Il dio Saturno: agricoltura e civiltà nell’antica Roma
Nella mitologia romana, il dio Saturno (in latino Saturnus) riveste un ruolo di primaria importanza, quale divinità legata all’agricoltura, all’abbondanza e alla civiltà. La tradizione narra che fu proprio Saturno a insegnare agli uomini l’arte di coltivare la terra, introducendo la semina e altre pratiche agricole. Questo articolo vuole approfondire la conoscenza di questa divinità.
Il dio Saturno: storia e caratteristiche
Nella Teogonia di Esiodo, il dio Saturno è descritto come uno dei Titani, figlio del cielo Urano e della terra Gea. Saturno, con un gesto audace, detronizzò il padre Urano per prenderne il posto, diventando così il sovrano del cosmo. Una profezia, però, gravava sul suo regno: uno dei suoi figli lo avrebbe a sua volta spodestato. Per scongiurare questa minaccia, Saturno prese la drastica decisione di divorare tutti i suoi figli appena nati. Solo il sesto, Giove, riuscì a scampare a questo destino. La moglie di Saturno, Opi, infatti, lo partorì e lo fece crescere di nascosto sull’isola di Creta, salvandolo dalla furia paterna. La profezia, nonostante i tentativi del dio Saturno, si avverò: Giove, una volta cresciuto, affrontò il padre, lo detronizzò e divenne il nuovo signore dell’Olimpo.
Saturno, equivalente latino del titano greco Crono, era una divinità tipicamente italica. Viene spesso raffigurato come un uomo anziano, con una folta barba e una falce in mano, simbolo del suo legame con l’agricoltura. Un elemento distintivo nella sua iconografia sono i compedes, lacci di lana che gli avvolgevano i piedi, simili a quelli indossati dagli schiavi. Questo dettaglio si ricollega alle festività celebrate in suo onore: i Saturnalia.
Il culto del dio Saturno nell’antica Roma
I Saturnalia: le feste in onore del dio Saturno
I Saturnalia erano celebrazioni fastose dedicate al dio Saturno. Ricordavano la sua mitica età dell’oro, il periodo felice in cui regnava sulla terra. Durante queste festività, che iniziavano il 17 dicembre e si protraevano per una settimana, l’ordine sociale veniva temporaneamente sospeso: gli schiavi godevano di una libertà straordinaria e potevano partecipare a banchetti insieme ai loro padroni, in un clima di eguaglianza. Le scuole rimanevano chiuse, così come i tribunali, mentre guerre e condanne capitali erano assolutamente vietate. Addirittura, in origine, il compito del Rex sacrorum, assistito dal flamen di Saturno, era di effettuare un sacrificio secondo il rito greco, a capo scoperto, al contrario di quanto si usava fare nei riti romani.
L’età dell’oro del dio Saturno
Secondo il mito, dopo essere stato cacciato dall’Olimpo da Giove, il dio Saturno si rifugiò nel Lazio, dove fu accolto dal re Giano. Insieme a lui, Saturno instaurò un regno di pace e prosperità, caratterizzato da equità, gentilezza e abbondanza di frutti della terra. Questo periodo idilliaco, ricordato come l’età dell’oro, era celebrato proprio durante i Saturnalia. La regione stessa, in onore del dio, assunse il nome di Saturnia.
Il tempio a Roma
L’ara di Saturno sul Campidoglio
Sul Campidoglio, uno dei sette colli di Roma, sorgeva il tempio del dio Saturno. La sua costruzione iniziò in età regia, ma al suo interno si conservava un’antichissima ara, l’altare di Saturno (in latino Ara Saturni), eretta, secondo la leggenda, in occasione della fondazione di Roma da parte di questa divinità. Proprio in quest’area sono state rinvenute tracce di un villaggio protostorico, che testimoniano un antico culto del dio Saturno.
La statua del dio Saturno e l’aerarium
All’interno del tempio era custodita una statua di Saturno, cava e riempita di olio, forse simbolo dell’abbondanza agricola. Le gambe della statua erano cinte da bende di lana, che venivano sciolte solo durante i Saturnalia, a rappresentare la liberazione e la sospensione delle regole che caratterizzavano quelle festività. Nel tempio era inoltre conservato l’aerarium, il tesoro dello stato romano. La sua collocazione nel tempio simboleggiava che durante l’età dell’oro, sotto il regno di Saturno, non esistevano furti né ingiustizie.
Il dio Saturno nella letteratura e nell’arte
La figura del dio Saturno ha affascinato e ispirato numerosi autori e artisti nel corso dei secoli. Nei testi classici, come quelli di Virgilio e Ovidio, Saturno è spesso evocato come simbolo di un passato glorioso, di prosperità e abbondanza, legato al mondo agricolo e alla fecondità della terra. Nell’arte rinascimentale e barocca, il dio Saturno compare in molte opere pittoriche e scultoree, talvolta raffigurato nell’atto di divorare i suoi figli, come nella celebre opera di Francisco Goya, intitolata “Saturno che divora i suoi figli”. Anche in epoca romantica, poeti come John Keats e Percy Bysshe Shelley hanno menzionato Saturno nelle loro opere, associandolo a temi di decadenza e perdita, in una visione più malinconica e introspettiva.
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