I campi di concentramento erano delle strutture carcerarie all’aperto, utilizzate per la detenzione e lo sfruttamento di civili o militari.
Il primo utilizzo dei campi di concentramento, nella storia contemporanea, è riconducibile all’insurrezione cubana del 1896 quando il generale dell’esercito spagnolo Valeriano Weyler, attuò quello che è stato definito un “riconcentramento” della popolazione. Furono bruciate abitazioni e campi coltivati, e poi si passò alla deportazione vera e propria, in zone dove era permesso costruire capanne, delimitate da una “trincea” al cui interno erano gettati tutti i rifiuti ed esternamente circondate da una recinzione di filo spinato, ai cui lati erano presenti solitamente due e o tre soldati.
Col passare degli anni, anche in Sud Africa, dopo la seconda guerra boera, tra il 1900 e il 1902, il comandante britannico Kitchener, deportò in ben cinquantotto campi di concentramento 120.000 boeri, circa metà della popolazione, in gran parte morta, a causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie, epidemie e denutrizione.
La deportazione di civili e militari, non riguardò esclusivamente zone lontane dall’Italia, infatti, a seguito della Rotta di Caporetto circa 300.000 soldati italiani furono imprigionati dagli eserciti degli imperi centrali e fu avviata una vera e propria deportazione, in quelli che erano conosciuti come campi di concentramento, controllati dagli austro-ungarici e tedeschi.
L’uso sistematico dei campi di sterminio o concentramento, si ebbe nell’URSS a partire dal 1917 quando Lenin annunciò che tutti i “nemici di classe”, dovevano in qualche modo esser puniti, proprio come con i criminali. Decisione sistematica e irremovibile che diede inizio all’epoca dei gulag ossia campi di internamento in cui i detenuti erano costretti a lavorare in condizioni disumane, fino alla morte.
I più tristemente “famosi” campi di concentramento sono quelli creati dai nazisti, in Germania: un sistema di prigionia provvisoria, contraddistinta dalla dicitura “lager”, all’interno dei quali venivano rinchiusi oppositori e persone sgradite al regime, costretti ai lavori forzati fino allo sfinimento o alla morte.
I prigionieri dei campi di concentramento, arrivavano stremati e stipati in vagoni ferroviari, dopo aver viaggiato in condizioni al limite della sopravvivenza, senza acqua, né cibo, al caldo o al gelo, in base al periodo. I più deboli, tra i quali tanti anziani e bambini, purtroppo non sopravvivevano a tutto ciò e morivano durante il viaggio. Arrivati ai campi di sterminio, si effettuava una “selezione”, coloro che erano ritenuti ancora abili al lavoro, venivano separati dai loro familiari e destinati alle baracche dei prigionieri, per essere sfruttati fino alla morte. Gli altri, soprattutto, anziani, donne, e bambini, erano condotti nelle camere a gas, dopo essere stati spogliati e depredati di ogni cosa, denti d’oro e capelli compresi; docce, o meglio, camere a gas, all’interno delle quali morivano, a causa dell’immissione di un pesticida letale. I cadaveri venivano poi eliminati nei cosiddetti forni crematori, che riducevano i corpi esanimi in cenere.
All’orrore e alla devastazione fisica e psicologica, di quanto riuscivano a sopravvivere, si affiancò a partire dalla fine del 1941, la terribile rete dei campi di sterminio, studiati analiticamente, per l’eliminazione fisica degli ebrei e degli altri prigionieri. Uno dei più grandi campi di concentramento, fu quello di Auschwitz-Birkenau.
Ecco alcuni dei peggiori campi di concentramento della storia
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Auschwitz: un insieme di campi di concentramento e di sterminio nazisti situati in Polonia durante la Seconda Guerra Mondiale. Migliaia di ebrei, Rom, oppositori politici e altre minoranze sono stati deportati ad Auschwitz e uccisi con il gas o con la fatica estenuante.
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Treblinka: un altro campo di concentramento e di sterminio nazista situato in Polonia durante la Seconda Guerra Mondiale. Qui, circa 800.000 ebrei sono stati uccisi nel giro di pochi mesi.
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Dachau: il primo campo di concentramento nazista, situato in Germania. Migliaia di oppositori politici, ebrei, Rom e altre minoranze sono stati imprigionati e uccisi qui durante la Seconda Guerra Mondiale.
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Gulag: una rete di campi di concentramento e di lavoro forzato in Unione Sovietica durante il regime stalinista. Migliaia di oppositori politici, dissidenti e altre minoranze sono stati deportati nel Gulag, dove sono stati costretti a lavorare in condizioni estreme e spesso sono morti di fame o di freddo.
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Cambodia: durante il regime dei Khmer Rossi in Cambogia negli anni ’70, migliaia di oppositori politici, intellettuali e altre minoranze sono stati imprigionati nei campi di concentramento e uccisi.
Questi sono solo alcuni esempi di campi di concentramento che hanno rappresentato alcuni dei peggiori atti di violenza e di oppressione della storia. Sono stati luoghi dove le persone sono state imprigionate, torturate e uccise solo per il loro credo o per la loro appartenenza a una determinata minoranza.
Campi di concentramento in Italia
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia ha avuto alcuni campi di concentramento in cui sono stati imprigionati ebrei, oppositori politici e altre minoranze.
Uno dei più noti è il campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, situato nella Calabria meridionale. Qui sono stati imprigionati circa 3.000 tra ebrei, apolidi, greci, cinesi, bengasi e slavi, durante il periodo di occupazione nazista dell’Italia. Il campo venne liberato dagli inglesi nel settembre del 1943, ma alcuni ex-internati rimasero a Ferramonti anche negli anni successivi e il campo venne chiuso l’11 dicembre 1945. Per questo, ha il primato di essere il primo campo di concentramento ad essere liberato e il primo ad essere chiuso.
Altri campi di concentramento in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale includono il campo di concentramento di Fossoli, situato nell’Emilia-Romagna, e il campo di concentramento di Pieve di Soligo, situato in Veneto. In entrambi questi campi sono stati imprigionati ebrei e oppositori politici, e molti di loro sono stati deportati nei campi di sterminio nazisti in Polonia.
Durante il regime fascista, inoltre, sono stati utilizzati diversi campi di concentramento per reprimere gli oppositori politici e per perseguire le minoranze, come i Rom e gli omosessuali. Un esempio è il campo di concentramento di Ponza, situato nel Mar Tirreno, dove sono stati imprigionati ebrei, oppositori politici e altre minoranze durante il regime fascista.
Cosa rappresentano i campi di concentramento oggi
Secondo delle tesi storiche avvalorate ancora oggi, i campi di concentramento nazisti, rappresentano un tassello unico nelle sue linee essenziali e in riferimento agli altri esempi riportati.
I campi di sterminio, differenti tra loro per estensione ed autonomia, ma basati sulle stesse disumane, quanto orribili “leggi”, si possono definire un “universo concentrazionario”, all’interno del quale tutto poteva avvenire; un mondo nel quale, la quotidianità si tingeva di crudeltà e violenza, e tutto diventava lotta alla sopravvivenza. Fondamentalmente, ogni persona, ogni deportato, veniva privato della propria umanità, annullata e disumanizzata.
Oggi, grazie alla storia e soprattutto alla memoria, il percorso di disumanizzazione tipico dei campi di concentramento, e l’orrore di cui essi si tingono, appartengono al patrimonio conoscitivo del nostro Paese. Ovviamente, raccontare un percorso e un processo così drammatico, quale era quello dei lager, non è semplice e spesso, la storiografia moderna si tinge di dettagli e nuovi elementi, perfettamente coincidenti con le parole di chi è sopravvissuto a tutto ciò.
Naturalmente, la storia e la memoria dei campi di concentramento, si intrecciano con gli aspetti propri della storia recente, non esclusivamente italiana. Il riferimento in questo caso, è alla persecuzione degli “allogeni”, prima ancora di quella ebraica; ma anche l’occupazione e lo smembramento della Jugoslavia; o ancora, le foibe.
Una serie di tasselli che si configurano come memoria viva dei diversi aspetti tipici dei campi di concentramento, dell’olocausto e della Shoah, per sottolinearne le specificità e le identità e soprattutto per sfatare qualsiasi dubbio e allontanare ogni oblio.
Immagine in evidenza: https://pixabay.com/it/photos/birkenau-auschwitz-concentrazione-402324/
The first “concentration camp” was not in Cuba, at all. Spanish Government, through General Weyler, performed a “reconcentration” in order to protect the civilians of certain regions of the Island, who were attacked by the “mambises” (independentists), destroying their houses, farms and robbing the cattle. By no means there is a connection with what happended in Europe during the Second World War. The Spanish Goverment and the Army did not intend to kill anyone, but just the opposite. It was a tough measure, needed as a consequence of the way the rebels acted during the war, but subject to International War Laws and practices (not the case, sadly and unfortunately, with the German Nazis). The United States ambitioned Cuba at any cost, and the Yellow Press in America started a campaign of lies and false news against General Weyler, the Army and Spain. Those lies have been repeated by cubans (particularly by the Comunist Party, interested in creating a “foreign enemy”) and americans for many years since then. Please, use reliable and independent sources before writing. As a curiosity, let´s inform that similar measures of “concentrating” civilians were used by the Americans themselves during their recent Civil War, prior to supporting the Cuban rebelión against Spain.
The first “concentration camp” was not in Cuba, at all. Spanish Government, through General Weyler, performed a “reconcentration” in order to protect the civilians of certain regions of the Island, who were attacked by the “mambises” (independentists), destroying their houses, farms and robbing the cattle. By no means there is a connection with what later happended in Europe during the Second World War. The Spanish Goverment and the Army did not intend to kill anyone, but just the opposite. It was a tough measure, true, but needed as a consequence of the cruel and destructive way the rebels acted during the war. But it was fully done under International War Laws and practices (not the case, sadly and unfortunately, with the German Nazis). The United States ambitioned Cuba at any cost, and the Yellow Press in America started a campaign of lies and real fake news against General Weyler, the Army and Spain. Those lies have been repeated by cubans (particularly by the Comunist Party, interested in creating a “foreign enemy”) and americans for many years since then. Please, use reliable and independent sources before writing. As a curiosity, let´s inform that similar measures of “concentrating” civilians were used by the Americans themselves during their recent Civil War, prior to supporting the Cuban rebelion against Spain.
Mi permetto di segnalare un ulteriore errore nell’articolo che riguarda il campo di concentramento di Ferramonti. Al suo interno, al massimo della sua capienza, fuori reclusi non più di 3mila persone e non certamente 8mila. Fu un campo tipicamente voluto dal regime fascista e nulla ha a che vedere con l’occupazione nazista. Fu infatti liberato dagli inglesi il 14 settembre 1943. Nel suo interno, certamente il gruppo maggiore era ebraico, con minoranze di perosne non di religione ebraica ma provenienti da paesi nemici del fascismo (greci, slavi, cinesi, etc). La presenza di antifascisti, cioè oppositori del regime, fu di fatto quasi irrilevante: dalle carte documentarie ci fu il passaggio a Ferramonti di alcuni antifascisti che provenivano da Manfredonia un paio di mesi prima della liberazione del campo. Tuttavia, che questi siano davvero poi arrivati a Ferramonti e si siano poi fermati nel campo è posta in dubbio dal fatto che non vi sono tracce della loro presenza fra la documentazione sia degli inglesi che degli stessi ebrei. Probabilmente queste persone immediatamente cercarono di fuggire per aggregarsi alla lotta partigiana invece di oziare a Ferramonti. Per ultimo, mettere Ferramonti alla stregua di campi nazisti non è corretto e forse sarebbe stato meglio prima documentarsi
Gentile professor Rende,
La ringraziamo per le precisazioni, correggeremo l’articolo al più presto.