Dacia è una casa di campagna di periferia ma anche un fenomeno culturale ed economico specifico dei paesi slavi orientali. Proprio come il samovar e il termine toska, la dacia vibra fortemente di mentalità e cultura dell’era sovietica. Per questo motivo, conoscere la storia e la cultura della dacia può gettare luce anche sulla vita moderna delle persone di questi paesi, sui loro pensieri e sulle loro aspirazioni.
Secondo i dati di una notevole statistica, grazie al fenomeno delle dacia (in russo: дача), la Russia moderna continua fino a oggi ad avere la più alta percentuale di proprietari di seconde case al mondo. Inoltre, uno studio condotto negli anni Novanta suggerisce che fino a una famiglia russa su quattro che vive adesso in città, possedeva una dacia durante il periodo dell’URSS: una sorprendente rivelazione per un paese ben noto per i suoi atteggiamenti comunisti nei confronti della proprietà privata. Tuttavia, la pratica della dacia è in realtà un retaggio dei tempi zaristi. Con la parola dacia, derivante dal verbo russo davat; дават = dare, si ci riferiva infatti all’assegnazione di terra per una casa che veniva data dallo zar per favorire i servitori della corte.
La natura integrale della dacia nello stile di vita dei paesi slavi orientali è dimostrata dal fatto che queste strutture sono sopravvissute alla rivoluzione, alla guerra e al crollo del comunismo. Offrendo una tregua dalla vita cittadina, la dacia ha dimostrato la sua rilevante usanza nel tempo quando fino a pochi anni fa, le famiglie proprietarie di queste vecchie abitazioni rurali hanno deciso di ritornare ad abitarle durante la pandemia di COVID-19 per sfuggire dalla reclusione in densi centri abitati delle città.
Un altro motivo per cui la dacia sovietica continua fino ad oggi a rappresentare un’icona nelle culture slave orientali è per via del ruolo che ha avuto nella produzione alimentare e nella stabilità finanziaria per intere generazioni. Un’altra statistica sorprendente ci dice che fino al 2011, circa il 40% della produzione alimentare era coltivata in appezzamenti di terreno adiacenti alla dacia, per non parlare del loro contributo storico alla stabilità alimentare della popolazione slava.
Quindi, il termine dacia fu introdotto nella lingua russa durante il regno di Pietro il Grande, zar e primo imperatore della Russia. La dacia significa “ciò che viene dato” in russo. Inizialmente, tali aree di dacie vicino a San Pietroburgo furono generosamente donate da Pietro il Grande all’aristocrazia come servizi resi alla Patria. Invece, durante l’epoca romantica con lo scrittore Aleksandr Pushkin, la dacia era sinonimo di una tenuta nobile vicino a San Pietroburgo e poi vicino a Mosca.
Storia delle dacie
Un tempo la dacia era simbolo di privilegio di partito, la piccola tenuta di campagna ambita da ogni cittadino sovietico. Ma sotto Nikita Krusciov, la dacia rappresentò una possibilità per un’ampia fetta di popolazione. Assegnata tramite sindacati, istituti, fabbriche e altre organizzazioni professionali, la dacia divenne un premio nel sistema dell’era sovietica: gli abitanti delle città sognavano di avere un piccolo appezzamento di terra fuori città in cui rifugiarsi nei fine settimana estivi, lontano dal caldo e dalla sporcizia della città. Le città stesse infatti, in quell’epoca crescevano a ritmi sorprendenti. Mosca stava incorporando terreni rurali periferici nei suoi limiti cittadini, riempiendoli rapidamente con nuovi edifici residenziali. Così la possibilità di sgattaiolare fuori città per respirare aria fresca divenne ancora più preziosa e ambita.
Dacie borghesi (XIX secolo)
Ma col passare del tempo, la Russia dei “nidi nobili” finì per appartenere solo al passato: la nuova borghesia di cittadini benestanti (avvocati, direttori di fabbrica, capi ufficio, ingegneri ferroviari, segnalatori, ecc.) diede inizio alla nuova cultura della dacia, ereditando le tradizioni dell’aristocrazia.
Alla fine del XIX secolo, molte persone benestanti infatti, affittavano case contadine o “izba” per viverci, di solito con diverse altre famiglie che naturalmente non avevano tenute, ma volevano mantenere l’immagine irraggiungibile della nobiltà. La dacia sovietica divenne così un “surrogato” conveniente: la vita di campagna dava la sensazione di vivere una dolce vita agli avvocati o agli ingegneri che avevano conosciuto la vita delle dacie solo dai libri.
La dacia divenne così una via di fuga dalla città e l’ultimo tentativo di nascondersi dalla frenetica vita cittadina. Non a caso le dacie prerivoluzionarie sono tutte vicine a un bel fiume, possiedono una veranda romantica, un giardino e almeno una bella donna della dacia.
Dacia sovietica di lusso ai tempi di Stalin
All’inizio dell’era sovietica, le dacie venivano date ai membri del Partito Comunista. Ma data la scarsità di strutture, accadeva spesso che diverse famiglie vivessero nella stessa casa.
L’URSS dei tempi di Iosif Stalin rivitalizzò attivamente tutte le tradizioni imperiali: i proletari adottarono con urgenza i gusti della classe nobile sconfitta. Anche Stalin era un grande amante delle dacie. Possedeva infatti molte dacie in campagna con enormi case signorili dove riceveva ospiti importanti. La sua dacia più vicina e più conosciuta si trova nella regione di Kuntsevo a Mosca.
Naturalmente, Stalin concesse le dacie ai funzionari, alla cultura e all’élite scientifica come simbolo del suo rispetto. A quel tempo, tali dacie erano un bene di lusso. Essendo considerate un grande privilegio, tali doni erano un ottimo modo per rendere personaggi importanti leali e motivate nei confronti dell’ordine. Con il tempo, le persone con lavori simili ottennero dacie negli stessi luoghi. Ecco perché ora vi sono “complessi di dacia” appartenenti un tempo ad artisti, scienziati, scrittori, ecc. dell’era sovietica.
La dacia come fonte di cibo
Dopo la seconda guerra mondiale, la dacia divenne un importante fenomeno agricolo a causa della scarsità di cibo. La gente non aveva né soldi né da mangiare, così iniziò a trascorrere i propri weekend nelle dacie coltivando l’orto e allevando bestiame per sopravvivere. Ciò che veniva coltivato, si mangiava.
Spesso presieduta dalle nonne, soprattutto nei mesi estivi quando i genitori dovevano lavorare, la dacia diventava un luogo di produzione e conservazione del cibo per le stagioni difficili successive, diventando così un luogo importante in cui trasmettere ai più giovani abilità domestiche e patrimonio culturale, ma anche dove imparare ad immagazzinare beni di prima necessità su cui molti cittadini facevano affidamento.
Cetrioli, pomodori e funghi raccolti venivano inscatolati e marinati per essere conservati per quando non sarebbe stato possibile avere verdure fresche. Così com’era comune preparare un mix in scatola di diverse verdure – una prelibatezza popolare invernale – e diversi tipi di cibi fermentati come i crauti, che divennero un’importante fonte di fibre e vitamina C, irreperibile altrove.
Pseudo-proprietà della dacia nell’era sovietica
Le dacie divennero estremamente popolari ai tempi dell’Unione Sovietica perché le persone non avevano la possibilità di acquistare un terreno e costruire una casa dove e come volevano, anche perché non si aveva abbastanza tempo e denaro. Costruire una casa era un compito estremamente arduo durante il comunismo. Non c’erano negozi di ferramenta o simili, non si poteva semplicemente andare a comprare legna o mattoni. Tutto quello che si poteva fare era chiedere alle persone in giro se avessero accesso a mattoni e legna statali. Oppure si poteva anche pagare di più al mercato nero. Ma anche in questo caso, non si poteva semplicemente consegnare il materiale acquistato al proprio appezzamento di giardino. Di conseguenza, era molto meglio quando le dacie venivano date alle persone da un’impresa statale, ricevendo anche in alcuni casi dei materiali da costruzione per ricostruire la propria dacia secondo i propri desideri e renderla unica.
Comunità privilegiate di dacie come Peredelkino – il complesso di dacie ospitate da una comunità di scrittori tra cui Boris Pasternak e Kornei Chukovsky – vivevano in case assegnate loro dall’Unione: così come complessi per leader di partito, astronauti e atleti famosi, erano annidati nelle prossimità delle città. Finita la settimana lavorativa, i vacanzieri privilegiati si accalcavano sugli electrichka, i treni elettrici verdi che si dirigevano dalle dacie di campagna verso le città del paese, solo per tornare il lunedì mattina. Gli insediamenti di dacie per i meno privilegiati, dove le case erano più simili a capanne che a ville, venivano costruiti invece sempre più lontano dai centri maggiormente abitati. Le problematiche sorte a causa della crescita incontrollata delle città, in primo luogo l’inquinamento, rendevano il riposarsi nella dacia una componente necessaria del regime, terapeutico per la maggior parte delle famiglie slave orientali dell’era sovietica.
I ritmi della vita nelle dacie ai tempi dell’URSS, erano lenti come la melodia del suo inno, Mezzanotte a Mosca (1958). Lunghe passeggiate nella foresta, lente saune calde nello stabilimento balneare per i fortunati che ne avevano accesso e la passione nazionale per la raccolta dei funghi erano le glorie del fine settimana in dacia.
La cultura della dacia sovietica oggi
Un nuovo boom delle dacie iniziò dopo il crollo del comunismo e la restituzione della proprietà privata dei terreni. Durante la rapida urbanizzazione, molte case dei villaggi furono vendute infatti per essere utilizzate come dacie.
Anche oggi la gente ha iniziato ad acquistare vecchie dacie o addirittura edifici del XIX secolo per ristrutturarli con cura e non perdere le vibrazioni dell’antichità. Molti anziani amano ancora il giardinaggio presso la dacia solo per abitudine: coltivano patate, cetrioli, pomodori, melanzane, cipolle, carote, fragole, ribes e li conservano per il lungo inverno.
Al contrario, le generazioni più giovani preferiscono riposarsi nelle loro dacie, invitando gli amici a grigliare la carne, rilassarsi nelle saune tradizionali banya e svolgendo insieme altre attività. La dacia è diventato il posto migliore per rilassarsi dopo una settimana di lavoro con tutti che bevono il tè sulla terrazza, chiacchierano all’infinito, cantano, passeggiano e certamente, bevono un po’ di alcol.
Qualunque cosa sia stata la dacia, ancora oggi, continua ad avere un posto molto importante nella vita delle famiglie slave orientali.
Fonte immagini: Wikipedia