Il Complesso di Elettra è stato introdotto da Jung, rifacendosi alle fasi della crescita infantile, lavorando sul complesso di Edipo elaborato da Freud, ovvero il corrispettivo maschile, concentrandosi sullo sviluppo emotivo delle bambine.
Jung focalizzò l’attenzione, in particolare, su quella che Freud definiva la fase fallica (3-6 anni), in cui si parla del desiderio della bambina di avere per se il padre, e della competizione inconscia con la propria madre per il possesso affettivo del genitore, ed è una fase di passaggio nell’infanzia femminile. Inoltre, per Freud, a differenza dei maschi che soffrono del Processo di castrazione, ovvero la paura inconscia di perdere l’organo sessuale, le bambine in questa fase soffrono L’invidia del pene, ovvero l’aggressività verso la madre non solo come rivale affettiva verso il padre, ma anche per non averle fatte nascere con l’organo maschile. Lo psicoanalista, quindi, affermava che il complesso di Elettra si sviluppa solo dopo la prima fase dell’infanzia, dove invece nasce un legame emotivo con la madre. Tuttavia questo complesso è destinato a svanire da solo, dopo i 6 o 7 anni, o con l’inizio della fase successiva, e la scoperta della sessualità, ma lo si può ritrovare, in alcuni casi, anche in età più avanzata, con la tendenza di ricercare in un partner gli atteggiamenti del padre.
Ma chi era Elettra? Perché questa fase viene chiamata Complesso di Elettra?
Elettra fa parte della mitologia greca, ed è la figlia di Agamennone e Clitemnestra, di cui ne parlano molti autori. Nell’Orestea di Euripide, Clitemnestra, insieme al suo amante Egisto, uccide Agamennone al suo ritorno dalla guerra, per vendicarsi dell’omicidio a tradimento della figlia Ifigenia, la quale è stata sacrificata dal padre agli dei prima di partire per la guerra di Troia, per buon auspicio. Elettra allora si allea con suo fratello Oreste, con cui si riunisce dopo anni di separazione, dato che lui era creduto morto, convincendolo ad uccidere sia la madre, che Egisto, per punirli. Proprio da qui, da questa vendetta nei confronti della madre, per aver ucciso Agamennone, deriva il complesso di Elettra. La fine di questo mito, secondo Euripide, si conclude con i due fratelli che vengono assolti dagli omicidi grazie ad Apollo, il quale riesce a convincere Atena a liberarli dalle accuse delle Erinni, ovvero la personificazione della vendetta. Nell’Elettra di Sofocle, ad esempio, è Oreste ad avere l’ordine di uccidere la madre, da parte di Apollo, ma comunque la vicenda viene incentrata su quello che poi sarà il complesso. Infatti, dopo essere tornato a Micene dalla sorella sotto falsa identità, capisce di potersi fidare e pianificano l’omicidio. Anche se è lui il protagonista, le riflessioni sono incentrate su Elettra, dato che è alimentata da questa vendetta verso la madre, tanto che vorrebbe essere stesso lei a compiere l’omicidio in ricordo del padre.
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