Sono molti i dipinti di Dante Gabriel Rossetti fondamentali per comprendere il suo stile artistico, ma andiamo in questo articolo ad analizzarne tre.
Dante Gabriel Rossetti fu un pittore e poeta inglese, nato nel 1828 a Londra e morto nel 1882 a Birchington-on-Sea. Insieme a William Holman Hunt e John Everett Millais, fu uno dei fondatori del movimento artistico dei Preraffaeliti. Ciò che contraddistingue questo movimento è un desiderio ben preciso: il voler ritornare all’arte precedente ad artisti come Raffaello, colpevoli di aver corrotto l’innocenza tipica dell’arte medievale e prerinascimentale. Nasce quindi l’esigenza di rappresentare personaggi fantastici, soggetti letterari o tratti dalla Bibbia. I dipinti di Dante Gabriel Rossetti si inseriscono dunque perfettamente all’interno di questa corrente, riprendendo lo stile romantico tanto amato dal nostro artista. Il simbolismo delle sue opere, infatti, deriva soprattutto da una passione personale per Dante e gli altri poeti del Dolce Stil Novo, scrittori come William Shakespeare e opere dei romantici inglesi e tedeschi.
Ecco dunque tre dipinti di Dante Gabriel Rossetti utili per comprendere a tutto tondo la sua visione artistica
Lady Lilith
Quest’opera è un dipinto ad olio, realizzato tra il 1866 e il 1868. Il dipinto ci rappresenta appunto Lilith, la figura biblica che per definizione rappresenta una tentatrice meravigliosa, ma malvagia. La prima moglie di Adamo e madre di tutte le streghe è stata rappresentata dall’artista con due volti diversi. Una prima rappresentazione mostrava il volto di Fanny Cornforth, amante del pittore. Come molti dei dipinti di Dante Gabriel Rossetti, questo fu poi successivamente modificato nel 1872-1873 per sostituire il volto originario con quello di Alexa Wilding, probabilmente su suggerimento dello stesso cliente, Frederick Richards Leyland. Come abbiamo detto, l’opera rappresenta la figura tentatrice per eccellenza, ma in una chiave “moderna”. Lilith non ci viene rappresentata secondo i canoni tradizionali, ma mentre si spazzola i capelli e si ammira allo specchio. Questo dipinto è quindi la rappresentazione della bellezza del corpo, in contrasto con la bellezza dell’anima che Rossetti ci illustra nella Sibylla Palmifera, dove ritroviamo il volto di Alexa Wilding.
Beata Beatrix
Come detto precedentemente, nei dipinti di Dante Gabriel Rossetti emerge chiaramente una passione per le opere di Dante Alighieri. Questa passione, probabilmente trasmessa dai genitori, è visibile in molte opere, tra cui la Beata Beatrix, un dipinto ad olio realizzato nel 1872. Il riferimento qui sono gli ultimi versi della Vita Nova di Dante, dai quali il pittore prende spunto per realizzare la sua visione personale della morte di Beatrice. Rossetti infatti realizza questo quadro dopo la scomparsa prematura di sua moglie, Elizabeth Siddal, facendo dunque un parallelismo tra la morte della sua amata e quella della donna amata dal poeta. Il volto di Elizabeth diventa quindi quello di Beatrice, ritratta in uno stato di estasi, con i capelli sciolti e le labbra socchiuse. Il personaggio centrale viene poi circondato da simboli, tutti che in qualche modo rimandano alla morte. Il fiore che la nostra Beatrix ha tra le mani, per esempio, è con ogni probabilità un papavero da oppio, utilizzato per realizzare il laudano, causa della morte di Elizabeth. Anche la stessa colomba che giace accanto alla donna ci si presenta con le piume tinte di rosso, un colore che rimanda sia alla passione sia alla morte.
Proserpina (o Persefone)
L’ultimo dei dipinti di Dante Gabriel Rossetti che andiamo ad analizzare è un ritratto di Proserpina, la figura mitologica. In origine quest’opera fu realizzata con il volto di Jane Burden, nel 1874, ma fu poi ripresa diverse volte dall’artista, che di volta in volta ne modificò le fattezze fino a farla somigliare alla defunta moglie, Elizabeth Siddal. La scelta del soggetto anche qui non è affatto casuale: Jane Burden era infatti l’amante dell’artista e moglie di un suo amico, William Morris. Ciò che quindi il pittore ci vuole trasmettere è la rappresentazione di una donna costretta all’interno di un matrimonio infelice, proprio come Persefone fu costretta a restare insieme ad Ade. Ulteriore simbolo del mito è infatti il frutto presente tra le mani della figura femminile: il melograno. Secondo la mitologia, infatti, questo frutto è un vero e proprio simbolo di prigionia, in quanto “colpevole” di aver incatenato la dea a una vita infelice nell’Oltretomba.
I dipinti di Dante Gabriel Rossetti sono un vero e proprio trionfo di simboli e riferimenti. Il pittore infatti trae spunto dai personaggi letterari per riportarci a un tipo di arte che sembrava scomparso con l’avvento del Rinascimento, raccontandoci allo stesso tempo degli aspetti della sua vita. Rossetti realizza dunque una perfetta fusione tra elementi personali e figure fittizie, rendendo così omaggio alle donne della sua vita, muse onnipresenti in queste opere.
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