Essex: fantasia o realtà?
Tutti conoscono il romanzo scritto da Hermann Melville, che narra le avventure del capitano Achab, al comando della Pequod, e la sua intramontabile faida verso la maestosa, ed indomabile, balena bianca Moby Dick. D’altro canto, invece, in molti ignorano la storia dietro la fantasia, che ne ha ispirato i versi. Questa storia ha radici non molto lontane dalla nostra epoca, per la precisione nei primi inizi del 1800, una storia che all’inverosimile è cruda, difficile da digerire, ma fondata sulle difficoltà cui un uomo viene messo alla prova, andando contro ai suoi stessi principi morali, pur di sopravvivere.
La Essex fu una baleniera costruita intorno al 1799 ad Amesbury, Massachusetts e prese vela da Nantucket nel 1819, comandata dal capitano George Pollard, coadiuvato dal primo ufficiale Owen Chase e venti uomini tra marinai e mozzi. Dopo un po’ di tempo trascorso in mare ed alcune piccole tappe presso delle isole vicine alle coste africane, fu sorpresa da una tempesta nell’Oceano Atlantico e faticosamente riuscì a doppiare Capo Horn. Nel frattempo, il capitano Pollard, notando una pesca assai insignificante (800 barili di olio di balena), decise di spingersi verso rotte inesplorate nell’Oceano Pacifico. Questa decisione lo portò, inesorabilmente, insieme al resto dell’equipaggio, verso un fato assai cupo. Il 16 novembre 1820, la vedetta della baleniera avvistò un branco di capodogli ammassarsi a pelo d’acqua e Pollard, senza esitare, fece calare tre lance in acqua.
La tragica sorte della Essex
Gli uomini seguivano i capodogli che in quel periodo erano in amore, ma ciò che non tennero in considerazione fu la stessa indomabilità degli animali. Un maschio enorme, di circa 25 metri, capovolse la lancia su cui si trovava Owen Chase ma, fortunatamente, nessuno rimase ferito e la lancia fu issata sulla nave per delle riparazioni. Il 20 novembre, durante un periodo di quiete, lo stesso capodoglio caricò la nave, speronandone la fiancata. Gli uomini, colti di sorpresa dal comportamento dell’enorme bestia, riuscirono a salvarsi, poiché la nave non colò immediatamente a picco, questo diede modo all’equipaggio di calarsi sulle lance e naufragare in mare aperto. Gli uomini riuscirono a recuperare dal magazzino abbastanza viveri per sopravvivere circa trenta giorni in mare, tuttavia il loro supplizio si protrarrà ben oltre tale aspettativa.
La natura dell’uomo
Nell’Oceano Pacifico, considerato calmo ma letale nelle aree dove è impossibile ottenere cibo dal mare, le lance andarono alla deriva e gli uomini cominciarono a morire di sete e fame. Una delle lance, con a bordo il secondo ufficiale e ben 5 marinai, scomparve in seguito ad una notte di tempesta. Senza viveri, i marinai sulle altre lance si spinsero a compiere uno degli atti che meno appartiene ai principi morali dell’essere umano, il cannibalismo dei compagni morti. Inoltre, della terraferma non vi era nessuna traccia, ed erano passati già 78 giorni dal naufragio.
A questo punto i marinai, resisi conto della calamità della situazione, si convinsero che fosse rimasta loro un’unica scelta: uccidere un compagno, estratto a sorte, e mangiarne il corpo. Tale pratica venne messa in atto pur con grandi rimorsi da parte di tutti. Infine, a 650 km dalle coste del Cile, una nave salvò due sopravvissuti: il primo ufficiale Owen Chase ed un marinaio. Dopo una settimana, un’altra nave avvistò la seconda lancia con a bordo il comandante Pollard e un marinaio, ridotti allo stremo.
Il rimorso per il cannibalismo e il tragico sorteggio avrebbe segnato il resto della vita degli uomini sopravvissuti.
Il comandante Pollard, alla ripresa del mare, naufragò nuovamente su un banco di scogli e si ritirò a Nantucket senza mai più navigare. Il primo ufficiale Owen Chase, dopo alcuni anni, prese il comando di altre navi e navigò per parecchie campagne di caccia alle balene, ma in vecchiaia fu dichiarato malato di mente. I marinai superstiti non navigarono più. La tragica sorte della Essex, voluta forse dal destino, fu uno degli eventi più segnanti dell’XIX secolo ma ciò rese il suo nome parte della storia dell’essere umano.
Fonte immagine: Wikipedia.