Gilles de Rais: la vera storia di Barbablù

Gilles de Rais: la vera storia di Barbablù

La fiaba di Barbablù, scritta da Charles Perrault nel XVII secolo, è un racconto divenuto famoso nel corso del tempo, sia per il suo intento didascalico, ammonendo sulla curiosità femminile, ma anche per il suo aspetto decisamente macabro. La figura del protagonista, un uomo ricco e potente che nasconde i cadaveri delle mogli precedenti in una stanza segreta, è stata fin da subito associata a quella di un vero e proprio serial killer. Questo ha suscitato in molti la curiosità di ipotizzare se un uomo tanto crudele potesse essere ispirato a qualcuno di realmente esistito. Nel tempo si è giunti alla conclusione che Perrault, nello scrivere la storia, potesse avere in mente un preciso prototipo per il suo Barbablù: il nobile e maresciallo francese Gilles de Rais. La connessione, tuttavia, presenta delle differenze significative: se il personaggio della fiaba uccideva le sue mogli, la sua presunta controparte storica compiva crimini ancora più efferati su vittime diverse.

Chi era Gilles de Rais? Dal nobile eroe al presunto mostro

Le origini nobiliari e la carriera militare di Gilles de Rais

Nato in Francia, probabilmente in Bretagna, intorno al 1405, Gilles de Rais apparteneva al prestigioso casato Montmorency-Laval, una delle famiglie più importanti del Paese. Ereditò immense ricchezze, possedendo numerosissimi feudi e castelli, tra cui il famigerato castello di Tiffauges. Entrato giovane al servizio di re Carlo VII, acquisì svariati meriti e onorificenze militari grazie al suo valore e alle sue risorse.

Compagno d’armi di Giovanna d’Arco nella Guerra dei cent’anni

Questi riconoscimenti gli furono conferiti soprattutto per il suo operato durante la Guerra dei cent’anni (1337-1453). Durante il conflitto, Gilles de Rais finanziò largamente le campagne militari del sovrano con ingenti prestiti e, soprattutto, combatté valorosamente al fianco della celeberrima Giovanna d’Arco, partecipando a importanti azioni militari, come la liberazione di Orléans. Per tali, eroiche gesta e per il suo ruolo di comandante, ricevette la prestigiosa nomina di maresciallo di Francia nel 1429, all’apice della sua carriera militare.

I crimini di Gilles de Rais: L’orrore dietro la facciata del Barone

Gli abusi e gli omicidi di bambini nei castelli di Rais

Dietro la facciata dell’eroe di guerra e del potente nobile, Gilles de Rais nascondeva un segreto oscuro e agghiacciante. Si spostava continuamente per esigenze militari e per gestire le sue vaste proprietà, ma anche, secondo le accuse emerse durante il processo, per sfuggire ai sospetti e trovare nuove vittime. Ogni volta che giungeva in una delle sue terre, come Tiffauges o Machecoul, la popolazione ne era informata. Si dice che usasse strategie per attirare a sé i suoi bersagli: giovani ragazzi e bambini, spesso di umili origini, attirati con promesse di cibo, lavoro o denaro. A volte era lo stesso Gilles de Rais a sceglierli, altre volte incaricava i suoi complici. Il destino che sarebbe toccato a questi fanciulli, secondo le testimonianze raccolte nel processo, sarebbe stato lo stesso: condotti nelle sue stanze private, divenivano vittime di innumerevoli atrocità. Il libro Il processo di Gilles de Rais, dello scrittore e filosofo Georges Bataille, che analizza gli atti del processo, descrive come i bambini venissero maltrattati, torturati, abusati sessualmente (sodomia) e infine uccisi con metodi estremamente crudeli e violenti, con i loro corpi poi occultati o distrutti.

La caduta di Gilles de Rais: Dagli sfarzi al processo di Nantes

Dissolutezza, debiti e il fatale conflitto con la Chiesa

Oltre agli orribili crimini di cui si macchiava in segreto, Gilles de Rais conduceva pubblicamente una vita estremamente dispendiosa, caratterizzata da lussi sfrenati, spettacoli teatrali costosi e un seguito numeroso. Questo stile di vita lo portò a sperperare rapidamente l’immenso patrimonio di famiglia. Di conseguenza, iniziò ad accumulare debiti ingenti e a cercare disperatamente qualsiasi stratagemma per racimolare denaro, vendendo terre e castelli e dedicandosi persino all’alchimia nella speranza di trovare la pietra filosofale. Fu proprio un tentativo di recuperare con la forza una proprietà venduta che lo mise nei guai con la Chiesa Cattolica: nel 1440, durante una disputa per il castello di Saint-Étienne-de-Mer-Morte, rapì un ecclesiastico all’interno di una chiesa durante una funzione religiosa. Questo atto sacrilego provocò la sua scomunica.

L’arresto, il processo e la condanna a morte nel 1440

L’incidente con la Chiesa fornì ai suoi nemici e creditori, nonché alle autorità ecclesiastiche preoccupate dalle voci sulla sua condotta, il pretesto per agire. Gilles de Rais fu quindi arrestato e mandato a processo a Nantes nel settembre del 1440, davanti a un tribunale sia ecclesiastico (presieduto dal vescovo di Nantes, Jean de Malestroit) sia civile. Fu solo in questo momento che le accuse formali per la scomparsa di numerosi bambini nella regione emersero con forza, affiancandosi a quelle di eresia e violazione delle immunità ecclesiastiche. Inizialmente Gilles de Rais si proclamò innocentemente e sfidò i giudici, ma sotto la minaccia della tortura e confrontato con le testimonianze dei suoi complici, alla fine confessò i suoi crimini. Riconosciuto colpevole di omicidio plurimo, sodomia ed eresia, fu condannato a morte. Venne impiccato e parzialmente arso sul rogo a Nantes il 26 ottobre 1440.

Gilles de Rais e Barbablù: Connessioni e differenze tra storia e fiaba

Il collegamento tra Gilles de Rais e il Barbablù di Perrault si basa su alcuni elementi comuni: un uomo nobile, immensamente ricco e potente, che vive in un castello isolato e nasconde un terribile segreto omicida dietro una facciata rispettabile. Entrambi incarnano la figura dell’uomo di potere che abusa della sua posizione per commettere atti mostruosi nell’ombra. Tuttavia, le differenze sono sostanziali: le vittime di Barbablù sono le sue mogli adulte, spinte dalla curiosità a scoprire il suo segreto; le vittime accertate di Gilles de Rais furono invece bambini e adolescenti maschi. La fiaba di Perrault si concentra sulla disobbedienza e la curiosità femminile, mentre la storia di Gilles de Rais è un caso agghiacciante di abuso di potere e violenza seriale su minori.

Tentativi di analisi psicologica della figura di Gilles de Rais

Traumi infantili, ferocia e l’impatto della morte di Giovanna d’Arco

Nel corso dei secoli ci sono state diverse riflessioni sulla complessa figura di Gilles de Rais, sul suo carattere e sui sentimenti che poteva covare. Le fonti storiche riportano che, a soli undici anni, egli rimase orfano di padre in circostanze violente (alcune cronache parlano di un incidente di caccia con un cinghiale): questo evento potrebbe averlo traumatizzato profondamente, aprendo nel suo animo ferite mai rimarginate. È possibile ipotizzare che questo trauma, unito a un’educazione forse permissiva da parte del nonno, abbia contribuito a far sorgere in lui impulsi oscuri e una predisposizione alla violenza. Egli aveva sicuramente un carattere irruento, orgoglioso ed egoista, e durante la Guerra dei cent’anni furono notate la sua audacia ma anche la sua ferocia sul campo di battaglia. Un altro trauma che certamente lo colpì fu la cattura e la successiva morte sul rogo di Giovanna d’Arco nel 1431. I due erano stati compagni d’armi e sembra provassero una forte stima reciproca. Il fatto di non essere riuscito a intervenire per salvarla dopo la cattura da parte dei Borgognoni e la consegna agli inglesi dev’essere stato per lui un duro colpo emotivo e forse un’ulteriore crepa nella sua psiche.

La lucidità e la “maledizione del potere” secondo Gilles de Rais

Tuttavia, una delle caratteristiche più spaventose che emerge dagli atti del processo di Gilles de Rais è la lucidità che egli dimostrò in diverse fasi, alternata a scatti d’ira e pentimento finale. Sebbene inizialmente si dichiarasse innocente, la sua confessione finale fu dettagliata. Analizzando la psicologia del personaggio, molti storici e studiosi, come Georges Bataille, ritengono che non fosse semplicemente “pazzo” nel senso clinico moderno, ma piuttosto un individuo corrotto dal potere assoluto e dalla ricchezza smisurata, che lo portarono a credersi al di sopra di ogni legge umana e divina, senza timore di ripercussioni. La sua vita nello sfarzo, senza limiti morali apparenti, lo condusse a una spirale di depravazione. La sua posizione sociale era quasi inattaccabile, e fu solo la combinazione dei suoi debiti, della sua arroganza verso la Chiesa e della crescente pressione delle voci sui bambini scomparsi a portarlo alla rovina. Un dettaglio macabro, riportato da alcune fonti sul processo, riguarda le sue parole ai genitori delle vittime presenti in aula durante la confessione: li ammonì a vigilare affinché i propri figli non vivessero nell’ozio e non fossero viziati… quasi un riflesso distorto della vita che lui stesso aveva condotto e che, a suo dire, lo aveva perduto.

Fonte immagine: https://en.wikipedia.org/wiki/Cultural_depictions_of_Gilles_de_Rais#/media/File:Alphonse_Leduc_-_Barbe-Bleue,_quadrille_historique.jpg (Immagine storica relativa a Barbablù)

 

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