Qual è la differenza tra storia e preistoria? Questa è una domanda fondamentale per comprendere l’evoluzione dell’umanità e la sua organizzazione nel tempo. La distinzione principale risiede nell’invenzione della scrittura, che segna il passaggio da un’epoca basata su fonti materiali e orali a un’epoca documentata da fonti scritte.
Preistoria: definizione e caratteristiche di un’era senza scrittura
La preistoria è il periodo più antico dell’umanità, che intercorre dalla comparsa dell’uomo sul nostro pianeta fino all’invenzione della scrittura, circa 5000 anni fa o, secondo altri storici, fino alla nascita delle prime civiltà monumentali. È un periodo privo di fonti scritte, documentazioni e testimonianze in cui è impossibile una ricostruzione cronologica precisa degli eventi. È indubbio che, allo stato attuale, grazie all’avanzamento tecnologico raggiunto, sia possibile scrivere di epoche molto lontane, anche in assenza di testimonianze scritte. La parola preistoria è composta dai termini latini pre (prima) e historia (storia), che quindi significa “prima della storia“.
Lo studio della preistoria è affidato all’archeologia e alla paleontologia attraverso l’analisi dei fossili, e la sua nascita coincide con la comparsa dell’Homo Sapiens in Sudafrica circa 200 mila anni fa. In alcuni manuali viene datata molto più tardi con la comparsa dei primi ominidi, fino a circa 2 milioni di anni fa, o dei primi utensili da lavoro fabbricati dall’uomo. La fine della preistoria non si verifica contemporaneamente ovunque per tutti i popoli; la scoperta indicativa della scrittura nel 3000 a.C. si riferisce alle civiltà monumentali della Mesopotamia mentre altre popolazioni l’hanno raggiunta più tardi.
I periodi della preistoria: dal Paleolitico all’età del ferro
Prima di introdurre la differenza tra storia e preistoria, ecco una breve descrizione dei principali periodi della preistoria:
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Paleolitico: è il periodo più antico della preistoria, che va da circa 2,5 milioni di anni fa a circa 10.000 anni fa. Durante questo periodo, l’uomo viveva come cacciatore-raccoglitore, cioè si nutriva di ciò che poteva raccogliere o cacciare. In questo periodo si sono sviluppate le prime forme di arte, come le incisioni rupestri.
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Mesolitico: questo periodo va da circa 10.000 a 5.000 anni fa. Durante il mesolitico, l’uomo cominciò a sviluppare tecniche di pesca e di coltivazione delle piante, oltre a continuare a cacciare e raccogliere. Inoltre, in questo periodo si svilupparono le prime forme di abitazione stabili, come le capanne.
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Neolitico: il neolitico è il periodo della preistoria che va da circa 5.000 a 3.000 anni fa. In questo periodo si verificò una vera e propria rivoluzione tecnologica, con lo sviluppo di nuove tecniche di lavorazione della terra, come l’aratro, e la produzione di ceramica. Inoltre, in questo periodo si svilupparono le prime forme di economia di scambio.
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Età del bronzo: l’età del bronzo va da circa 3.000 a 1.200 anni fa. In questo periodo l’uomo scoprì il modo di lavorare il bronzo, che diventò il materiale principale per la fabbricazione di armi e utensili. Inoltre, in questo periodo si svilupparono le prime forme di organizzazione sociale complesse, come le città-stato.
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Età del ferro: l’età del ferro va da circa 1.200 a 500 anni fa. In questo periodo l’uomo scoprì il modo di lavorare il ferro, che diventò il materiale principale per la fabbricazione di armi e utensili. Inoltre, in questo periodo si svilupparono le prime forme di scrittura, come l’alfabeto fenicio.
Storia: definizione e caratteristiche dall’invenzione della scrittura
La storia, a differenza della preistoria, narra invece le vicende degli uomini a partire dall’invenzione della scrittura in Egitto ed in Mesopotamia, che permette di avere fonti scritte su cui basare la ricostruzione degli eventi. I diversi metodi di indagine hanno spinto la separazione delle due discipline di studio poiché in precedenza l’origine dell’uomo era un argomento relegato al mito e alla religione, invece con la scoperta del continente americano l’uomo europeo entra in contatto con le civiltà native fino ad allora sconosciute e gli scienziati iniziano ad interrogarsi sulla vera origine e sul passato remoto dell’uomo. Il mito e la religione non sono più sufficienti a fornire così una spiegazione valida. Il progresso scientifico e culturale del Settecento permette agli scienziati di affrontare quindi il problema con un metodo scientifico. La scoperta del cranio dell’uomo di Neanderthal nel 1856 e la teoria sull’evoluzione della specie di Charles Darwin contribuirono alla nascita dell’antropologia.
Le grandi fasi della storia: dall’età antica all’età contemporanea
Nella storiografia occidentale si identificano tradizionalmente le seguenti età:
- Età antica: Si fa riferimento al periodo compreso dell’impero di Diocleziano (285) e la fine di quello di Giustiniano (565). Diocleziano introdusse la “Tetrarchia” mentre Giustiniano promosse la “Restauratio Imperii”.
- Medioevo: Si parte dalla scoperta dell’America (1492), o dalla caduta di Costantinopoli (1453), alla fine della Guerra dei cent’anni, alla pubblicazione del primo libro a stampa nel 1455 ed infine al 1517 anno in cui Lutero affisse le sue tesi.
- Età moderna: coincide con la conquista di Costantinopoli, l’inizio del Rinascimento e la fine delle Crociate.
- Età contemporanea: Lo scoppio della Rivoluzione Francese, l’inizio di quella Industriale fino ad arrivare al Congresso di Vienna.
La scrittura: elemento di separazione tra storia e preistoria
L’invenzione della scrittura rappresenta una delle più importanti innovazioni della storia umana, poiché ha permesso di fissare e conservare le informazioni in modo permanente, trasmettendole da una generazione all’altra. La scrittura è stata inventata in diverse parti del mondo in epoche diverse, ma i primi sistemi di scrittura conosciuti sono quelli dell’antico Egitto e della Mesopotamia. La scrittura, dunque, segna la fondamentale differenza tra storia e preistoria, permettendo una ricostruzione più accurata degli eventi e delle civiltà del passato.
L’evoluzione della scrittura: dai geroglifici all’alfabeto greco
L’alfabeto egizio, chiamato anche geroglifici, era composto da circa 700 simboli che rappresentavano sia suoni che concetti. I geroglifici venivano incisi sulla pietra o sull’argilla e servivano per registrare le informazioni di carattere amministrativo o religioso.
L’alfabeto cuneiforme, utilizzato in Mesopotamia, era composto da circa 600 simboli a forma di cuneo, incisi su tavolette di argilla. Veniva utilizzato principalmente per scrivere testi amministrativi, ma anche per documentare le leggende, le storie e i miti della cultura mesopotamica.
Gli alfabeti fenicio e greco, che sono alla base degli alfabeti occidentali attuali, sono stati sviluppati in epoca successiva, intorno al 1000 a.C. L’alfabeto fenicio era composto da 22 lettere, che rappresentavano solo i suoni delle parole e non i concetti. L’alfabeto greco, invece, era composto da 24 lettere e veniva utilizzato per scrivere testi letterari, scientifici e filosofici.
Grazie alla diffusione dell’alfabeto fenicio e dell’alfabeto greco, la scrittura è diventata uno strumento di comunicazione universale, che ha permesso di trasmettere le conoscenze e le idee a un pubblico sempre più ampio.
Fonte immagine sulla differenza tra storia e preistoria: Pixabay.