Dracula è un romanzo modernista come l’Ulisse di James Joyce o Gita al faro di Virginia Woolf? Una tesi che può cambiare l’approccio critico
Dracula è il famoso romanzo dell’orrore dello scrittore scozzese Abraham “Bram” Stoker pubblicato nel 1897. Si tratta di una delle opere più famose della letteratura inglese, il romanzo che consacrò l’immagine del vampiro attraverso il famosissimo Conte Dracula (ispirato al sovrano Vlad Tepes III noto come l’Impalatore), il signore della Transilvania che si reca a Londra grazie all’avvocato Jonathan Harker dove ha l’occasione di scontrarsi con il dottor Abraham Van Hellsing e di innamorarsi di Mina Murray. Il successo di questo libro ispirò diversi romanzi, fumetti, film, serie tv, videogiochi e anime mentre il suo antagonista divenne uno dei personaggi più noti nella cultura popolare.
Dracula: un classico non solo del genere horror ma anche del Modernismo
Nonostante la sua fama immortale, il romanzo di Stoker è stato spesso messo da parte dagli studiosi italiani che (a differenza degli omologhi angloamericani) hanno spesso mostrato disinteresse verso alcuni romanzi fantascientifici, fantasy e dell’orrore in quanto considerati più vicini al consumo e non all’alta letteratura. Una posizione sbagliata dal momento che Il Monaco di Matthew Gregory Lewis, Frankenstein o Il moderno Prometeo di Mary Shelley, Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson e Il Golem di Gustav Meyrink fanno parte dei classici della cultura occidentale nonostante appartengano alla categoria del romance.
Se Frankenstein di Mary Shelley è considerata un’opera figlia del Romanticismo assieme alle poesie di Samuel Taylor Coleridge, George Gordon “Lord Byron”, John Keats, a I promessi sposi di Alessandro Manzoni, alle raccolte di fiabe dei Fratelli Grimm e ai racconti di Edgar Allan Poe, allora Dracula può condividere un posto all’interno del Modernismo tra James Joyce, Virginia Woolf, Italo Svevo, Luigi Pirandello, Thomas Mann, Marcel Proust e Robert Musil nonostante si inizi a parlare di Modernismo solo negli anni Venti mentre Dracula fu pubblicato nel 1897.
Un vampiro che si muove tra giornali e fonografi: il passato si confonde nella modernità
Il critico letterario italiano Francesco Orlando dedicò alcune riflessioni sul romanzo di Stocker nella sua opera Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura. Rovine, reliquie, rarità, robaccia, luoghi inabitati e tesori nascosti, pubblicata da Einaudi.
La scelta di considerare Dracula (personaggio ispirato al Conte Vlad) un’opera modernista è dovuta alla struttura del romanzo definibile “polifonica” come quella dell’Ulisse di Joyce. I lettori sanno con certezza che Dracula è un romanzo epistolare ma oltre alle lettere ci sono anche altri mezzi di comunicazione diversi: le pagine dei quotidiani londinesi, le registrazioni riprodotte da fonografi, gli atti notarili e gli scritti dattilografici. L’autore rappresenta una Londra di fine Ottocento oramai presa dalla modernità e “traghettata verso il nuovo secolo” eppure c’è un qualcosa che si muove tra gli ignari cittadini. Il vampiro è un non-morto proveniente dal passato irrazionale dell’uomo ma riesce a muoversi in un mondo in cambiamento che non ha più nulla in comune con quello dei secoli precedenti. Il nobile romeno ha abbandonato la tetra e oscura Transilvania per trasferirsi a Londra, la città europea che rappresenta il cuore pulsante dell’impero britannico rafforzatosi grazie alla politica della regina Vittoria, un vero centro culturale ed economico per il Vecchio Continente. La capitale di questo impero è una città dove il ceto borghese e quello aristocratico sono presi dalla scienza e dal mito del progresso, mentre una parte della popolazione più povera vive in quartieri squallidi e malfamati dove dominano molte bande criminali e il tasso di prostituzione è molto alto.
L’importanza della psicologia in Dracula
Un curioso dettaglio è l’interesse di Stoker verso il mondo onirico. Il blog letterario La Stanza 101 afferma che negli anni in cui Dracula venne pubblicato, letto e apprezzato, il giovane psicoanalista austriaco Sigmund Freud muoveva i primi passi in quella che viene considerata la maggiore svolta del Novecento assieme agli studi sulla relatività di Albert Einstein.
Il signore dei vampiri decide di sedurre le due fanciulle della vicenda, ossia Lucy Westenra e Mina Murray, sfruttando i loro sogni. La sfera psicologica si manifesta anche nel rapporto tra Dracula e il povero Renfield, avvocato inviato in Transilvania e poi ricoverato dal dottor Seward in un manicomio a causa della sua follia e della zoofagia. Il povero Renfield non è pazzo piuttosto è stato ipnotizzato dal vampiro per tramutarsi in un suo schiavo personale costretto a eseguire tutti gli ordini imposti dal padrone.
In conclusione, è possibile dedurre che lo scrittore scozzese voleva esplorare le paure umane di fronte al moderno e al nuovo secolo, per questo Dracula è un romanzo efficace per esplorare la sfera psicologica dell’individuo e molto più di un semplice horror.
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