Dalla nascita a re dell’Olimpo
Nella religione dell’Antica Grecia, il Dio Zeus era il più importante tra gli dèi, colui che comandava su tutto l’antico Pantheon Olimpico greco. Zeus è conosciuto da tutti come dio del cielo e governatore dei fenomeni meteorologici, in particolare del tuono. Fu padre di molti eroi ed eroine e la sua figura è presente nella maggior parte delle leggende che li riguardano. La figura equivalente al Padre degli dèi e degli uomini nella mitologia romana era Giove, in quella etrusca era il dio Tinia, mentre per la mitologia germanica era Thor. Sebbene lo Zeus “radunatore di nuvole” dei poemi omerici fosse un dio del cielo e del tuono al pari delle equivalenti divinità orientali, rappresentava anche il massimo riferimento culturale del popolo greco: sotto certi aspetti egli era l’espressione più autentica della religiosità greca e incarnava l’archetipo del divino proprio di quella cultura. Ma come mai Zeus è la divinità greca più importante? Come ha assunto il ruolo di divinità suprema?
Dio Zeus: origine e principali caratteristiche
In origine Zeus era il dio dei fenomeni atmosferici, capace di rendere limpido il cielo o di coprirlo di nuvole, di dispensare la pioggia e di scagliare i fulmini. Ma le prerogative del dio greco si allargano via via sino a comprendere ogni sorta di tutela sopra valori sacri quali l’ospitalità, la lealtà alla parola data, il rispetto dovuto ai capi e ai sovrani legittimi, il senso della giustizia. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l’aquila, la quercia e l’olivo. Dunque, Zeus non era un dio creatore, ma un dio padre (pater familias), capo e protettore della famiglia e degli uomini. Infatti, secondo il mito canonizzato dalla Teogonia di Esiodo, Zeus nacque dall’unione di Crono e Rea, figli delle due divinità primordiali Gea e Urano. Nacque a Creta, secondo Omero figlio primogenito, terzogenito secondo Esiodo. Gli altri suoi fratelli e sorelle erano: Estia, Demetra, Era, Ade e Poseidone.
Dopo la nascita, Zeus venne nascosto dalla madre in una grotta del monte Ditte, per evitare che Crono lo divorasse come aveva fatto con gli altri figli, volendo evitare così l’avverarsi della profezia che lo voleva destituito da un proprio figlio. Fu nutrito dalla capra Amaltea e cresciuto dai Cureti, che fecero in modo che i suoi vagiti non potessero essere uditi. Quando divenne adulto, effettivamente detronizzò il padre, realizzando la temuta profezia. Ad aiutarlo fu la madre Rea, nel corso di una guerra durata dieci anni. Dopo la vittoria, Zeus divise con un sorteggio il regno del padre tra i fratelli: Ade ottenne il mondo sotterraneo, Poseidone le acque interne e del mare, mentre Zeus ebbe il potere sul cielo. Tutti e tre erano interessati alla Terra e all’Olimpo.
I più celebri attentati alla sovranità di Zeus, ormai vittoriosamente stabilita, verranno in seguito dalla rivolta dei Giganti figli di Gea (che Zeus a capo degli dèi olimpici sconfiggerà con l’aiuto di Eracle) e dal mostruoso Tifòne, che per qualche tempo sarebbe riuscito addirittura a tenere in scacco il dio supremo, costringendolo a una prigionia da cui lo avrebbero liberato Ermes e Pan, ma che alla fine cadde sotto la folgore di Zeus, venendo incarcerato per l’eternità sotto la mole dell’Etna. Da quel momento in poi la dinastia degli dèi olimpici, capeggiati da Zeus, fu pressoché senza rivali.
Zeus e l’amore: matrimoni e infedeltà
Zeus si configura da sempre come una divinità trasformista e volubile. Il dio tradizionalmente veglia dall’Olimpo che gli umani non pecchino d’empietà. Eppure, anche lui sembrerebbe avere qualche peccato da farsi perdonare, soprattutto di natura amorosa. La prima dea a unirsi con Zeus fu Metis, figlia di Oceano e di Teti: ma quando Metis fu gravida, Zeus la ingoiò su consiglio di Gea, per evitare che ne nascesse un figlio più forte del padre (da tale gesto nacque Atena, partorita dal cranio di Zeus e perciò, secondo le fonti, votata a una caratterizzazione decisamente mascolina). Dal successivo matrimonio con Thémis («Giustizia») Zeus generò le dee tutrici dell’ordine cosmico e stagionale: le tre Ore (Eirène, Dike e Eunomìe) e le tre Moire (Clòto, Làchesi e Àtropo). Infine, Zeus si unì in matrimonio con la sorella Era, formando quella che agli occhi dei Greci fu la coppia divina per antonomasia, archetipo celeste di ogni unione terrena. La loro hierogamía, «unione sacra», è soggetto iconografico di immensa fortuna nell’arte arcaica e classica. Da tale matrimonio nacquero soltanto Ares ed Efesto, entrambi, per ragioni diverse, divinità considerate minori dallo stesso Zeus. Ben più feconde le unioni che videro il sommo dio accoppiarsi con dee come Maia (da cui nacque Ermes), Latòna (da cui nacquero Apollo e Artemide), Mnemosìne (da cui nacquero le Muse), Demètra (da cui nacque Persèfone).
Ma se da tali accoppiamenti hanno avuto origine alcuni dei più importanti membri del pantheon greco, è dalle frequenti scappatelle di Zeus con donne mortali che nascono altrettanti e altrettanto noti protagonisti della mitologia antica: in questo ambito Zeus appare come un dio dall’incontenibile sessualità e dalla spiccata inclinazione alle metamorfosi, sicché sotto forma di toro rapisce Europa (che darà alla luce Minosse, Radamante e Sarpèdone), sotto forma di pioggia dorata seduce Dànae (che divenne madre di Pèrseo), sotto forma di cigno ingravida Leda (ne nasceranno Elena, Clitemnestra e i cosiddetti Dioscùri, Càstore e Pollùce). Assumerà ancora le fattezze di Anfitrìone per sedurne e ingravidarne la moglie Alcmena, da cui nascerà Eracle, oggetto di efferate ritorsioni da parte di Era, mentre uno degli adulteri più noti, quello con la tebana Semele, darà origine a Dioniso.
Culti e dottrine
A livello cultuale, Zeus è adorato sin dall’età micenea in ogni parte della grecità: egli è patrono e protettore delle poleis, delle assemblee politiche, dei giuramenti e in generale di ogni ordine costituito. Di particolare rilevanza il culto che gli era reso in Olimpia, (non a caso a lui sono peraltro dedicate le Olimpiadi), a Dodòna in Epiro (dove si trovava il suo più celebre oracolo), sul monte Liceo in Arcadia e più tardi nell’oasi di Siwa in Egitto, dove a partire dall’età alessandrina Zeus fu identificato con il dio Ammòne.
A livello culturale e filosofico, sin da Eschilo e dal celebre inno che egli gli dedica nell’Agamennone , Zeus assume le caratteristiche di un dio non solo supremo, ma quasi unico o almeno antonomastico (il Dio per eccellenza): una progressiva “moralizzazione” della sua figura (che gli studiosi hanno riscontrato in atto già nell’Odissea) che avrà il suo culmine in età ellenistica, quando Zeus sarà identificato con la legge cosmica e con il principio panteistico della vita e delle sue regole.
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