Incisa nella pietra, su una tavoletta di argilla babilonese, vi è una breve frase, esplicativa di cosa l’arte divinatoria rappresenta nella sua essenza più pura e profondamente spirituale: «così in cielo come in terra».
La divinazione infatti, altro non è che il tentativo di predire il futuro attraverso l’interpretazione di segni e simboli della realtà quotidiana, in quanto manifestazioni dirette della divinità celeste.
Fin dagli albori della sua esistenza, l’essere umano ha da sempre percepito dentro di sé l’esigenza di spiegare il suo legame col mondo naturale. Animato da un moto inquieto che genera il desiderio di capire le cose e di conferirgli senso compiuto. La divinazione si può definire, in questa ottica, come una delle prime forme intellettive di conoscenza. Il modo attraverso il quale l’umanità ha potuto spiegarsi il reale, trovando conforto nella manifestazione immanente di un legame che si interseca tra i suoni, i colori, gli odori, i sapori e le sensazioni quotidiane.
Cos’è la Divinazione: un modo di vedere il mondo che nasce da un bisogno profondo
La divinazione, in quanto arte del cogliere le tracce del divino all’interno del quotidiano, è da sempre molto più che una semplice moda passeggera, di una tendenza storica o una corrente di pensiero. Essa si può definire come una vera e propria necessità del corpo e dello spirito umano.
Il bisogno di creare un’arte conoscitiva si insinua negli esseri umani in seguito allo sviluppo delle facoltà cerebrali. Più o meno 100 mila anni fa, il nascere della capacità d’immagazzinare ricordi e di distinguere il tempo passato da quello presente, ha permesso alla specie umana di prendere coscienza di sé. Del suo esistere in quanto essere senziente e unico, separato dagli altri, e dalla natura. Con l’avanzare della società civile, e l’avvicendarsi delle culture, la mole di scritti e manuali riguardo la divinazione è aumentata a dismisura. Si è diramata negli ambiti più diversi e ha dato vita alle credenze più disparate e a tradizioni millenarie che si tramandano ancora oggi, e conservano un fascino indiscutibile.
L’origine storica della divinazione e lo sviluppo fino ai nostri giorni
Tra i primi a rivolgere le proprie attenzioni ai segni provenienti dal cielo, vi furono i Babilonesi. Creatori di scienze divinatorie come l’astrologia.
La Mantica poi, il termine greco utilizzato da Platone per indicare l’arte della divinazione, viene considerata come una sapienza superiore a quella alla quale si poteva aspirare con la sola ragione. Nella Grecia antica la divinazione viene a mescolarsi con la religione, consacrandosi nella figura di Apollo al quale verrà dedicato l’iconico Tempio dell’Oracolo di Delfi.
Ancora oggi, la divinazione rimane una tradizione profondamente radicata nell’animo umano, praticata e addirittura ritualizzata e istituzionalizzata in paesi come il Tibet e la Cina. Inoltre basti pensare a quanto fascino conservano le varie forme di divinazione, soprattutto per le rappresentazioni letterarie, cinematografiche e teatrali contemporanee. La cartomanzia per esempio, la pratica di predire il futuro attraverso l’uso di un mazzo di carte, è un elemento centrale nella serie cult d’incredibile successo: American Horror Story.
Alcuni tipi di tradizioni di divinazione
Vi sono anche tipi di divinazione, per così dire, meno convenzionali.
È il caso della tiromanzia, l’arte del divinare attraverso l’interpretazione dei segni che si possono vedere all’interno del latte cagliato, durante il processo in cui si trasforma in formaggio. Esistono, inoltre, anche forme più domestiche di divinazione, e in questo caso non si può non menzionare l’ailuromanzia, ossia la pratica che interpreta i comportamenti dei gatti, i quali secondo antiche tradizioni, sono dotati di una energia spirituale unica, capace di presagire il futuro. Un’altra forma alquanto particolare di divinazione è sicuramente l’enomanzia. Ossia la divinazione col vino. I segni del futuro, in teoria, ci vengono mostrati dal colore della bevanda , dal tipo di ebbrezza che provoca, e dal suo aspetto. Ne sa qualcosa la povera Didone, che dopo il suo incontro con Enea vide “e ‘l puro vin cangiarsi in tetro sangue.”
Tra le forme meno convenzionali vi si annovera sicuramente l’uroscopia. Dal greco οῦρον (ôuron, urina) e σκοπέω (skopéō, osservare). Una pratica dalla sorprendente tradizione storica. Giovanni Attuario, medico medievale bizantino, scrisse ben 7 trattati riguardanti l’argomento. Ippocrate di Coo invece, celebre padre della medicina scientifica, dedicò all’argomento ampio spazio nella sua celebre opera: il Corpus Hippocraticum. Le diagnosi venivano effettuate, tenendo in considerazione fattori come il calore, l’odore, la consistenza e le trasparenze, dette nebulae, delle specie di forme nebulose che potevano disegnarsi nell’urina. Come detto in precedenza vi sono innumerevoli forme di divinazione. Alcune alla portata di tutti come auruspicina, l’oinomanzia, tasseomanzia, la ceromanzia, caffeomanzia, o altre alquanto macabre, che presumono di vedere i segni del divino attraverso la dissezione degli organi umani, la antropomanzia.
A prescindere dalla dose di attendibilità che si voglia attribuire a queste pratiche, bisogna ricordarsi che la divinazione per millenni è stata considerata come la regina di tutte le scienze e madre della conoscenza umana. La storia della divinazione, altro non è che la storia di come l’essere umano ha imparato a conoscersi e conoscere il mondo che lo circonda.
Più o meno 100mila anni fa, la nostra specie ha acquisito la consapevolezza di sé, della vita e della morte. L’inquietudine che derivò da tale presa di coscienza diede vita a una spiritualità primordiale, per cui, il mito divenne metafora della vita, e la vita stessa, manifestazione di una volontà superiore, che lega ogni essere umano al mondo in cui abita.
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