Ferdinando e Carolina, gli opposti che non si attraggono

Ferdinando e Carolina

La storia di Ferdinando e Carolina è segnata dall’infedeltà e dal malcontento, dovuto alle diversità dei loro caratteri.

Un famoso detto afferma che in amore “gli opposti si attraggono”. Viene sempre in mente quando ci chiediamo come facciano alcune persone dai caratteri opposti a stare assieme e a superare tante difficoltà. Non si può dire lo stesso di Ferdinando IV di Borbone e Carolina d’Austria, sovrani del regno di Napoli e delle Due Sicilie. Un uomo e una donna con idee diverse, educati in contesti diversi e, per questo motivo, in perenne conflitto tra di loro.

Ferdinando di Borbone, la vita del “Re Lazzarone”

Ferdinando nacque nel 1751 da Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia. Fu il primo della dinastia borbonica a nascere nel regno di Napoli. Non essendo destinato al trono poiché terzogenito, era svincolato dall’educazione di corte e, nelle intenzioni della madre, sarebbe dovuto diventare cardinale.

Affidato alle cure di Agnese Rivelli, una nota popolana, il futuro sovrano trascorse molto tempo tra i vicoli e i quartieri di Napoli. Si mescolava ai popolani vestendosi come loro e parlando in napoletano, sentendosi in tutto e per tutto un uomo della plebe e dimenticandosi di avere sangue nobile nelle veni.

Tutto cambiò nel 1759 quando Carlo di Borbone fu costretto a tornare in Spagna, il cui trono era stato reso vacante dalla morte del fratellastro Ferdinando VI. Fu costretto a cedere il Regno di Napoli a Ferdinando poiché il secondogenito Carlo lo avrebbe seguito in Spagna mentre Filippo, l’altro suo fratello, soffriva di epilessia ed era inadatto a governare.

All’epoca Ferdinando, che poi assumerà il nome di Ferdinando IV, aveva otto anni. Il padre affidò la reggenza al toscano Bernardo Tanucci, mentre l’educazione fu affidata al principe di Domenico Cattaneo. Scelta infelice, dal momento che lo stesso principe era ignorante di suo e non poté fare nulla per l’educazione di Ferdinando che, annoiato dall’ambiente di corte, preferiva trascorrere il tempo in compagnia dei fedeli liparitori, un corpo di guardie personali composto perlopiù da malandrini, con i quali commetteva bravate e andava a caccia e a pesca per poi rivendere la selvaggina e il pesce al mercato.

Anche con una corona in testa e con il Palazzo Reale di Napoli come nuova casa, Ferdinando non aveva dimenticato le sue “radici”.  Alla vita e ai doveri del regno preferiva la vivacità dei vicoli della città di cui era tanto innamorato e i napoletani, nonostante la loro condizione di miseria, gli si affezionarono così tanto da chiamarlo con l’appellativo affettuoso di “Re Lazzarone” (lazzaro è un termine con cui gli spagnoli, dalla rivolta di Masaniello del 1647, indicavano i napoletani plebei e umili).

Ferdinando fu anche protagonista di importanti innovazioni. Perfezionò il sistema fognario della città, fondò la Nunziatella, la prima scuola militare d’Italia, rese il regno il più importante produttore di seta grazie al centro di San Leucio, fece realizzare le targhe odonomastiche per le strade (con Napoli che fu tra le prime città a registrare i nomi delle sue vie). Inoltre, influenzato dal gusto neoclassico e dalla riscoperta dell’arte antica, dette il via ai primi scavi della città di Pompei, che portarono alla costruzione del Real Museo Borbonico nel 1816 (l’attuale Museo Archeologico di Napoli) e alla costruzione della Basilica di San Francesco di Paola a Piazza del Plebiscito.

Ma la vita del nostro re stava per cambiare. Anzi, stava per scontrarsi con quella più seria, composta e classista di Carolina d’Austria.

La vita di Carolina d’Austria

Nata a Vienna nel 1752, Carolina era figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo. Ricevette un’educazione raffinata e influenzata dall’illuminismo, i cui maggiori esponenti erano spesso presenti alla corte austriaca. Aveva sedici anni quando il 7 aprile del 1768 sposò Ferdinando IV in sostituzione della sorella Maria Giovanna Gabriella, morta di vaiolo, nell’ottica di un’alleanza tra la Spagna dei Borbone e l’impero austriaco.

Carolina, che in famiglia verrà chiamata “Carlotta”, sposò malvolentieri quel re fisicamente sgraziato, dagli atteggiamenti rudi e più incline all’ozio che ai doveri. A essere sinceri, nemmeno i suoceri del re erano felici per quel matrimonio. Si racconta che quando Giuseppe II, padre di Maria Carolina, giunse in visita a Napoli rimase esterrefatto trovandosi davanti a un sovrano che passava il tempo a toccare il sedere delle serve, a lanciare topi vivi in mezzo alle sale del palazzo per scherzare o, addirittura, a chiacchierare in compagnia di alcuni nobili mentre… andava di corpo!

Carolina si trovò davanti alla sfida di “civilizzare” il marito: lo costrinse a imparare a leggere e a scrivere (cosa che il sovrano detestava), a parlare in italiano e in tedesco e a prendere parte agli affari di corte. Ma non per questo Ferdinando rinunciò alla sua attitudine burlesca: la sera, ad esempio, si divertiva a travestirsi da straccione e a spernacchiare i sudditi che passeggiavano lungo le strade della città.

Un altro aneddoto racconta di come Carolina, appassionata di opera lirica, costringesse il marito a partecipare alle rappresentazioni al teatro San Carlo e come questi si facesse preparare un piatto di spaghetti che mangiava con le mani, tra le risate della platea e il disagio della moglie.

In ogni caso Carolina aveva il ruolo di “uomo di casa”, facendosi maggiormente carico della politica del regno di Napoli e delle due Sicilie. Conscia del suo background culturale rese Napoli uno dei più importanti centri dell’Illuminismo, accogliendo i nomi più importanti del tempo quali Antonio Filangieri e Giuseppe Galanti, ma approfittò della sua posizione anche per estromettere Bernardo Tanucci, che ancora reggeva il regno in nome di Ferdinando e rappresentava il volere dei Borbone e di suo padre Carlo.

L’obiettivo di Carolina era quello di inglobare il regno di Napoli nella sfera di potere degli Asburgo. Questa cosa, ovviamente, non faceva piacere a Carlo di Borbone, il quale scrisse lettere in cui metteva in guardia il figlio dagli atteggiamenti della moglie (verso la quale non nascondeva una certa antipatia). Tuttavia, Ferdinando si sentiva comunque legato a lei e le concesse il potere decisionale sulle leggi del regno.

Carolina aveva così ottenuto un altro obiettivo: allontanare Ferdinando dall’influenza del padre.

Ferdinando e Carolina, una storia di infedeltà

Nei sessantacinque anni di regno, il più lungo nella storia delle Due Sicilie, Ferdinando e Carolina cercarono di mettere da parte le loro differenze caratteriali per la pace del regno. Dal loro matrimonio nacquero diciassette figli, di cui solo quattro sopravvissero.

Nonostante ciò, marito e moglie a stento riuscivano a sopportarsi. In molte lettere al padre, Ferdinando testimonia il carattere lunatico e bipolare di Carolina che appellava come “zitelle” le serve del palazzo o, addirittura, tentò di aggredire fisicamente il marito alla notizia della prima gravidanza. I due non ci misero molto tempo a cornificarsi a vicenda e a intraprendere delle relazioni extraconiugali.

Tanto per iniziare, Carolina si frequentò con John Acton, comandante irlandese della marina toscana di cui subì così tanto il fascino che lo nominò capo della flotta del Regno di Napoli. Ferdinando non era da meno e si concedeva delle scappatelle con la siciliana Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia per la quale fece costruire, nel 1816, la Villa floridiana al Vomero.

Ferdinando e la duchessa convogliarono a nozze tre mesi dopo la morte di Carolina d’Austria, la cui situazione iniziò a mettersi male dopo la Rivoluzione Francese. L’esecuzione della cugina Maria Antonietta, regina di Francia, la fece cadere in uno stato di paranoia tale da farle credere che un complotto ai suoi danni fosse dietro l’angolo. Faceva assaggiare il cibo ai servi per paura di essere avvelenata, si spostava in continuazione tra gli appartamenti regali e fece reprimere con violenza le rivolte popolari oltre a censurare le opere degli illuministi colpevoli, secondo lei, di aver appoggiato le idee della rivoluzione.

In particolare, va ricordata la repressione della Repubblica Napoletana, nata nel 1799 in seguito alla liberazione della città da parte delle truppe napoleoniche, culminata con l’esecuzione dei suoi sostenitori, tra cui Mario Pagano ed Eleonora Pimentel Fonseca.

La fine di Ferdinando e Carolina

Carolina trascorse tre lunghi anni di esilio in Austria, dove organizzò i matrimoni delle sue tre figlie nubili e del giovane Leopoldo. Quando tornò a Napoli nel 1802 dovette fare i conti con Napoleone che, due anni dopo, fu incoronato imperatore e mise fine alle dinastie che regnavano sull’Italia.

L’imperatore francese aveva conquistato Napoli e vi mise sul trono il fratello Giuseppe Bonaparte e poi il cognato Gioacchino Murat. Carolina e la sua famiglia fuggirono nuovamente in esilio e solo nel gennaio del 1814 l’ex regina cerco di stipulare a Vienna dei trattati che rimettessero sul trono di Napoli il marito Ferdinando.

Ma Carolina non visse abbastanza a lungo per vedere la sconfitta di Napoleone e il processo di restaurazione. Morì infatti l’8 settembre del 1814, colpita da un ictus nel castello di Hetzendorf.

Invece Ferdinando, che nel frattempo si era rifugiato in Sicilia, tornò a Napoli grazie agli accordi del Congresso di Vienna che riportarono l’Europa allo scenario prerivoluzionario e prenapoleonico. Il “Re Nasone”, altro soprannome con cui era conosciuto, riprese il proprio trono e respinse il tentativo di  riconquista di Gioacchino Murat che, rifugiatosi in Corsica, tentò di riprendersi il regno. Venne arrestato e condannato e morte.

Tuttavia, nemmeno Ferdinando se la passava bene. Gli ultimi anni furono segnati da un sentimento antiborbonico che si espresse nei moti scoppiati a Napoli nel 1820. Cinque anni dopo, il 4 gennaio del 1825, Ferdinando morì. Aveva settantatré anni e i suoi resti si trovano nella Basilica di Santa Chiara, nel sepolcreto riservato ai Borbone.

Finisce così la storia del matrimonio tra Ferdinando e Carolina, forse il più lontano da quello che è un “matrimonio da fiaba” . Eppure, con tutti i loro alti e bassi, questi due personaggi hanno segnato nel profondo la storia di Napoli e hanno trasceso la storia per divenire icone (soprattutto Ferdinando) della città.

Immagine di copertina: Road tv Italia

A proposito di Ciro Gianluigi Barbato

Classe 1991, diploma di liceo classico, laurea triennale in lettere moderne e magistrale in filologia moderna. Ha scritto per "Il Ritaglio" e "La Cooltura" e da cinque anni scrive per "Eroica". Ama la letteratura, il cinema, l'arte, la musica, il teatro, i fumetti e le serie tv in ogni loro forma, accademica e nerd/pop. Si dice che preferisca dire ciò che pensa con la scrittura in luogo della voce, ma non si hanno prove a riguardo.

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