Giovanna la Papessa: la figura di un papa donna, Giovanna, che avrebbe retto la Chiesa dall’853 all’855, ribalta totalmente l’indiscutibile virilità della somma guida religiosa.
Alcuni autori protestanti del Cinquecento rifunzionalizzano in chiave anti-romana un rito fantasticato dal popolo, traccia evidente dell’esigenza di accertamento della virilità del cardinale chiamato al soglio pontificio: in esso si immaginava che ogni nuovo papa venisse sottoposto a un accurato esame intimo, mediante una sedia di porfido rosso, nella cui seduta era presente un foro. Da dove trae origine la rappresentazione di questo rito, immaginata o veritiera che sia?
Il groviglio di testimonianze scritte e orali che ritraggono la Papessa Giovanna, esposte per la prima volta nel XIII sec. dall’abate e cronista Giovanni di Metz e poi riprese dal cronista domenicano Martino di Troppau, la ritrae come una donna inglese, educata a Magonza, entrata come monaco benedettino nell’abbazia di Fulda, per mezzo dei suoi abili travestimenti in abiti maschili, con il nome di Johannes Anglicus e, avviata da qui una carriera, inaspettatamente giunta ai vertici ecclesiastici fino al soglio pontificio, alla morte di Leone IV, con il nome di Giovanni VIII. Non praticando l’astinenza sessuale, Giovanna rimase incinta di un suo amante e durante la solenne processione della Pasqua dell’855, nella quale il Papa faceva ritorno al Laterano dopo la celebrazione della messa in San Pietro, la folla entusiasta si strinse attorno al cavallo che la trasportava, il quale, imbizzarritosi, reagì furiosamente e le procurò un travaglio prematuro. Scopertone il segreto, Giovanna fu fatta trascinare per i piedi da un cavallo attraverso le strade di Roma e lapidata a morte dalla folla inferocita; infine fu sepolta nella strada, dove la sua vera identità era stata svelata, tra San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano, evitata dalle successive processioni papali. Mariano Scoto, monaco e storico irlandese dell’XI sec., aggiunge che Giovanna sarebbe stata insultata con l’oscuro Petre Pater Patrum Papissa Pandito Partum, «Pietro, Padre dei Padri, rendi Pubblico il Parto della Papessa», proferitole contro da un indemoniato presente al corteo, mentre tentava di esorcizzarlo.
La Papessa Giovanna tra “damnatio memoriae” e Controriforma
Le narrazioni aggiungono che a lei succedette papa Benedetto III, che regnò per breve tempo, assicurandosi di omettere il suo infamante predecessore dalle registrazioni storiche; inoltre la confusione fu acuita dall’ordine dato ai papi di nome Giovanni, il nome più usato, dal fatto che alcuni Giovanni erano stati antipapi e soprattutto dalla censura introdotta dalla Controriforma. In seguito il mito della Papessa fu totalmente screditato dagli studi di David Blondel, storico e pastore protestante della metà del Seicento, che, adducendo svariati elementi di debole affidabilità, quali l’assenza di documenti d’archivio sull’evento, la presenza d’imprecisioni nella versione diffusa e, soprattutto, la coincidenza della comparsa della storia con la morte di Federico II di Svevia, protagonista di uno stridente conflitto con il papato, ne leggeva l’occasione per l’ideazione di una satira anti-papale costruita sulle tre “paure cattoliche” medievali:
- un papa sessualmente attivo;
- una donna in posizione di autorità dominante;
- l’inganno portato nel cuore della Chiesa.
Infondata leggenda medievale o insabbiamento clericale di verità scomode?
In qualsivoglia modo si declini l’aneddotica che la riguarda, il mito di questa donna carismatica e anticonformista, oppostasi a un sistema storicamente declinato al maschile, ha conosciuto ampio vigore fin dall’anno 1000 – si ricordi, ad esempio, la famosa carta dei tarocchi che la raffigura, dipinta, intorno al 1450 per i Visconti-Sforza da Bonifacio Bembo – nell’arte, nella letteratura antica e contemporanea e nella cinematografia, lasciando un segno tangibile nell’immaginario collettivo.
La sua storia è soprattutto espressione delle difficoltà incontrate da una donna caparbia, nella sua coraggiosa avventura verso il cammino della conoscenza, animata dalla salda volontà di perseguire un progetto di vita di assoluta innovazione; Giovanna, protagonista reale o fantastica, decide di affrancarsi, superando con audacia l’antico disprezzo cristiano verso la donna ed eludendo la subordinazione alle convenzioni sociali e agli stereotipi, che le impedivano di guardare le stelle, consultare libri ed attivarsi sulla scena sociale. A tal proposito, così emblematicamente scrive Donna Woolfolk Cross nel suo romanzo, La Papessa:
Come può la donna, del resto, essere inferiore all’uomo, se essa, in quanto a forza di volontà, gli è superiore? Eva ha mangiato la mela per amore della conoscenza e dell’erudizione, Adamo ha mangiato la mela soltanto perché è stata Eva a chiederglielo.
Sta di fatto che, ancora nella seconda metà dell’Ottocento, l’immagine di un papa donna doveva essere molto in voga, se la voce del popolo della Roma del XIX secolo, il poeta Giuseppe Gioacchino Belli, autore di sonetti in vernacolo romanesco, scriveva ne La Papessa Ggiuvanna:
D’allora st’antra ssedia sce fu mmessa
pe ttastà ssotto ar zito de le vojje
si er pontefisce sii Papa o PPapessa.
[L’immagine in evidenza è tratta da bonculture.it]