Qual è il segreto per la felicità? Questa è la domanda che da secoli attanaglia l’essere umano. Nel corso degli anni poeti, scienziati e filosofi hanno provato a dare una risposta univoca che andasse bene per tutti, ma mai nessuna risposta è stata abbastanza valida. Il concetto di felicità è così complesso e contestuale che sarebbe impossibile definirlo in maniera netta per tutta l’umanità. Al giorno d’oggi l’essere umano è bombardato, anche a causa del quotidiano uso dei social network, che di più è meglio. Essere più positivi, impegnarsi di più, fare di più, uscire di più, lavorare di più è considerato un bene, quasi al punto da essere considerato il vero segreto della felicità. In questo contesto c’è un filosofo in particolare che andando controcorrente ha sviluppato una teoria opposta: la legge di inversione, il suo nome è Alan Watts e si tratta di un filosofo che ha fatto da ponte tra le dottrine orientali dello zen e l’Occidente .
La legge di inversione
La legge è abbastanza complessa da capire e per avvicinarsi il più possibile ad essa bisogna ragionare in negativo: più si emula qualcosa e più si è lontani da ciò che si vuole emulare, più si desidera e più si è lontani dall’oggetto del desiderio, più si tenta disperatamente di diventare ricchi e di successo e più ci si sentirà dei poveri falliti. Watts disse: «desiderare un’esperienza positiva è un’esperienza negativa, accettare un’esperienza negativa è un’esperienza positiva». Cosa significa? Secondo la legge di inversione rincorrere qualcosa disperatamente, impegnarsi il più possibile per ottenere qualcosa, tentare di costruire la vita perfetta alla ricerca della felicità non significa altro che rendersi infelici a vita. Essere ottimisti a ogni costo pensando che il bene attragga il bene, il positivo attragga il positivo e il successo attragga il successo è errato, questo perché nel momento della delusione la negatività si accentuerà ancora di più.
Ad esempio, nel mondo moderno, le nostre pagine social sono bombardate da slogan positivi che non fanno altro che distrarre dalle sventure della vita, si è continuamente incoraggiati a non essere negativi, come se essere tristi un giorno, fosse fortemente nocivo e quella malinconia vada evitata ad ogni costo. Questa paura della negatività e dei sentimenti tristi secondo Alan Watts non fa altro che far vivere all’interno di una bolla, non permettendo alla persona di creare i propri anticorpi alla tristezza e alle cose negative della vita. Cercare di evitare i problemi e di essere sempre ottimisti e al massimo delle forze paradossalmente, non farà altro che abbatterci sempre di più quando arriveranno i momenti no. Se ci si sofferma un attimo a pensare ci si rende conto che un minore sforzo ci porta a un risultato migliore.
Quante volte è capitato di provare a fare qualcosa e senza impegno, di riuscirci in maniera impeccabile: il motto perfetto per interpretare la legge di inversione è «non provarci». Questo non significa non raggiungere degli obiettivi, non inseguire i propri sogni o lasciarsi andare completamente ma significa accettare le cose negative che ci accadono e reagire in maniera positiva ad esse. Comprendere che inseguire costantemente la felicità non porti necessariamente al raggiungimento di essa e che nella vita c’è bisogno di un equilibrio. La legge di inversione si presenta quindi come un assoluto momento di rottura rispetto all’ottimismo sfrenato davanti al quale ci si ritrova ogni giorno, ci ricorda di sederci un attimo, fare un bel respiro e smettere di tentare così disperatamente di creare una vita senza negatività e attimi di sconforto.
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