Il principio della rana bollita è una metafora utilizzata e raccontata dal famoso filosofo, linguista, scienziato cognitivista e attivista politico Avram Noam Chomsky, nonché fondatore della grammatica generativo-trasformazionale (uno dei concetti chiave della linguistica del XX secolo).
Cos’è il principio della rana bollita?
Il principio della rana bollita descrive il comportamento che ha l’uomo riguardo situazioni avvilenti: adattarsi e rimanere passivi di fronte allo svolgersi di quest’ultime, senza preoccuparsi delle conseguenze che potrebbero causare e senza opporsi, per pigrizia, mancata volontà, inconsapevolezza o menefreghismo.
«Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50°C avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.»
(Il principio della rana bollita tratto del libro Media e Potere di Noam Chomsky).
Quando si verifica? Le situazioni quotidiane
Il principio della rana bollita di Chomsky prende vita in molte e diverse occasioni come, ad esempio, le relazioni tossiche. Spesso si tende a non vedere quelli che sono i primi campanelli d’allarme, giustificandoli o ignorandoli. All’inizio non ci si rende conto che la violenza psicologica, verbale o, peggio ancora, fisica sia una red flag notevole del partner, questo poiché la si riconduce a momenti di stress o in generale si pensa sia una situazione temporanea.
Spesso succede che la manipolazione avvenga in maniera talmente lenta da non essere percepita. Ciò porta a una sorta di accettazione di queste condizioni, come se reagire non rientrasse minimamente tra le opzioni che l’essere umano ha, lasciandosi sopraffare e subendo in maniera passiva. Cosa accade quando si resta immobili di fronte a cose del genere?
L’accumulare porta allo sfinimento e la storia prende una brutta piega, finendo spesso in maniera drammatica.
Come evitare di finire come la rana
Secondo il principio della rana bollita, Chomsky descrive gli esseri umani che si adattano a queste situazioni come dormienti poiché, come si sa, quando si dorme difficilmente si riesce a capire cosa succede intorno a noi (non a caso esiste il proverbio “chi dorme non piglia pesci”).
Ma cos’è che causa l’assuefarsi dell’uomo che lo porta a non reagire? Una delle principali cause è la neofobia (paura dell’ignoto) e la paura del futuro. Non si reagisce perché non si sa cosa aspettarsi dopo, ciò genera il timore di non riuscire a gestire quell’eventuale situazione che porta alla scelta di restare fermi.
L’unico vero modo per evitare di bollire come ha fatto la rana è quello di prendere consapevolezza e reagire attivamente, senza lasciare che le cose facciano il loro trascorso standole a guardare da fuori.
Ecco cosa insegna il principio della rana bollita di Chomsky, se non si vuol finire come la rana bisogna prendere in mano la situazione.
Fonte immagine per l’articolo “Il principio della rana bollita”: Wikimedia Commons (di James Lee)