Lebensraum: la teoria dello spazio vitale nel colonialismo israeliano

Lebensraum: lo spazio vitale nella geopolitica di ieri e oggi

Per la teoria del Lebensraum (“spazio vitale”), uno stato è come un essere senziente: più si espande, più ha bisogno di nutrirsi per raggiungere un punto di equilibrio nel proprio fabbisogno. La Germania del Terzo Reich stava vivendo una crescita demografica incontrollata, che condusse Hitler a giustificare l’espansione territoriale verso est e l’assoggettamento dei popoli slavi, in modo da dare a una Germania sempre più popolosa quella porzione di territori in più di cui necessitava per raggiungere un livello di autosufficienza tale da non dover competere con nessun’altra superpotenza. Analogamente, dal 1967 lo stato di Israele continua a imporre insediamenti illegali in Palestina, allargandosi e inglobando sempre di più la Cisgiordania nella propria amministrazione, il tutto accompagnato da una retorica simil-nazista che si poggia, chissà se consapevolmente o meno, sul Lebensraum come base fondante. 

1. Lebensraum: dalla biogeografia con Ratzel alla geopolitica con Haushofer

In realtà, in origine l’idea di Lebensraum non aveva alcun legame con il nazismo, e fu concepita da Friedrich Ratzel, noto etnologo e geografo, che la applicò nell’ambito della bio e zoogeografia: Ratzel si riferiva, nello specifico, a un’area geografica all’interno della quale si sviluppano una o più determinate specie animali, che cooperano in un complesso sistema di armonia e convivenza sfruttando tutto lo spazio a loro necessario. Il passaggio alla geopolitica avvenne con Rudolf Kjellén, di fatto considerato il padre della disciplina, da cui poi giunse alle orecchie del generale e politologo Karl Haushofer, che divenne, a tutti gli effetti, il cervello della macchina politica di Hitler e dei nazisti. Haushofer aveva fondato la Società Vril, un’associazione segreta, fortemente razzista e antisemita, basata sulla teoria dell’origine della razza ariana in Asia Centrale e la sua successiva migrazione in Europa: in virtù di ciò, il generale sostenne la necessità di riconquistare i territori attraversati dagli ariani nel corso delle migliaia di anni della loro diffusione (Europa dell’Est, Russia e Asia centrale), in modo da restituire alla Germania la sua estensione territoriale originaria, tale da garantirle lo spazio più ampio possibile in cui operare e cercare approvvigionamento. 

2. Il Lebensraum e il legame con i fascismi

Anche le altre due potenze dell’Asse, l’Italia fascista e il Giappone imperiale, inclusero nel proprio programma politico un concetto più o meno analogo a quello di Lebensraum. Per Mussolini, lo spazio vitale fu lo strumento ideologico atto a giustificare le operazioni di conquista coloniale nel continente africano, che però, a differenza di quelle naziste, erano maggiormente proiettate a una “civilizzazione” dei popoli assoggettati, piuttosto che a una pulizia etnica. Similarmente, il Giappone contemplò un ambizioso progetto che assunse il nome di “Sfera di co-prosperità della Grande Asia orientale“, con l’obiettivo di istituire un’unione politica ed economica comprensiva di tutte le colonie giapponesi nel Pacifico, nell’Indiano, in Asia orientale e centrale, all’interno della quale l’Impero giapponese avrebbe svolto il ruolo di leader e forza stabilizzatrice, non senza aver lasciato dietro di sé un’orrenda scia di sangue e di crimini di guerra.

3. Israele e i suoi insediamenti illegali in Palestina

Purtroppo, la sete territoriale contemplata dal Lebensraum continua a manifestarsi, in tempi odierni, nell’occupazione illegale e indiscriminata di territori a danno di altre popolazioni, testimonianza del fatto che il colonialismo è, ancora oggi, una realtà viva e pulsante.
Come fa notare anche Amnesty International, è dalla fine della guerra dei sei giorni nel 1967 che Israele occupa illegalmente territori in Palestina, sgomberando migliaia di palestinesi dalle loro terre, negati del diritto al ritorno, o assoggettandoli a durissime condizioni di vita, tra cui vincoli nella libertà di movimento. Questi territori, veri e propri insediamenti, sono concepiti per la fruizione esclusiva dei coloni israeliani, concentrando l’accesso all’acqua e alla terra, e dunque l’economia nella sua interezza, nelle mani di questi ultimi, negandolo invece ai palestinesi. Sono inoltre frequentissimi gli attacchi di violenza indiscriminata da parte dei militari e dei coloni israeliani rivolti alle comunità palestinesi: secondo un recentissimo articolo dell’UNICEF, un totale di 143 bambini palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania (Gerusalemme Est compresa) dall’ottobre dell’anno scorso, contro i 41 uccisi nei nove mesi precedenti, registrando dunque un’impennata del 250% nel numero delle vittime.

4. Il Lebensraum e il colonialismo israeliano

In che modo il Lebensraum giustifica tutto ciò? Si legge in questo recente tweet di Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano e leader del partito di destra Likud, la seguente dichiarazione:

The Jewish people are not occupiers in their own land, including in our eternal capital Jerusalem nor in Judea and Samaria, our historical homeland. No absurd opinion in the Hague can deny this historical truth or the legal right of Israelis to live in their own communities in our ancestoral home.

Da ciò ne emerge che, in barba al diritto internazionale e alle dichiarazioni dell’Aia, Israele rivendica non solo il diritto, ma perfino il dovere di protrarre la propria espansione nei territori palestinesi occupati, sulla base di un legame biblico che unirebbe la comunità ebraica ai suddetti territori. Tale fagocitazione è necessaria per l’autosufficienza degli israeliani e per la sopravvivenza del loro Lebensraum.  Analogamente, Adolf Hitler considerava necessaria per la sopravvivenza della Germania l’occupazione di nuovi territori, in modo da ricostituire una primordiale e originaria comunità ariana pregna di simbologia religiosa e pagana. Da un lato un sistema concepito per il benessere degli israeliani a danno dei palestinesi, dall’altro un sistema concepito per il benessere degli ariani tedeschi a danno dei popoli colonizzati considerati inferiori. 

L’equivalenza ideologica tra il sionismo e il nazismo è a dir poco paradossale, e la teoria del Lebensraum ne è l’anello di congiunzione: a distanza di 79 anni dall’Olocausto, sembra quasi di riscontrare una convergenza tra vittime e carnefici. Non smettiamo, infatti, di ricordare che la Striscia di Gaza è ora un campo di sterminio a cielo aperto: al 19 giugno 2024 il numero delle persone uccise ammonta a 37.396, e solo ieri l’ennesimo raid israeliano nell’area di Khan Younis ha mietuto la vita di altri 70 palestinesi, dopo aver emesso l’ordine di evacuazione da quella che è una zona umanitaria. Nulla può giustificare un genocidio in atto: Israele deve subito porre fine all’occupazione della Palestina. 

Fonte immagine: Wikimedia Commons (Czech160)

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