Endimione e Selene incarnano, con la loro storia, uno degli episodi più delicati e toccanti della mitologia greca. Una grande storia d’amore, di quelle che lasciano l’amaro in bocca ma che non esitano a gettare, nel cuore di ognuno, un germe di speranza per cui i due protagonisti si possano, un giorno, ricongiungere nuovamente per vivere il loro amore in maniera totale e senza ostacoli.
Mitologia di un amore
Lei, dea della luna piena, diversamente da Artemide, che è personificazione della luna crescente, e da Ecate, la luna calante. Figlia dei Titani Iperione e Teia, Selene era sorella di Elios, il Sole, e di Eos, l’Aurora. Il suo culto si diffuse soprattutto in Elide ma, con il tempo, venne associata, per alcuni aspetti, ad Artemide-Diana, dea della caccia legata alla Luna e sorella di Apollo, dio del Sole. I romani la chiamavano semplicemente Luna e le avevano dedicato due templi, uno sull’Aventino e l’altro sul Palatino. Iniziava il suo tragitto nel cielo nel preciso istante in cui tramontava il Sole, suo fratello. Percorreva la volta celeste su un carro trainato da cavalli bianchi, oppure su un toro, un mulo o un cervo, secondo le diverse tradizioni del mito.
Endimione (in greco antico: Ἐνδυμίων, Endymíōn), invece, è un personaggio della mitologia greca di dubbia identità, a seconda delle regioni da cui provenivano le fonti, con varie storie e vari miti che riportano il suo nome, riconducendolo, sempre, a lei, a Selene. Il suo nome significa “uno che si trova dentro”, stretto dalla sua amante. Il nome è anche riconducibile a ἐνδύ(ν)ω, che significa “mi rivesto”, “entro dentro”, “mi immergo“. Alcune fonti lo ritengono figlio di Etlio e di Calice. Secondo queste versioni, sposò la naiade Ifianassa da cui ebbe Etolo, Peone ed Epeo ed una figlia di nome Euricida. Secondo Pausania il nome della moglie era diverso e poteva essere Asterodia, Cromia od anche Hyperippe.
Egli, per alcuni, è un pastore dell’Anatolia che porta spesso a pascolare il suo gregge nelle valli ai piedi del monte Latmio, nella Caria, un cacciatore della tribù degli Eoli per altri o, come è riportato ne La Biblioteca dello Pseudo-Apollodoro, un condottiero, di origine carica ed eolico di razza, che strappò il trono a Climeno, come narra Pausania nella sua Periegesi della Grecia, aggiungendo che lì era conservata una sua statua nel tesoro di Metaponto, e che usava spesso addormentarsi ai piedi di un monte, divenendo quel principe che si diceva vivesse nella zona circostante dell’Elide.
Endimione e Selene
Secondo la versione più famosa, quella di Apollonio Rodio, una calda notte d’estate, il giovane Endimione s’abbandonò al sonno in un boschetto del monte Latmio, al riparo dagli alberi. Qui un fascio di luce pallida illuminò il suo volto e Selene, che lo aveva scorto dal suo carro lunare, scese sulla terra per ammirarlo più da vicino. La dea s’innamorò perdutamente di quel giovane, e da allora, ogni notte, scendeva dal cielo per dormire accanto a lui finché si presentò a Zeus, chiedendogli di rendere immortale il suo giovane amante. Il padre degli dèi propose al ragazzo di scegliere tra una vita normale, senza Selene, oppure un sonno eterno, che tuttavia lo avrebbe reso immortale e giovane per sempre: Endimione scelse la seconda possibilità, così da godere in eterno dell’amore della dea che, da allora, si reca ogni notte di “luna nuova” sul Latmio, nella grotta dove si trova il talamo nuziale con Endimione addormentato.
Un’alternativa vuole che, mentre lo osservava con commossa ammirazione abbandonato al sonno, Selene pregò ardentemente Zeus di mantenerlo eternamente in quello stato. In entrambi i casi il desiderio venne esaudito ed Endimione sprofondò in un sonno ed in una giovinezza eterna, piena di amore: le cinquanta figlie che si attribuiscono alla coppia vengono equiparate ai 50 mesi che devono trascorrere da un’edizione dei giochi olimpici antichi all’altra.
La versione di Licinnio di Chio racconta invece che fu Hypnos, il dio del sonno, a rimanere affascinato dalla bellezza del giovane uomo: gli donò così la facoltà di “dormire ad occhi aperti”, così da permettere al dio di poter ammirare a pieno il suo volto.
Anche Properzio, Cicerone e Teocrito riprendono il mito di Endimione, ma senza aggiungere alla leggenda nulla di nuovo.
Altre fonti ancora parlano di un amore segreto e proibito con Era la regina degli dèi Olimpi; una volta scoperto da Zeus, il giovane venne costretto a 50 anni di sonno continuo dal padre degli dèi. Variante di quest’ultima leggenda sostiene che il giovane fu obbligato da Zeus a dormire per trent’anni senza mai svegliarsi, come punizione per aver cercato di insidiare Era. Secondo tale versione del mito fu la dea Artemide che scoprì Endimione dormiente e, incantata dalla sua bellezza, prese a recarsi ogni notte a guardarlo.
Versione completamente distante prevede Selene invaghita del dio Apollo, che non ricambiava il suo trasporto. Vedendola così abbattuta, Eros, dio dell’amore, le fece diffidare del dio, confidandole che avrebbe fatto meglio a cercare l’amore vero. Sfiduciata, Selene iniziò a percorrere il cielo notturno sul suo cocchio argentato e la sua attenzione venne catturata da una melodia proveniente da un bosco, situato ai piedi del monte Latmo. Scese a quel punto dal cocchio ed entrò a piedi nel bosco, seguendo il suono della musica, fino a che non scoprì il re dell’Elide, Endimione, che cantava e suonava la cetra e che le insegnò il vero Amore. Ogni sera Endimione si recava sul Latmo ad aspettarla e, quando lei non poteva scendere dal suo cocchio d’argento, s’addormentava alla luce bianca della luna. Apollo, geloso adesso delle attenzioni che Selene riservava ad un altro, ordinò ad Hypnos di trovare un modo per impedire ai due di incontrarsi ed Hypnos fece sprofondare in un sonno profondo Endimione ma Eros redarguì Hypnos e, al posto di destinare Endimione ad un sonno eterno, in modo tale da non fargli più vedere Selene in cielo, fece in modo di lasciarlo dormire con gli occhi aperti, cosicché potesse almeno osservare l’amata. Quando Selene la sera raggiunse la grotta, capì ciò che era accaduto. Stremata dal pianto, Selene s’addormentò e, nel sonno, sentì una voce che la chiamava. Endimione le andava incontro in sogno e così accadde per le notti a venire: in quella dimensione tra realtà e fantasia, Endimione ora poteva amare e vivere Selene in ogni momento. Hypnos non aveva maledetto Endimione: gli aveva donato l’eternità.
Plinio il Vecchio, infine, mettendo notevole distanza con le struggenti vicende amorose del giovane addormentato, cita Endymion come il primo uomo ad osservare con estrema attenzione le fasi lunari, origine simbolica del proprio amore.
Nel 1935 l’Unione astronomica internazionale ha chiamato cratere Endymion un cratere lunare.
Arte
Al nome di Endimione si lega una delle testimonianze monumentali più importanti dell’arte funeraria romana. Il mito di Selene ed Endimione è raccontato, infatti, su un sarcofago esposto nell’Aula X del Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, che risale agli inizi del terzo secolo dopo Cristo e proviene da Cesano di Roma.
Endimione, e la sua amata Selene, sono stati per secoli soggetti prediletti di vari artisti, ciascuno attratto a proprio modo dall’incredibile suggestione evocata dalla storia d’amore.
Esiste un Endimione dormiente, dipinto rinascimentale di Giovanni Battista Cima e una statua neoclassica omonima di Canova.
Abbiamo, poi, Endimione (1872), di George Frederic Watts, uno del 1886, di Hans Thoma, ed un altro, del 1893, di John William Godward. Sono stati realizzati i dipinti Endimione e Selene (1713), di Sebastiano Ricci, Il sonno di Endimione (XVII secolo), di Pietro Liberi, la tela omonima del 1756 di Nicolas-Guy Brenet ed una ulteriore risalente al 1792, di Anne-Louis Girodet-Trioson, conservato al Museo del Louvre.
La scultura Diana ed Endimione, di Paolo Andrea Triscorni (1757-1833) riposa all’Ermitage ed al bell’addormentato è dedicata anche Endimione di Konrad Eberhard.
Giovane Endimione (1873), è anche una foto di Julia Margaret Cameron.
Endymione è un’antologia rimata rinascimentale del Chariteo; Endymion è storia fantastica scritta dal romanziere Dan Simmons, il cui titolo è tratto dal poema di Keats, che gli dedica un poema narrativo nel 1818, gli Endymion sono un gruppo musicale olandese ed il personaggio di Mamoru Chiba è ispirato a Endimione.
Quest’immagine della bellezza senza tempo non ha, dunque, mai cessato di ammaliare, così come fece con la dea della luna, anche i comuni mortali e la sua storia, tenera, triste ma inguaribilmente romantica, suppongo non cesserà mai di farci batter il cuore.
Foto in evidenza: Il sonno di Endimione (1792), di Anne-Louis Girodet-Trioson (wikipedia.org)