In Russia esistono delle figure politiche che portano dietro di sé tantissimi discorsi sociali e storici che ci spiegano un po’ meglio l’ambiente sovietico e russo. Una di queste è Eduard Limonov, pseudonimo di Eduard Veniaminovič Savenko, attivista dal carattere distintivo, esplosivo.
Queste sue accezioni caratteriali sono state poi, effettivamente, ciò che lo ha portato a una visibilità controversa, suscitata dalla curiosità della gente, in Russia e altrove, per un personaggio tanto particolare.
Nato come scrittore e poeta, Limonov ha da subito espresso nei circoli letterari le sue idee forti e dissidenti per il clima politico ed ideologico degli anni ’70 e ’80. L’aggettivo che meglio potrebbe descriverlo è, infatti, provocatorio, così come lo erano i gruppi culturali a cui si è avvicinato presto durante la sua attività. Avendo vissuto prima la vita da strada in Unione Sovietica, e integratosi poi nelle comunità punk e avantgarde di New York, Eduard Limonov è riuscito a dare spazio a una prolifica produzione letteraria, caratterizzata anch’essa dalla provocazione sociale. Il suo primo romanzo autobiografico, col titolo “Sono io- Edička” tradotto nella versione italiana “Il poeta russo preferisce i grandi negri”, pullula di eccessi senza filtri, frutto delle sue esperienze, anche sessuali, raccontate senza tabuizzazioni e senza vergogna.
La scelta di un tale stile di vita è stata anche di tipo politico. Limonov da sempre ha fatto parte di gruppi politici ideologicamente vicini al socialismo. Una volta tornato in patria, successivamente alla caduta dell’URSS, ha sentito la necessità di proporre un partito, assieme ad Aleksandr Dugin, che unisse le ideologie bolsceviche a quelle nazionaliste. Nel 1993 nacque appunto il Partito Nazional-Bolscevico, dal quale lo scrittore si allontanò però presto, per successive divergenze ideologiche.
Con l’avvento di Putin e della sua politica, Eduard Limonov è risceso sul campo con una coalizione di opposizione che comprendeva partiti estremisti sia di destra che di sinistra, e anche di centro. L’obiettivo della coalizione “L’Altra Russia” non era quello di avere una posizione nel discorso politico bipolare, bensì unire le ideologie nazionaliste, liberiste e socialdemocratiche sotto il nome della dissidenza verso il governo in carica. Prese posizione attiva anche nella guerra civile di Jugoslavia, diventando cecchino a supporto dei serbo-bosniaci.
Nella sua ideologia controversa, Eduard Limonov ha esposto una sua interessante visione della vita che lascia spazio a importanti discussioni sulla percezione sociale dell’esistenza umana e del tempo della vita. Gli anni di carcere, dopo le accuse di cospirazione, sono stati per lui d’ispirazione e crescita, per diventare un uomo migliore. È riuscito a vedere nella prigionia l’opportunità di un’esperienza particolarmente singolare per riuscire ad interfacciarsi con ciò che egli stesso ha chiamato “caos ultraterreno”. Un viaggio tutto interiore e, allo stesso tempo, esteriore alla materia in cui i corpi vivono. Anche la morte, per Limonov, non era niente di che, solo un qualcosa che succede di continuo.
Una vita e un personaggio tanto interessanti, non potevano passare inosservati nel mondo delle storie e dei racconti. Così lo scrittore francese Emmanuel Carrère ha scritto una sua biografia romanzata di successo internazionale, accolta dal protagonista in modo alquanto diffidente perché riteneva lo scrittore un “borghese”, lontano quindi dalle fondamenta ideologiche di Eduard Limonov, che hanno reso possibile l’accadere di tutti questi eventi.
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