È la sera del Venerdì Santo dell’anno 1300 quando Dante e Virgilio, varcando la porta dell’Inferno, leggono il monito inciso sulla sua sommità: “Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate” (Inferno, III, 9). Inizia così il viaggio di Dante attraverso i gironi infernali, un percorso di espiazione e purificazione che lo condurrà, attraverso il Purgatorio, fino al Paradiso. L’Inferno dantesco è un luogo di dolore e dannazione eterna, ma anche di profonda riflessione sulla natura umana e sul peccato. Un viaggio concesso a Dante perché “vuolsi così colà dove si puote” (Inferno, III, 95), perché Dio ha stabilito che un uomo, smarritosi nella selva del peccato, compia questa esperienza esemplare per riportare il messaggio di speranza e salvezza, raggiungibile in vita e nell’Aldilà seguendo la Ragione e la Fede.
La struttura dell’Inferno di Dante: cerchi, bolge e gironi infernali
L’Inferno di Dante è concepito come una voragine a forma di cono rovesciato, che si apre sotto Gerusalemme e si spinge fino al centro della Terra, dove si trova conficcato Lucifero. Questa voragine è suddivisa in nove cerchi concentrici, sempre più stretti man mano che si scende verso il basso. Ogni cerchio ospita una specifica categoria di peccatori, puniti secondo la legge del contrappasso (per analogia o per contrasto rispetto alla colpa commessa in vita).
Cerchi, gironi e bolge: quali sono le differenze?
Nell’Inferno dantesco, i termini “cerchi”, “gironi” e “bolge” indicano diverse suddivisioni strutturali, con significati specifici:
- Cerchi: Sono le nove grandi zone concentriche in cui è suddiviso l’Inferno. Ogni cerchio ospita una categoria generale di peccatori (es. lussuriosi, golosi, eretici).
- Gironi: Il termine “girone” è talvolta usato come sinonimo di “cerchio”. Tuttavia, in alcuni casi, indica una suddivisione interna di un cerchio. Ad esempio, il VII cerchio (dei violenti) è diviso in tre gironi: violenti contro il prossimo, violenti contro se stessi (suicidi e scialacquatori), violenti contro Dio, natura e arte (bestemmiatori, sodomiti e usurai).
- Bolge: Le bolge sono dieci fosse concentriche scavate all’interno dell’VIII cerchio, quello dei fraudolenti. Ogni bolgia ospita una specifica tipologia di fraudolenti (es. ruffiani e seduttori, adulatori, simoniaci, ecc.).
Quindi, in sintesi: i cerchi sono le grandi ripartizioni dell’Inferno, i gironi sono suddivisioni di alcuni cerchi (non tutti), e le bolge sono specifiche del cerchio dei fraudolenti.
Antinferno: gli Ignavi
Tra gli episodi più memorabili, certamente c’è l’incontro con gli Ignavi, coloro che “vissero sanza ‘nfamia e sanza lodo” (III, 36), non scelsero di schierarsi con Dio né contro di lui e che per questo sono relegati nel vestibolo dell’Inferno, costretti a correre dietro un’insegna mentre vengono perpetuamente punzecchiati da vespe e mosconi. È il primo approccio di Dante con i dannati dell’Inferno, anime ritenute da Virgilio perfino indegne dello sguardo del sommo poeta (“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa“, III, 51), che riconosce tuttavia tra le anime degli Ignavi “colui che fece per viltade il gran rifiuto” (III, 60): secondo l’interpretazione più accreditata del passo, si tratta di Celestino V, collocato da Dante tra gli Ignavi perché rinunciò al papato.
I nove cerchi dell’inferno: dal Limbo al Tradimento
Superato il fiume infernale Acheronte, il baratro infernale è diviso in nove cerchi (detti anche gironi dell’inferno), il primo dei quali è il “limbo“, abitato dalle anime sagge che non conobbero Dio perché nate prima del Cristianesimo, mentre nei successivi otto vengono punite varie categorie di peccatori secondo la legge del contrappasso. Dal secondo al quinto cerchio si puniscono gli Incontinenti, coloro che non seppero resistere agli impulsi della carne. Oltre la Città di Dite, il settimo cerchio è diviso in tre gironi infernali, che ospitano vari tipi di Violenti, rispettivamente Omicidi, Suicidi e Sodomiti, mentre le bolge del nono cerchio ospitano vari tipi di Fraudolenti. Oltre il Pozzo dei Giganti, il nono cerchio, ove vengono puniti i peccatori più vicini di ogni altro a Lucifero, i Traditori.
Cerchio I: il Limbo e gli Spiriti Magni
Nel Limbo, troviamo i grandi spiriti di coloro che, sebbene abbiano condotto una vita pia, nell’Aldilà non sono premiati con l’accesso al Paradiso perché nati prima del Cristianesimo, e costretti dunque a restare perpetuamente nel Limbo, dove sperano invano di poter, un giorno, vedere Dio. A questo cerchio appartiene non soltanto Virgilio, la guida di Dante attraverso le prime due cantiche, ma anche Omero, Orazio, Ovidio e Lucano, grandi poeti tra i quali Dante viene accolto con tutti gli onori, “sesto tra cotanto senno” (IV, 102), immettendosi così di fatto nella scia della classicità, tra gli auctores. Tra gli Spiriti Magni che abitano il Nobile Castello, Dante riconosce anche Enea e sua moglie Lavinia, i filosofi Aristotele, Socrate e Platone, Giulio Cesare e numerosi altri valorosi personaggi.
Cerchio II: i Lussuriosi e la Bufera Infernale (Paolo e Francesca)
Lasciato il Limbo e così il primo cerchio, Dante e Virgilio si trovano ormai tra i dannati veri e propri, e vengono accolti dal mostro Minosse, che ascolta le confessioni dei dannati e indica loro quale direzione prendere: dal secondo cerchio fino al quinto, infatti, si puniscono coloro che peccarono per Incontinenza, incapacità di resistere alle tentazioni offerte dalla carne e dalla mondanità. Nel secondo cerchio si puniscono i Lussuriosi, travolti dalla bufera e costretti a girare nel vento incessantemente. Dante si avvicina a due anime che volano in coppia, ed esprime il desiderio di parlare con loro per conoscere la loro storia: si tratta di Paolo e Francesca, avvinti da un amore illecito durante la lettura degli amori di Lancillotto e Ginevra, una passione che li ha condotti a morte per mano del marito di lei, cui adesso spetta una sorte ben peggiore (“Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense“, V, 103-104). La storia lo commuove e lo turba profondamente, fino a causarne lo svenimento.
Cerchio III: i Golosi e la Pioggia Eterna (Ciacco)
Il sesto canto di ogni cantica è quello di carattere politico: in Inferno VI Dante e Virgilio attraversano il terzo cerchio, quello dove vengono puniti i Golosi, immersi in una disgustosa e maleodorante fanghiglia, flagellati da pioggia e grandine e dilaniati dal mostro Cerbero. Tra questi dannati, Dante riconosce Ciacco, un fiorentino, che risponde alle domande di Dante circa il futuro della patria comune: accecata dalla discordia e dall’invidia, da superbia e avarizia, la città di Firenze è cieca ormai di fronte ai giusti e verrà per questo flagellata da lotte intestine che la dilaniano dall’interno e che condurranno all’esilio di molti dei suoi abitanti.
Cerchio VI: gli Eretici e gli Epicurei nelle Tombe Infuocate (Farinata e Cavalcante)
Oltre la Città di Dite, nel sesto cerchio Dante e Virgilio incontrano gli Eretici e gli Epicurei, coloro che hanno creduto alla mortalità dell’anima e che hanno vissuto inseguendo i piaceri terreni, e che per questo giacciono in tombe infuocate. Dalle tombe si ergono due anime: una è di Farinata, un fiorentino appartenente allo schieramento politico opposto a quello di Dante, l’altra è l’anima di Cavalcante de’ Cavalcanti, padre del suo “primo amico” Guido Cavalcanti, che forse “ebbe a disdegno” (X, 63) la meta verso cui Dante è guidato da Virgilio prima e da Beatrice poi, simboli rispettivamente della Ragione e della Fede. Il disdegno di Guido è da sempre uno dei punti della Commedia più discussi dai filologi: l’ipotesi più accreditata è che qui Dante faccia riferimento al materialismo e all’ateismo dell’amico e poeta, grande assente nel poema, con cui si era già da tempo consumata una profonda frattura ideologica.
Cerchio VII: i Violenti divisi in tre gironi infernali
Nel settimo cerchio, tra i gironi dell’inferno, troviamo quello dei Suicidi, trasformati in pruni. Qui Dante incontra il poeta Pier delle Vigne, tra i più stretti collaboratori di Federico II, che si tolse la vita a causa delle maldicenze sul suo operato e all’accusa di alto tradimento. Tramutato in albero, esso continua a soffrire, perché le arpie divorano le sue foglie e, nel giorno del Giudizio Universale, nessun suicida potrà rivestire le spoglie mortali che ha rifiutato, ma potrà soltanto appenderla al proprio albero.
Cerchio VIII: i Fraudolenti nelle Malebolge
Nell’ottavo cerchio, quello dei fraudolenti, suddiviso in dieci bolge, Dante incontra diverse tipologie di peccatori, tra cui ruffiani, seduttori, adulatori, simoniaci, maghi, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordia e falsari. Le pene variano a seconda del peccato commesso, ma sono tutte accomunate dalla sofferenza e dalla degradazione. Nell’ottava bolgia, Dante e Virgilio incontrano, sotto forma di fiamma a due punte, Ulisse e Diomede, i due eroi greci che furono insieme nel peccato per cui adesso sono dannati, ovvero l’inganno del cavallo di Troia, e che sono condannati dunque a restare insieme anche nella pena. Nel raccontare le circostanze della sua morte, Ulisse racconta di essersi spinto oltre le colonne d’Ercole per superare i limiti imposti da Dio agli uomini, per saziare la propria sete di conoscenza, spronando i propri compagni d’avventura con queste famose parole: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (XXVI, 118-120), causando, di fatto, il naufragio della nave con la propria spregiudicatezza ed incoscienza.
Cerchio IX: i traditori nel Cocito (il lago ghiacciato).
Nel nono e ultimo cerchio, immerso nel ghiaccio del Cocito, si trovano i traditori, suddivisi in quattro zone: la Caina (traditori dei parenti), l’Antenora (traditori della patria), la Tolomea (traditori degli ospiti) e la Giudecca (traditori dei benefattori).
Lucifero: il signore dell’Inferno
Al centro del lago ghiacciato, confitto fino al petto, si trova Lucifero, l’angelo ribelle, che maciulla nelle sue tre bocche Giuda Iscariota, Bruto e Cassio, i traditori per eccellenza.
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