’è un brano molto interessante, meraviglioso e particolare, sia nel testo che nella musica: si tratta di Everything Happens to Me. Scritto da Tom Adair e musicato da Matt Dennis, è un brano del 1940, interpretato per la prima volta dal grande Frank Sinatra, emblema dello stile jazz d’inconfondibile bellezza. È un brano straordinario, che altrettanto straordinariamente si presta nel corso degli anni a diverse reinterpretazioni, forse il singolo meno noto, ma con una rosa di svariate cover, ogni volta nuove ed emozionanti. Tra quelle meglio riuscite c’è la versione di Chet Baker del 1958, sempre fortemente jazz, con voce pulita. Intensa risulta la cover proposta da Hans Stamer nel 2009, inserita nel suo album omonimo, molto soul, con voce calda e graffiante, colma della musicalità jazz, tipica del suo esordio. Si giunge poi, dopo tantissime reinterpretazioni, alla preziosa versione del giovanissimo attore Timothée Chalamet del 2019, con il suo timbro malinconico, ben in tono con il film Un giorno di pioggia a New York, a cui il brano fa da colonna sonora. Non manca nemmeno in questa cover il tocco jazz, che sottende il brano sin dalla versione originale, senza mai sottovalutare la bellezza del testo, che descrive la rassegnata consapevolezza nell’accettare gli imprevisti, che giungono a turbare la serenità incontaminata della vita.
Cover più belle del mondo. La rassegna continua…
Tra le cover più belle del mondo è impossibile non menzionare True Colors, nata come singolo interpretato dalla cantante pop statunitense Cyndi Lauper nel 1986. Un brano pazzesco, tra i migliori successi della musica internazionale, così riuscito per la magia che esprime attraverso musica e arrangiamento, grazie alla dolce e fanciullesca voce della Lauper. Ma il successo si deve anche al testo, che veicola l’importanza di essere se stessi, di non temere di mostrare i propri colori veri, anche se in disaccordo con l’ipocrisia sociale, perché quei colori sono le vere sfumature della personalità, che si esprimono in un caldo e caleidoscopico arcobaleno. Dal delicato arrangiamento della versione di Cyndi Lauper, intensificato dall’effetto finale con tamburo, si passa alla cover del cantante britannico Phil Collins, proposta nel 1998. Si ascolta qui un arrangiamento più articolato e una sensualità che trapela bene dalla voce di Collins. Due versioni a confronto, diverse, entrambe comunque stupende e particolari. Ma il tono palesemente inedito è reso dall’originale versione rap di Fredro Starr. Una cover che muta profondamente un brano pop in brano rap, con effetto a dir poco eccezionale: eseguita insieme a Jill Scott nel 2001, quale colonna sonora del film Save the Last Dance, il titolo della cover, completamente innovativa, è True Colors/Shining Through. Un trionfo di ritmo, bellezza e sensualità, da intonare a rimo pelvico, con arrangiamento colmo di sfumature, un caleidoscopio di note e parole. Uno dei pochi brani che si presta perfettamente alle mutazioni, anche notevoli, da cover, senza perdere bellezza, ma acquistando fascino nuovo ad ogni nuova e inedita interpretazione.
Veniamo a una delle più famose canzoni scritte e interpretate dal grandissimo Elton John, Tiny Dancer del 1971. Il testo, scritto da Bernie Taupin, è dedicato a sua moglie: il titolo significa letteralmente “piccola ballerina”. Elton John interpreta meravigliosamente il brano, in maniera pacata e melodiosa, dolce, accompagnato dalle complesse architetture armoniche del suo pianoforte. Si giunge, tra le varie cover, a quella di Adam Levine nel 2013, intonata insieme a Will Champlin. Tale versione, impreziosita dalla particolare voce di Adam, è più veloce nell’arrangiamento, rispetto all’originale, ma sempre molto melodica e delicata. A stravolgerla, ma in modo sorprendente, il rapper britannico Ironik: il titolo diviene Tiny Dancer (Hold Me Closer), interpretata con Chipmunk ed Elton John nel 2008, quale colonna sonora del film Street Dance. Proprio come True Colors, Tiny Dancer diviene una cover originale, stravagante, con esplosione di ritmo ed energia. Ancora si assiste al passaggio di brano da un genere, quello soft rock in questo caso, a quello pop rap. Il ritmo è dunque notevolmente velocizzato, acquistandone in vigore. Formidabile poi la chiusura con pianoforte, che riporta il brano ad uno stile più tradizionale, vicino a quello originale. Una cover che incarna pura dinamicità!
Si giunge poi ad uno dei brani più pazzeschi ed intensi nel panorama della musica internazionale: si tratta di Total Eclipse of the Heart. Una ballata rock interpretata a gran voce e straripante successo dalla cantante gallese Bonnie Tyler nel 1983. Una meravigliosa e struggente dichiarazione d’amore, apparsa tra l’altro in numerosi film e serie TV. Il brano interpretato da Bonnie Tyler è un uragano di bellezza e potenza, la versione ufficiale e famosa che tutti conosciamo e amiamo. Una ballata rock e romantica, intonata da una voce roca e imperfetta, che rende perfetta una canzone che le sembra cucita addosso. Esiste qualche versione che possa superarla in bellezza e potenza? Ebbene, non esistono cover migliori dell’originale, ma una versione di Total Eclipse of the Heart che fa innamorare, semplicemente udendo la soave voce di Jill Andrews, che nel 2013 intona una versione costruita sul dodicesimo episodio della decima stagione della nota serie TV Grey’s Anatomy. Quanta magia, dolcezza pura ed incanto trasuda il brano cantato dalla giovane cantautrice americana, poggiandosi su un arrangiamento meno articolato dell’originale, eppure così intensa nel suscitare forti emozioni, nel far levitare l’anima e cullare il cuore. Romanticismo ed incanto, sulle note del piano in base.
Un altro brano che si presta a divenire una delle cover più belle nel corso degli anni è Your Song. Ancora un prodotto di Elton John, e ancora un testo scritto da Bernie Taupin. La straordinaria ballata sinfonica del 1970 diviene meritatamente la canzone più famosa per Elton John e quella che conta il maggior numero di cover. È una tra le più romantiche e meravigliose dichiarazioni d’amore, scritta con parole semplici che arrivano dritte al cuore, e accompagnata da un arrangiamento delicato, con il particolare utilizzo del pianoforte. I toni di Elton John sono pacati e delicati, tanto che in alcune strofe sembra raccontare la canzone, più che cantarla. L’attore e cantante scozzese Ewan McGregor la stravolgerà nel 2001 in maniera straordinaria. Arrangiamento e stile assumono nuova forma, perfettamente in sintonia con il riuscitissimo film musicale di Baz Luhrmann Moulin Rouge, in cui fa la sua romantica comparsa. Trasuda romanticismo e forza emozionale, scivolando su un ritmo ben più incalzante e incisivo, e contando sulla dolce e potente voce di Ewan McGregor.
Concludiamo la rassegna con un brano e le sue cover che hanno fatto sognare grandi e piccini: Beauty and the Beast. Scritta da Howard Ashman e musicata da Alan Menken per il film d’animazione Disney Beauty and the Beast (La Bella e la Bestia) del 1991, viene per la prima volta interpretata da Angela Lansbury, che dà voce al personaggio di Mrs. Bric, descrivendo la magnifica e stravagante storia d’amore tra la bellissima fanciulla Belle e la Bestia. Un amore che supera le diversità sociali, un amore che travalica ostacoli apparentemente insormontabili. Ancor più melodiosa dell’originale, è la voce della doppiatrice Isa di Marzio. Romanticismo e dolcezza allo stato puro. Ma il brano è anche ben noto nelle successive versioni dei duetti: nello stesso anno i meravigliosi Céline Dion e Peabo Bryson risultano così emozionanti nella fusione delle loro voci intense e grandi, e un duetto arriva dritto al cuore quando si canta e suona l’amore. L’arrangiamento risulta più articolato dell’originale. Ma straordinaria è senza dubbio la versione italiana del duetto, offerta dal grande Gino Paoli e sua figlia Amanda Sandrelli nel 1992: una versione semplice e pura, le parole e le note arrivano dritte al cuore, in un vortice di melodia e dolcezza infinite. Impressa nelle menti la strofa «quando sembra che non succeda più, ti riporta via come la marea la felicità». Una nuova cover del brano giunge con il remake del film Disney nel 2017, a voce singola, quella di Emma Thompson che interpreta Mrs. Bric, e lo straordinario nuovo e fresco duetto di Ariana Grande e John Legend: arrangiamento particolare, più ritmato, ma la dolcezza non scompare, colmo di melodiosa tenerezza e amore espresso a due intense e brillanti voci.