Creature mitologiche: 10 che devi conoscere

Creature mitologiche: 10 che devi conoscere

 

Creature mitologiche: un viaggio tra esseri fantastici e leggende

Le creature mitologiche affascinano l’immaginario collettivo da millenni. Esseri fantastici, ibridi e mostri popolano miti, leggende e folklore di tutto il mondo. Un bestiario fantastico che andremo a scoprire insieme. Queste creature leggendarie sono spesso rappresentate come esseri formati dall’unione di animali diversi, o di un animale e un essere umano, incarnando paure ancestrali, desideri inconfessabili e forze della natura. Le creature mitologiche, quindi, sono una rappresentazione misterica della cultura di partenza, un simbolismo che cela significati profondi e complessi, un riflesso delle credenze, dei valori e delle paure di una civiltà. In questo articolo, ci addentreremo in questo mondo fantastico, analizzando alcune delle più famose creature mitologiche, soffermandoci sulle loro caratteristiche, le loro origini e il loro significato simbolico. Un viaggio che ci porterà dall’antica Grecia al lontano Giappone, passando per l’Egitto e le terre del Nord. Scopriremo come queste creature siano state rappresentate nell’arte, nella letteratura e nella cultura popolare, influenzando l’immaginario collettivo fino ai giorni nostri. Vedremo anche come alcune di queste creature, come la fenice, siano diventate simboli universali, con significati che trascendono le culture di origine. Preparatevi a un viaggio emozionante nel regno del mito e della leggenda, dove incontrerete creature mitologiche come l’araba fenice, Cerbero, Medusa, e ancora, futakuchi-onna, nure-onna e lamia.

Classificazione delle creature mitologiche: ibridi e mostri

Le creature mitologiche possono essere classificate in varie categorie. Una delle più comuni è la divisione tra ibridi, esseri composti da parti di animali diversi o da un animale e un essere umano, e mostri, creature dall’aspetto terrificante e dalle caratteristiche soprannaturali. Gli ibridi, come la fenice o il grifone, sono simbolo di unione e armonia tra elementi diversi, mentre i mostri, come Cerbero o l’Idra, rappresentano il caos, la distruzione e le paure più profonde dell’animo umano.

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L’importanza degli ibridi nelle diverse culture

Gli ibridi mitologici sono presenti in molte culture antiche. La sfinge egizia, con il corpo di leone e la testa umana, rappresentava la forza e la saggezza. Il centauro greco, metà uomo e metà cavallo, simboleggiava la natura selvaggia e l’istinto. Il minotauro, con il corpo di uomo e la testa di toro, incarnava la bestialità e la violenza. Queste creature ibride non erano viste come mostruose, ma come esseri dotati di caratteristiche particolari, che potevano essere sia positive che negative. Nella cultura mesopotamica, ad esempio, troviamo il lamassu, un essere con corpo di toro o leone, ali d’aquila e testa umana, che fungeva da spirito protettivo. Anche nella cultura cinese troviamo creature ibride, come il qilin, un essere con corpo di cervo, testa di drago, squame di pesce e coda di bue, considerato un portatore di buon auspicio.

Araba fenice: il simbolo di rinascita tra Egitto e Grecia

L’araba fenice è una delle creature mitologiche più affascinanti e ricche di simbolismo. Associata al sole, al fuoco e alla rinascita, la fenice è presente sia nella mitologia egizia che in quella greca, assumendo però caratteristiche diverse. Un esempio di come uno stesso simbolo possa essere interpretato in modi differenti a seconda del contesto culturale. Questo uccello leggendario, infatti, è in grado di rinascere dalle proprie ceneri, divenendo un emblema di immortalità, speranza e rinnovamento. Un’allegoria che ha affascinato scrittori, poeti e artisti di ogni tempo.

L’araba fenice nella mitologia egizia: il Bennu

Nella mitologia egizia, la fenice era conosciuta come Bennu, un uccello simile a un airone cenerino o, secondo alcune fonti, a un passero. Simbolo di rinascita e rigenerazione, il Bennu era associato al culto del sole e al dio Ra. A differenza della fenice greca, il Bennu non risorgeva dalle proprie ceneri, bensì dalle acque, richiamando il ciclo di vita e di morte del fiume Nilo, fonte di vita per la civiltà egizia. Secondo il mito, il Bennu si posava sull’obelisco del tempio di Ra a Eliopoli, annunciando l’inizio di un nuovo ciclo. Era considerato l’anima del dio Ra e il suo grido segnava l’inizio del tempo. Il Bennu era anche associato al dio Osiride, signore dell’oltretomba, e alla sua resurrezione.

L’araba fenice nella cultura greca e il folklore giapponese

Nella cultura greca, la fenice, chiamata φοίνιξ (phoinix), era descritta come un’aquila reale dalle piume rosse e dorate. Secondo le favole di Erodoto e Tacito, la fenice viveva in Arabia e, ogni cinquecento anni, volava a Eliopoli per seppellire il corpo del padre in un uovo di mirra nel Tempio di Ra. Un racconto che si discosta dalla versione più nota del mito, quella della fenice che rinasce dalle proprie ceneri. Tacito riferiva di un’aquila che costruiva un nido, dal quale, dopo 500 anni, sarebbe nata una nuova fenice. Questa nuova fenice avrebbe poi bruciato il padre per costruire un nuovo nido altrove. Anche nel folklore giapponese troviamo una creatura simile alla fenice, chiamata Ho-ho o Karura. Si tratta di una grande aquila dorata sputafuoco, con gemme magiche sul capo, che simboleggia l’arrivo di una nuova era, un nuovo inizio. Questa creatura, spesso rappresentata nell’arte e nell’architettura, è un simbolo di buon auspicio e di prosperità. La fenice, quindi, attraversa le culture e i secoli, mantenendo intatto il suo fascino e il suo potere simbolico.

Cerbero: il guardiano degli Inferi nella mitologia greca

Cerbero è un mostro mitologico, figlio di Tifeo ed Echidna, un essere terrificante a tre teste, con serpenti al posto del pelo e una coda di drago. Un vero e proprio incubo a occhi aperti. Questo cane mostruoso è il guardiano degli Inferi nella mitologia greca, con il compito di impedire ai vivi di entrare e ai morti di fuggire. Un guardiano inflessibile e spietato, che incarna la separazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Le sue tre teste, secondo alcune interpretazioni, simboleggiano il passato, il presente e il futuro, a indicare che Cerbero controlla l’accesso all’oltretomba in ogni momento. Cerbero è una creatura terrificante e spaventosa: una delle più iconiche creature mitologiche.

Cerbero nell’Eneide e nella Divina Commedia

Nel VI libro dell’Eneide, Cerbero si oppone alla discesa agli Inferi di Enea, ma viene ammansito dalla Sibilla Cumana con una focaccia di miele intrisa di erbe soporifere. Un episodio che dimostra come anche le creature più mostruose possano essere placate con l’astuzia. Anche Dante Alighieri colloca Cerbero nella sua Divina Commedia, precisamente nel VI canto dell’Inferno, a guardia del III cerchio dei golosi. Qui, il mostro strazia i dannati con i suoi artigli e le sue zanne. Le tre teste di Cerbero, in questo caso, rappresentano un’allegoria dei tre aspetti del vizio di gola: la bramosia, l’ingordigia e l’avidità. Dante descrive Cerbero come una creatura famelica e insaziabile, che latra e ringhia contro i dannati, tormentandoli senza sosta. Virgilio, la guida di Dante, riesce a placare Cerbero gettandogli nelle fauci una manciata di terra.

Medusa e le Gorgoni: il potere pietrificante dello sguardo

Medusa, assieme a Steno ed Euriale, è una delle tre Gorgoni, figure mostruose della mitologia greca. Figlie di Forco e Ceto, due divinità marine, le Gorgoni erano inizialmente rappresentate come donne orrende, con la testa circondata da una chioma serpentina, zanne di cinghiale, mani di bronzo e, talvolta, una corta barba. Un aspetto terrificante, che incuteva terrore in chiunque le incontrasse. Solo in seguito, in epoca classica, Medusa assunse le sembianze di una donna bellissima, ma con il potere di pietrificare chiunque la guardasse negli occhi. Un potere terribile, che la rendeva una delle creature più temute della mitologia. Secondo il mito, Medusa fu trasformata in un mostro dalla dea Atena, per aver osato giacere con Poseidone in un tempio a lei consacrato. Le Gorgoni erano considerate creature apotropaiche, in grado di allontanare il male con il loro aspetto terrificante. Medusa fu uccisa da Perseo, che utilizzò uno specchio per evitare di guardarla direttamente e le tagliò la testa. Dal collo reciso di Medusa nacquero il cavallo alato Pegaso e il gigante Crisaore.

Creature mitologiche giapponesi: fascino e terrore

Il folklore giapponese è ricco di creature mitologiche affascinanti e inquietanti, conosciute come yokai. Questi esseri soprannaturali, spesso rappresentati con sembianze animali o mostruose, incarnano le paure, le superstizioni e le credenze del popolo giapponese. Tra le creature più interessanti, troviamo la futakuchi-onna e la nure-onna, due figure femminili dall’aspetto serpentino e dai poteri terrificanti. Questi esseri fantastici sono protagonisti di numerose leggende e racconti popolari, tramandati di generazione in generazione. Gli yokai non sono né buoni né malvagi, ma rappresentano le forze della natura e gli aspetti più oscuri dell’animo umano. Spesso, queste creature sono legate a luoghi specifici, come foreste, montagne o specchi d’acqua.

La futakuchi-onna: la donna dalle due bocche

La futakuchi-onna, letteralmente “donna con due bocche”, è una delle creature mitologiche più bizzarre del folklore giapponese. Secondo la leggenda, una matrigna malvagia lasciò morire di fame il figliastro, privilegiando i propri figli. Un giorno, un taglialegna, forse il marito, ruppe accidentalmente la sua ascia, che colpì la donna dietro la nuca. Lo spirito vendicativo del figliastro entrò nel corpo della donna, aprendo una seconda bocca famelica sulla sua nuca, nascosta tra i capelli. Questa seconda bocca, dotata di labbra, denti e lingua, costringe la donna a nutrirla continuamente, pena atroci sofferenze. I capelli della donna si animano come serpenti, afferrando il cibo e portandolo alla bocca vorace. La futakuchi-onna è quindi una figura mostruosa, ma anche tragica, vittima della sua stessa malvagità e della vendetta del figliastro. Rappresenta una punizione per la sua crudeltà e un monito contro l’egoismo e la cattiveria.

La nure-onna: l’insidiosa donna serpente

La nure-onna, che significa “donna bagnata”, è un’altra inquietante creatura mitologica del folklore giapponese. Questo yokai ha l’aspetto di un anfibio o di un serpente con il corpo di serpente e la testa di donna. Secondo la leggenda, la nure-onna appare di notte sulle rive di fiumi, laghi o mari, fingendo di annegare. Quando un uomo si avvicina per aiutarla, mostrando solo la bellezza del viso e i lunghi capelli neri che galleggiano sull’acqua, la nure-onna lo trascina sott’acqua e lo divora. Un’altra versione del mito narra che la nure-onna, una volta catturata la preda, emerga dall’acqua e la paralizzi con il suo sguardo, per poi risucchiarle il sangue con la sua lunga lingua biforcuta, proprio come un serpente. La nure-onna rappresenta i pericoli che si nascondono sotto la superficie delle acque e la paura ancestrale dell’ignoto. È un monito a non fidarsi delle apparenze e a diffidare della bellezza ingannevole.

La lamia: il vampirismo nella mitologia greca

Nella mitologia greca, la lamia è una creatura mostruosa, metà donna e metà serpente, associata al vampirismo. Secondo il mito, Lamia era una bellissima regina della Libia, figlia di Belo, che divenne l’amante di Zeus. Accecata dalla gelosia, Era, la moglie di Zeus, uccise tutti i figli di Lamia. Sconvolta dal dolore, Lamia si trasformò in un mostro e iniziò a divorare i bambini delle altre madri, succhiare il loro sangue per poi ingoiarli per vendicarsi della perdita dei propri. Un’immagine raccapricciante, che incarna il dolore di una madre e la sua trasformazione in un essere mostruoso. Da questo mito deriva la credenza nelle lamie, creature demoniache che rapiscono e divorano i bambini. Aristofane riconduceva il nome “lamia” al termine greco “làimòs”, che significa “esofago”, proprio per sottolineare la loro voracità. Le lamie, insieme ad altre creature femminili come le arpie, le menadi e le empuse, rappresentano la paura ancestrale della femminilità incontrollata e distruttiva. Orazio, nell’Ars Poetica (vv 338-340), descrive la lamia come una strega che divora i bambini e poi li partorisce vivi.

Unicorno: la creatura mitologica simbolo di purezza

L’unicorno è una creatura mitologica nobile e fiera, descritta come un cavallo bianco con un lungo corno a spirale sulla fronte. Simbolo di purezza, grazia e potere magico, l’unicorno è presente in molte culture, dall’Europa all’Asia. Secondo la leggenda, il corno dell’unicorno aveva il potere di guarire le malattie e di purificare l’acqua avvelenata. Si diceva che solo una vergine potesse avvicinarsi a un unicorno e catturarlo, grazie alla sua purezza di cuore. Questo animale mitico è spesso rappresentato nell’arte e nella letteratura come un essere solitario e sfuggente, che vive in foreste incontaminate. Nella cultura popolare, l’unicorno è diventato un simbolo di innocenza, bellezza e fantasia, spesso associato a un immaginario fiabesco e incantato. La sua immagine è utilizzata in una vasta gamma di prodotti, dai giocattoli ai vestiti, dai libri ai film.

Il grifone: forza e protezione tra mito e leggenda

Il grifone è una creatura mitologica dall’aspetto ibrido, con il corpo di leone e la testa e le ali di un’aquila. Un essere maestoso e imponente, che unisce la forza del re degli animali alla nobiltà del re dei cieli. Presente in diverse culture antiche, il grifone è simbolo di forza, coraggio e vigilanza. Nella mitologia greca, i grifoni erano considerati i custodi dell’oro e trainavano il carro del dio Apollo. Nella mitologia egizia, il grifone era una creatura alata associata alla protezione e alla regalità. Nella cultura celtica, invece, era associato alla saggezza e alla conoscenza. Spesso rappresentato nell’araldica, il grifone è un simbolo di nobiltà e di potere. La sua figura è stata utilizzata anche in opere letterarie e artistiche, come nel poema “Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto. Ancora oggi, il grifone affascina l’immaginario collettivo, incarnando ideali di forza, coraggio e nobiltà d’animo.

Idra di Lerna: la creatura mitologica dalle molte teste

L’Idra di Lerna è una creatura mitologica mostruosa della mitologia greca, un serpente acquatico con molte teste, figlia di Tifone ed Echidna. Secondo la leggenda, ogni volta che una testa dell’Idra veniva tagliata, ne ricrescevano due al suo posto. Un essere praticamente invincibile, che terrorizzava la regione di Lerna, in Grecia. Si diceva che l’Idra avesse un alito velenoso e che il suo sangue fosse un potente tossico. Uccidere l’Idra fu una delle dodici fatiche di Ercole. L’eroe, aiutato dal nipote Iolao, riuscì a sconfiggere il mostro cauterizzando le ferite con il fuoco, impedendo così alle teste di ricrescere. Ercole utilizzò poi il sangue velenoso dell’Idra per intingere le sue frecce, rendendole letali. L’Idra rappresenta la difficoltà di sconfiggere il male, che spesso si ripresenta in forme nuove e più potenti. La sua figura è stata utilizzata in numerose opere letterarie e artistiche, come simbolo di un nemico insidioso e difficile da annientare.

Il basilisco: lo sguardo mortale di un re dei serpenti

Il basilisco è una creatura mitologica conosciuta come il re dei serpenti. Secondo la leggenda, il basilisco nasceva da un uovo di gallo covato da un rospo. Un essere mostruoso, in grado di uccidere con il solo sguardo o con il suo alito velenoso. Una creatura temuta e rispettata, che incarna il potere distruttivo della natura. Nella mitologia greca, il basilisco era descritto come un piccolo serpente, ma con un veleno potentissimo. Nel Medioevo, la sua immagine si trasformò in quella di un essere ibrido, con il corpo di gallo, la testa di serpente e le ali di drago. Si credeva che il basilisco potesse essere ucciso solo mostrandogli il suo riflesso in uno specchio o con l’aiuto di una donnola, suo nemico naturale. Il basilisco è presente in numerose opere letterarie, tra cui la saga di “Harry Potter” di J.K. Rowling, dove è descritto come un serpente gigantesco che vive nella Camera dei Segreti. Questa creatura leggendaria rappresenta la paura ancestrale dei serpenti e del loro veleno, ma anche il fascino per il potere distruttivo e incontrollabile.

Le creature mitologiche, con le loro forme fantastiche e i loro poteri straordinari, continuano ad affascinare e a popolare il nostro immaginario, dimostrando la straordinaria capacità dell’uomo di creare miti e leggende.

Foto di Rostislav Uzunov: https://www.pexels.com/it-it/foto/fumo-giallo-e-bianco-durante-la-notte-5109305/

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A proposito di Chiara Rotunno

Sono Chiara, psicologa, classe '91, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Campania. Appassionata fin dalla prima adolescenza al mondo della psicologia, amo cogliere la complessità dell'essere umano e confrontarmi con realtà diverse. Le mie grandi passioni sono: i viaggi, i libri, la fotografia, il cinema, l'arte e la musica.

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