Effetto Mandela. Sicuramente ne avrete sentito parlare, e probabilmente ne siete anche stati testimoni, magari durante una discussione con un amico, un parente, un collega, su come fosse fatto qualcosa o sulla veridicità di un avvenimento. Questo perché, appunto, l’effetto Mandela si riferisce ad un tipo molto comune e discusso di falsa memoria, situazione per cui una vasta massa di persone è fermamente convinta che un evento si sia verificato quando in realtà non è accaduto. Osservando l’origine dell’effetto Mandela, alcuni esempi famosi, così come anche alcune potenziali spiegazioni per questa strana confluenza di percezioni possono aiutare a far luce su questo fenomeno unico.
Origini del termine
Il termine è stato coniato da Fiona Broome nel 2009, quando, durante una conferenza, ha iniziato a parlare con altri partecipanti della tragedia del precedente presidente sudafricano Nelson Mandela e della sua morte in una prigione sudafricana negli anni ’80; tuttavia, egli in realtà morì nel 2013 in casa sua (motivo per cui questo fenomeno porta il suo nome). Broome ha parlato con altre persone dei suoi ricordi difettosi, ed ha appreso che non era sola.
Le persone con cui ha parlato ricordavano di aver visto la copertura giornalistica della morte di Mandela, così come un discorso fatto dalla sua vedova. Fu strano ed inquietante anche per Broome scoprire il quantitativo di persone che condividessero con lei questo falso ricordo; sorprendente è pensare che tutti riuscivano a darle una descrizione dettagliata dello stesso, nonostante non fosse mai avvenuto!
Fiona ha quindi aperto il suo sito Web per discutere di quello che ha chiamato “Effetto Mandela” e altri incidenti simili a questo evento.
Esempi comuni dell’effetto Mandela
Per capire meglio quanto comune sia questo fenomeno, vediamo gli esempi più famosi.
- Il monocolo dell’omino del Monopoli: in molti sono da sempre convinti che Mr. Monopoli indossi un monocolo, ma ahimè, non è mai esistito!
- La coda di Pikachu: alcuni bambini degli anni ’90 ricordano chiaramente i dettagli neri sulla coda del personaggio dei Pokemon. Tuttavia, in realtà, è solo gialla.
- Monnalisa: nonostante le numerose polemiche che circondano il famoso dipinto di Leonardo da Vinci, uno spicca tra gli altri. Alcuni appassionati di storia dell’arte giurano che Mona Lisa avesse un sorriso più definito dipinto sul viso di quello che ha adesso.
- Ripensa alla tua infanzia quando leggevi i libri di “Il curioso come George” o guardavi il cartone animato in TV. Ti ricordi una coda? Se la risposta è sì, potresti essere segretamente un viaggiatore del tempo che rimbalza tra universi paralleli. Curioso come George sia una scimmia, vero, ma senza coda!
- Potresti conoscere l’universo che ci ha regalato personaggi memorabili come Bugs Bunny, Titti, Duffy Duck nei panni dei Looney Toons. Tuttavia, la Warner Brothers ha prodotto la serie come “Looney Tunes“.
- Non importa quanti anni hai, è probabile che tu abbia visto Biancaneve e i sette nani almeno una volta. All’inizio del film, se ricordi la famigerata battuta di Malefica “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” potresti essere nell’effetto Mandela! La battuta effettiva è “Specchio servo delle mie brame…“
- “Luke, io sono tuo padre”. Anche chi non ha mai visto Star Wars conosce questa iconica citazione. Purtroppo però il nome di Luke non viene fatto da Darth Vader. Tra gli esempi, forse questo è il più noto.
Come si scatena l’effetto Mandela?
Adesso esaminiamo le potenziali cause dell’effetto Mandela.
- Priming
In psicologia, il fenomeno del priming consiste nell’esposizione ad uno stimolo che influenza direttamente la risposta di un individuo ad uno stimolo successivo.
Un esempio di questo fenomeno è quando qualcuno sente la parola “cielo” e pensa immediatamente ad altri termini correlati come “nuvola” o “stelle”, il che avviene sicuramente più rapidamente di altre parole invece non correlate. Conosciuta anche come suggestionabilità, essa influenza la memoria e la reazione di una persona. Facendo un esempio più pratico: tra la frase “Hai preso il libro verde dallo scaffale?” e “Hai preso qualcosa dallo scaffale?” la più evocativa è assolutamente la prima. Questo perché la seconda frase contiene un quesito più generale, mentre la prima descrive l’azione di prendere un oggetto specifico, che in questo caso è il libro verde. Quindi, la prima domanda ha un’influenza più sostanziale sulla memoria rispetto alla seconda. - False memory (falsi ricordi)
Il concetto di false memory fornisce un’altra potenziale spiegazione per l’effetto Mandela. I falsi ricordi sono definiti come “ricordi distorti di un evento”. Alcuni falsi ricordi contengono elementi fattuali e assomigliano molto all’evento reale in questione. Tuttavia, altri falsi ricordi sono completamente erronei. Sicuramente può essere disturbante o una forma di disagio pensare che ricordiamo chiaramente degli avvenimenti che magari in realtà non sono avvenuti, ma purtroppo è vero che il fenomeno dei falsi ricordi è più comune di ciò che si possa credere. C’è da ricordare però che la memoria non funziona come una macchina fotografica o un dispositivo di registrazione, dove oggettivamente cataloghi immagini o registri eventi e nella loro forma più pura; dunque mettere in dubbio la veridicità di ciò che crediamo non è detto sia qualcosa di negativo. - Confabulazione
Anche le confabulazioni potrebbero essere un meccanismo alla base dell’effetto Mandela. Le confabulazioni sono essenzialmente false dichiarazioni o aneddoti di eventi che non hanno supporto fattuale o prove pertinenti. Sebbene le confabulazioni siano tecnicamente piene di informazioni e idee errate, il soggetto che racconta la storia considera i suoi ricordi come fatti reali. Ovviamente è importante notare che le persone non confabulano intenzionalmente. Gli individui sono per lo più inconsapevoli delle informazioni che potrebbero rendere le loro storie imprecise e non possono fornire spiegazioni migliori in virtù della loro convinzione. Basti pensare al fatto che confabulare è un sintomo comune di specifiche condizioni di memoria neurologica come l’Alzheimer e altre malattie della demenza. Quando qualcuno con demenza confabula, non sta tentando volutamente di ingannare o mentire, semplicemente non ha le informazioni necessarie per richiamare con precisione un ricordo o un evento specifico.
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