Bronisław Kasper Malinowski, nato a Cracovia il 7 aprile 1884, è stato un grande antropologo e sociologo polacco. Durante la Prima Guerra Mondiale, precisamente tra il 1914 e il 1918, Bronisław Malinowski conduce delle ricerche nell’arcipelago melanesiano delle Trobriand. Tornato in Europa, nel 1922 pubblica Argonauti del Pacifico occidentale, un testo che racchiude il resoconto della sua esperienza e che diviene il manifesto di un nuovo approccio di ricerca antropologica. Ecco perché Bronisław Malinowski è considerato il padre fondatore dell’antropologia moderna.
Il fieldwork sostituisce l’antropologia da tavolino
Per comprendere meglio in che modo Bronisław Malinowski rivoluziona il metodo e l’approccio antropologico, è bene fare un passo indietro, tornando alle origini dell’antropologia. L’antropologia culturale nasce nella seconda metà dell’Ottocento. Sebbene alcuni studiosi sostengano che le sue origini risalgono a tempi ancora più remoti, solitamente la nascita dell’antropologia si fa corrispondere alla pubblicazione di Primitive Culture (1871), un libro di Edward B. Tylor. Come si evince dal titolo, il libro racchiude il concetto stesso di cultura e, soprattutto, l’oggetto di studio degli antropologi di allora: i primitivi. A quei tempi, un’Europa civilizzata e modernizzata, si riteneva superiore rispetto a popolazioni ritenute, appunto, primitive, cioè non toccate dal progresso, dalle innovazioni e dalla modernità. Il “diverso” e le differenze culturali divengono, così, oggetto di studio.
Il metodo di ricerca degli antropologi dell’Ottocento, definito ironicamente “antropologia da tavolino”, consisteva in una raccolta di dati estratti da fonti quali: resoconti di viaggiatori, missionari, funzionari coloniali. I testi che contenevano tali informazioni, raccolte durante i viaggi in cui queste persone entravano in contatto con culture lontane, divennero fonte di studio per gli antropologi. Ma fondamentalmente si trattava di riflessioni che non avevano nulla di oggettivo. Lo studio, che avveniva in biblioteca, si basava quindi su pregiudizi, su informazioni ritenute in seguito inattendibili e su un approccio prettamente teorico.
La svolta arriva con Bronisław Malinowski, il quale sperimenta per la prima volta quello che diventerà un nuovo metodo di ricerca, ovvero il fieldwork, la ricerca sul campo, basato su dati racconti attraverso un approccio chiamato “osservazione partecipante”. Il nuovo metodo di ricerca prevedeva, non solo la preparazione teorica, ma anche l’osservazione diretta e ravvicinata della cultura oggetto di studio. Detto in altre parole, l’antropologo doveva partire per andare a vivere con le popolazioni indigene, immergersi completamente nella loro cultura per almeno un anno. In base al nuovo metodo di ricerca proposto da Bronisław Malinowski, apprendere una cultura significava viverne ogni aspetto a stretto contatto con l’indigeno. L’obiettivo finale, infatti era quello di cogliere il punto di vista dei nativi e gli unici due modi per farlo erano il decentramento e il coinvolgimento personale: l’antropologo doveva mettere da parte sé stesso, fare tabula rasa dei propri preconcetti, dimenticare del tutto la propria cultura di appartenenza, tagliare i rapporti con la propria gente e diventare letteralmente “uno di loro”, vivere la loro quotidianità, imparare la lingua, mangiare ciò che mangiavano loro, cucinare come loro e così via.
L’esperienza nelle isole Trobriand
Il resoconto delle ricerche condotte da Bronisław Malinowski nelle isole Trobriand e i risultati ottenuti attraverso il nuovo approccio, sono raccolti nel libro che l’antropologo pubblicherà una volta tornato in Europa, Argonauti del Pacifico Occidentale. In realtà, all’interno del testo, non compaiono alcuni dettagli che abbattono l’immaginario dello studioso “camaleonte”, in grado di immergersi in un ambiente del tutto diverso senza problemi. La verità emerge nel suo Diary, ovvero il diario da campo di Bronisław Malinowski, in cui l’antropologo, giorno dopo giorno, rivela i lati più oscuri e intimi della sua esperienza: le sue difficoltà nel riuscire ad integrarsi, l’angoscia, il senso di spaesamento, la solitudine, la depressione, i momenti di insofferenza e disprezzo nei confronti della popolazione, l’astinenza.
Oggi sono cambiate tante cose: l’oggetto di studio non sono più “i primitivi”, anche perché non c’è più necessità di qualcuno che parli al posto di altri. Ognuno è in grado di parlare di sé e della propria cultura. Cosa cambia? A cambiare è la figura dell’antropologo, che non corrisponde più allo studioso che si stabilisce con la propria tenda e il proprio diario in mezzo a un villaggio sconosciuto per studiarne la cultura in ogni suo aspetto. I nuovi campi di ricerca sono le grandi città, Internet, il turismo, lo sport, la scuola e i processi educativi, l’ambiente e le problematiche legate ad esso, e tanti altri ancora. Tuttavia, il metodo rimane sempre quello concepito da Bronisław Malinowski, ovvero il fieldwork, la ricerca sul campo.
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