Il paradosso di Buridan, che cos’è?

Il paradosso di Buridan

Il paradosso di Buridan, chiamato anche “l’Asino di Buridan” oppure “Il paradosso dell’asino” è un paradosso attribuito al filosofo francese Jean Buridan (chiamato all’italiana Giovanni Buridano). Fu allievo di Guglielmo da Okham, professore di filosofia e rettore dell’università di Parigi.
Il paradosso è molto semplice: “Un asino affamato, si ritrova con due balle fieno, della stessa grandezza e stessa misura, e non c’è nulla che lo convinca ad andare da una parte piuttosto che dall’ altra. Così, l’asino muore di fame”.
Le origini di questo paradosso sono molto ambigue: nonostante nella cultura contemporanea questo enunciato prenda il nome di Buridan, non sembra esserne lui il vero autore, si suppone, infatti, che questo paradosso non si trovi negli scritti del filosofo, non essendo coerente alle sue idee. Ma è probabile che la storia sia derivata da un passo del De Caelo di Aristotele (dove venne descritta la stessa situazione, solo che al posto dell’asino c’era un uomo) di cui Buridan ne parlò in aula. In quel momento ci dev’essere stata una discussione con i suoi studenti che venne documentata, probabilmente da uno di essi.
A conferma di questa teoria, prima che Buridan diventasse professore dell’Università di Parigi, Dante Alighieri, nel IV Canto del Paradiso, usa la stessa metafora per esprimere un dubbio da rivolgere alla sua amata Beatrice, senza però parlarne.
È proprio di questo che parla il paradosso: il dubbio, l’incertezza; nonostante la situazione sembra essere a favore dell’individuo, non si agisce. Senza contare chi l’abbia davvero scritto o da quanto tempo sia entrato a far parte del linguaggio parlato, il paradosso ha una forte connotazione psicologica, riflettendo sul peso che l’essere umano si ritrova ad affrontare davanti a delle scelte.
Come poi si può dedurre, il non prendere una scelta, alla fine, porta solo all’autodistruzione: come può essere la morte di fame per l’asino; per una persona, trovandosi a dover scegliere su come gestire la sua vita, il suo futuro, la propria famiglia, il non scegliere può portarlo a un peggioramento della sua situazione.

Quante volte davanti a una scelta, anche se entrambi i lati sembrino favorevoli a dei miglioramenti, ci si ritrova impietriti e incapaci di fare la nostra mossa?
Ma cos’è che, effettivamente, frena la nostra mente? Eventuali conseguenze, il fallimento, la mancanza di costanza e determinazione, la paura, l’ansia. Le persone sono talmente bloccate in questo bivio, tra due strade, che decidono di crearne una terza: stare fermi, non muoversi, non cambiare la situazione, non agire.
Se quindi sono queste le principali ragioni di questo stato mentale di paralisi, allora, proprio come Buridan parla nella sua “teoria dell’impeto”: applicando una forza a un corpo, dando a quest’ultimo un “impeto”, esso darà al corpo la capacità di muoversi a una data velocità, finché non incontrerà altri ostacoli.
In parole povere, per agire basterà una piccola spinta in avanti, e qualsiasi scelta si prenderà, si andrà avanti finché non ci sarà un altro ostacolo da superare.

Fonte immagine articolo Il paradosso di Buridan, che cos’è? : Wikipedia

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