Il celebre episodio di Don Chisciotte e i mulini a vento è all’origine di uno dei modi di dire più celebri della nostra lingua.
“Lottare contro i mulini a vento”. Capita spesso di leggere o di sentire pronunciata questa espressione con il significato di intraprendere una guerra futile, inutile e che non esiste.
L’origine è da ricercare in una delle opere letterarie più importanti e famose della letteratura spagnola: il Don Chisciotte della Mancia, scritto da Miguel de Cervantes nel XVII secolo.
Don Chisciotte e i mulini a vento. Analisi dell’episodio
Il romanzo di Cervantes vede come protagonista Alonso Quijiano, un nobiluomo (in spagnolo hidalgo) con la passione per i romanzi cavallereschi. Egli si lascia rapire da quelle pagine fatte di duelli e amori al punto da divenire lui stesso un cavaliere errante, spinto dalla necessità di una crociata contro il male che alberga nel mondo.
Così adotta il nome di Don Chisciotte della Mancia, si procura un destriero che chiama Ronzinante e coinvolge nella sua impresa Sancho Panza, un umile contadino a cui promette un’isola come ricompensa. Inoltre, come ogni cavaliere che si rispetti, dedica le sue eroiche imprese a una damigella: Dulcinea del Toboso che altri non è se non una popolana.
Le avventure di Don Chisciotte non si possono definire gloriose come quelle dei romanzi da lui letti. Il più delle volte si risolvono in disastri e guai causati dalla follia che si è impossessata della mente del protagonista e che rimodella la realtà che si trova davanti. Tutto ciò si esplicita in uno degli episodi più celebri dell’intero romanzo: la lotta contro i mulini a vento, narrata nel primo libro dell’ottavo capitolo.
Don Chisciotte e Sancho Panza stanno cavalcando, quando l’improvvisato cavaliere osserva in lontananza una trentina di figure gigantesche. Si tratta di mulini a vento che, nonostante il suo fido scudiero glielo faccia notare più volte, il cavaliere scambia per dei giganti con delle enormi braccia e si impone di ucciderli.
Così carica il fido Ronzinante e indirizza la punta della propria lancia verso una delle pale rotanti. Il risultato è prevedibile: la lancia rimane incastrata tra le pale e si spezza, facendo cadere Chisciotte e il suo destriero rovinosamente a terra. Il folle cavaliere però è convinto che in realtà i giganti abbiano mutato forma appositamente per ingannarlo e continua imperterrito a sostenere la sua tesi davanti a un rassegnato Sancho Panza.
Nell’insensato duello di Don Chisciotte contro i mulini a vento si cela una battaglia futile contro le illusioni o, per meglio dire, contro un nemico che non esiste. Ancora oggi quando vogliamo descrivere una situazione talmente difficile da cui è impossibile uscirne da vincitori si dice “lottare contro i mulini a vento”, per evidenziarne l’inutilità di un’impresa destinata a fallire ancor prima di nascere.
Un’interessante lettura dell’episodio la ricavò Miguel de Unamuno nella Vita di Don Chisciotte e Sancho, commento al romanzo di Cervantes del 1903. Nei mulini a vento lo scrittore e filosofo spagnolo vide un riflesso dello sviluppo tecnologico a cui l’uomo può reagire in due modi: sbigottirsi e tremare di paura come Sancho che è l’emblema della mentalità semplice e ignorante (da intendere non come mancanza di cultura, ma come tendenza a ignorare il mondo che lo circonda) o andargli incontro e affrontarlo a viso aperto come fa l’ingenuo, ma a modo suo eroico, cavaliere della Mancha.
Immagine copertina per l’articolo su Don Chisciotte e i mulini a vento: Pixabay
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