La mitologia babilonese fa parte della mitologia mesopotamica ed è il complesso delle credenze religiose e dei miti dei popoli babilonese ed assiro.
Tutti i popoli della Mesopotamia erano politeisti, cioè credevano in molti dèi. Alcune divinità rappresentavano gli elementi della natura, come An (il cielo), Enlil (il vento), Enki (il dio della terra e delle acque); altre invece erano la personificazione di valori e sentimenti, come Shamash (la giustizia) e Ishtar (l’amore). Ogni città aveva una divinità protettrice particolare, a cui era dedicato un tempietto sulla ziggurat. In seguito però in tutta la Mesopotamia si diffuse il culto del dio Marduk, il dio di Babilonia.
Vi erano molti altri dèi e dee: Il dio Nabu, per esempio, identificato col pianeta Mercurio, era ritenuto figlio del dio Marduk e Sarpanitu. Nebo era il dio della sapienza e della cultura, “il dio che possiede intelligenza”, “colui che ammaestra”, “signore dello stilo per scrivere’’.
Un altro dio, nonchè demone infernale e violento, era Nergal. Gli antichi babilonesi credevano che l’oltretomba o il “paese da cui non c’è ritorno” fosse governato da questo dio, una divinità detta anche “colui che arde”
I babilonesi vivevano continuamente il dramma della morte e della guerra e di conseguenza, la speranza della gente comune si aggrappava unicamente al credo degli dei; vantavano inoltre di una grande conoscenza ingegneristica; costruivano città, templi e palazzi che ancora oggi stupiscono per la loro magnificenza.
Al di là delle indubbie similitudini con quella sumera, alla mitologia babilonese appartengono divinità e miti propri di quella cultura, come quello del Dio Marduk, patrono della città di Babilonia, e il poema della creazione, l’Enūma eliš.
Mito della creazione
ll Testo Sacro, l’Enuma Elish, è un poema teologico e cosmologico in lingua accadica dove è descritta la nascita del mondo e le imprese del dio Marduk. Questo scritto si compone di 7 tavole con 150 versi ciascuno. Come in ogni mito, la creazione del mondo e di tutte le cose è il frutto del volere di un dio supremo, venerato e amato dai suoi stessi figli. Per i greci era Zeus, per gli egizi invece Atum-Ra; nella mitologia babilonese, il riferimento era il dio Marduk. Nota è la battaglia con Tiamat, nella quale le due divinità rappresentano la primavera e l’inverno. Così nasce il mito della creazione, trascritto nell’Enuma Elish, un testo sacro vecchio di 4000 anni.
Il dio Marduk era il figlio di Ea e Ninhursag, che fu eletto a divinità suprema dopo la morte del suo predecessore: Hammurabi. Secondo il mito, la nascita della Terra è dovuta alla lotta con Tiamat, la dea che per i babilonesi rappresentava gli oceani e le acque salate. Il dio Marduk, infatti, voleva mettere ordine nell’Universo e diede filo da torcere a Tiamat fino ad ucciderla, dividendo il suo corpo in due: con una metà creò il cielo e con l’altro la terra, cominciando così la sua opera. Agli altri dei assegnò compiti diversi, dando vita al Sole e agli Astri. Successivamente disse: «prenderò sangue di Kingu e fango e ne formerò un piccolo fantoccio. Il suo nome sarà Uomo». Soddisfatti, costruirono un tempio sulla Terra in suo onore, dove gli uomini lo avrebbero venerato, amato e ringraziato.
Credenze religiose
I babilonesi credevano nell’immortalità dell’anima, credevano in un inferno di fuoco noto come l’«aldilà dominato da dei e demoni» e «voragini di fuoco» riservate ai «dannati nell’aldilà»; i Babilonesi usavano croci come simboli di devozione religiosa e le immagini avevano un ruolo determinante nel culto pubblico e privato, come si desume dall’ampia diffusione di riproduzioni dozzinali di tali immagini. Fondamentalmente si riteneva che la divinità fosse presente nell’immagine se questa aveva determinate caratteristiche e addobbi e se era trattata con la debita cura.
Immagine: Wikipedia.