Dio, uomo e natura nel Medioevo
In questo articolo ci occuperemo di ricostruire alcuni aspetti della mentalità medievale, ovvero il modo in cui gli uomini e le donne di quell’epoca storica lontana guardavano alla vita e alla morte, al corpo e all’anima, al passato e al futuro. Cercheremo anche di comprendere il modo in cui gli uomini medievali giudicavano il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, nonché il modo in cui cercavano di spiegare a sé stessi e agli altri il significato della loro vita. Le Difficoltà nella Ricostruzione della Mentalità Medievale Tuttavia, viene spontaneo chiedersi in che misura questa ricostruzione sia possibile, almeno in relazione all’esistenza di due grandi difficoltà. In primo luogo, si tratta di un periodo che copre vari secoli (ben cinque, considerando solamente l’Alto Medioevo, fissando il termine all’anno Mille), nel corso del quale la mentalità può subire trasformazioni anche profonde. In secondo luogo, le fonti che possiamo utilizzare sono limitate. Poiché ci troviamo in un’epoca nella quale quasi nessuno sapeva leggere e scrivere, le fonti provengono per lo più da una ristretta élite culturale e sociale. Questa élite desiderava diffondere la propria visione del mondo, ma probabilmente era meno attenta ai pensieri dei tantissimi esclusi dall’uso della scrittura e dall’accesso alla cultura. Nonostante queste ragionevoli obiezioni, il tentativo che vogliamo compiere non è impossibile. Anzitutto, le mentalità cambiano con una velocità infinitamente più lenta rispetto ad altri fenomeni della vita sociale, come le istituzioni politiche o le tecnologie. Le mentalità appartengono alla dimensione della lunga durata, poiché la loro permanenza si misura in secoli, non in anni o decenni. Questo vale soprattutto nelle epoche più lontane dalla nostra, nelle quali i cambiamenti nel modo di vedere il mondo e la vita erano molto più graduali rispetto a quelli della società contemporanea. La Società Medievale: Tra Continuità e Cambiamento Mentre la società contemporanea è definita dagli studiosi “eraclitea” (in costante mutamento), la società medievale potrebbe essere definita “parmenidea”, poiché i mutamenti erano molto lenti e limitati a pochi settori della vita sociale. Per quanto riguarda il secondo problema (il fatto di conoscere la voce dei pochi ricchi e colti, non quella dei tanti poveri e analfabeti), esso è in parte attenuato da una circostanza importante: nel Medioevo, quasi tutta la cultura veniva prodotta da uomini di Chiesa, ovvero i chierici. Essi, nei loro scritti, affrontavano spesso questioni riguardanti la vita quotidiana dei fedeli. La Diffusione del Cristianesimo Infine, la nostra ricerca è facilitata dal fatto che, nel mondo medievale, il cristianesimo si diffondeva sempre più in ogni angolo dell’Europa e tra tutti i ceti sociali, soppiantando progressivamente i residui degli antichi culti pagani. La visione del mondo della grandissima maggioranza degli uomini e delle donne del Medioevo era condizionata quasi esclusivamente dalla dottrina e dalla morale cristiana. A tale proposito, si tendeva ad accettare nel loro significato letterale i racconti contenuti nel libro per eccellenza: la Bibbia. Essa veniva proposta instancabilmente ai fedeli e rappresentata nei dipinti e nelle sculture che ornavano sia le grandi basiliche che le piccole cappelle di campagna. Paradiso e Inferno nella Visione Medievale I racconti biblici insegnavano l’esistenza di un unico Dio, che all’origine dei tempi aveva creato il mondo e l’uomo, e che un giorno avrebbe posto fine al mondo come lo si conosceva, venendo a giudicare i vivi e i morti. I testi evangelici fornivano indicazioni precise sulla sorte ultraterrena: ai giusti sarebbe toccata un’eternità beata in Paradiso, mentre i malvagi avrebbero scontato una condanna senza fine nell’Inferno, immaginato come una cavità nel cuore della terra. Nonostante il cristianesimo sia una religione monoteista, il mondo medievale era popolato di entità intermedie tra la condizione umana e quella divina, come il diavolo e i demoni. La Lotta Tra Bene e Male Nel Medioevo, l’intera vita umana era vista come in bilico tra Dio e Satana, e l’anima di ciascuno era oggetto di una contesa tra cielo e inferno. I peccati e le tentazioni erano innumerevoli, e resistervi richiedeva fede e l’aiuto dei santi, uomini speciali che avevano vinto le aggressioni del diavolo grazie a una fede incrollabile, alla preghiera e al sostegno divino. Non a caso, la agiografia (racconti delle vite dei santi) ebbe grande diffusione nella cultura medievale, fungendo da modello per ogni fedele. I Miracoli e l’Intervento Divino Era inoltre diffusa la convinzione che Dio potesse intervenire direttamente nella vita umana attraverso miracoli. Guarigioni prodigiose, piogge provvidenziali o dimostrazioni di forza sovrumana erano eventi considerati possibili. Il dio cristiano e il suo antagonista, il diavolo, non osservavano il mondo umano dall’alto, ma vi intervenivano direttamente e costantemente. La Natura come Simbolo Divino Il Cristianesimo medievale elaborò l’idea che il mondo visibile fosse un segno, uno specchio, una foresta di simboli in cui tutto rimanda a una realtà sovrannaturale o a una verità di fede. Gli uomini medievali vedevano la realtà come doppia: le cose non erano mai solo come apparivano, ma costituivano anche il segno di qualcosa di più alto. Un Mondo Incantato Si può dunque affermare che il mondo medievale fosse incantato, poiché Dio e Satana erano costantemente presenti sulla scena della vita, e ogni cosa portava un messaggio profondo rivolto agli esseri umani. Questo spiega anche perché le scienze naturali medievali compirono pochi progressi rispetto al mondo antico, spesso abbandonando i risultati raggiunti da greci e romani. Di fronte al mondo, l’uomo medievale non si chiedeva “come funziona”, ma “che cosa significa”, e la risposta a questa domanda era affidata ai teologi, non agli scienziati. Prof. Giovanni Pellegrino