Gli Scapigliati – e con essi la Scapigliatura di cui hanno fatto parte – sono stati un gruppo tutto italiano di artisti, musicisti e letterati che verso la seconda metà del XIX secolo per intenzioni simili e concordia di stili e temi furono una sorta di “sperimentalisti”.
Accostati da Giosuè Carducci alla cosiddetta “terza generazione del Romanticismo”, gli Scapigliati furono lontani dalle riprese e rifunzionalizzazioni classiche tipicamente carducciane e, al tempo stesso, lontani dai temi patri del Romanticismo italiano incline alle spinte nazionali risorgimentali; lontani, altresì, dalle spinte di stampo classicheggiante e antiromantico (fondate sulla ricerca di equilibrio fra scienza e fede) di Giacomo Zanella, gli Scapigliati tendevano verso i modelli post-romantici provenienti dall’Europa – e si può dire fossero vicini anche al primo Romanticismo soprattutto tedesco per la vicinanza ai temi dell’irrazionale e dell’inquieto – e, in particolare, per similitudine di modi, furono fortemente suggestionati dal Decadentismo francese e per alcuni versi legati al Verismo e al Naturalismo (tra l’altro, pressoché contemporanei alla Scapigliatura).
Gli Scapigliati, la Scapigliatura e la nascita del termine
La Scapigliatura, nello specifico, non nasce come movimento artistico-letterario con intenti fortemente programmatici: gli Scapigliati sono un gruppo, più o meno coeso, di artisti, letterati e musicisti, prevalentemente milanesi e torinesi, che danno origine a una “visione alternativa” dell’arte e delle lettere rispetto alla tradizione. Sommossi da questioni e sentimenti sociali, gli Scapigliati assunsero il loro eloquente nome dal testo di Cletto Arrighi, pseudonimo anagrammato di Carlo Righetti, scrittore milanese che in un suo romanzo dal titolo La Scapigliatura e il 6 febbraio, del 1862, suggerì il termine (circolante nei salotti già qualche tempo prima della pubblicazione vera e propria del testo).
Cosa si intende, letteralmente, per “Scapigliati”? Il termine vuol essere una traduzione della parola francese “bohemien” (letteralmente “boemo”), con il quale si indicava il modo di vivere del popolo boemo, per lo più nomade; il termine, per estensione, iniziò ad indicare uno stile di vita gitano e poi tutti quegli artisti che vivevano d’atteggiamenti e modi zingareschi.
Gli Scapigliati lombardi e piemontesi: ragioni storiche e sociali della Scapigliatura
La Scapigliatura, si è detto, è modus operandi e vivendi proprio dell’Italia settentrionale, con centro principale a Milano e con esponenti in buona parte anche torinesi.
Storicamente, la Scapigliatura si colloca in un periodo di mutamenti profondi: nuovi sistemi filosofici, politici, di pensiero sconquassano precedenti credenze e ideologie e non sempre risulta immediatamente facile arrivare ad un equilibrio; gli Scapigliati, al centro di queste congiunture, si trovano come funamboli incerti sul filo dei tempi: dimidiati fra il “mito del progresso” e la “nostalgia del passato”, non trovano un netto terreno su cui appoggiare certezze. Ecco, allora il “dualismo”, tema centrale e pulsante del loro sentire, uno stato di eterna sospensione fra luce e tenebra, certezza e incertezza, illusione e disincanto, spirito e materia.
Scapigliatura: temi ed esponenti
La Scapigliatura contenne in sé una gran quantità di sentire, anche contrastanti fra di loro (si è parlato, per l’appunto, in precedenza, del tipico sentimento di dualismo della Scapigliatura): il mistico e il reale, l’inconoscibile e la scienza, l’inquieto, il vero; e intorno a questa varietà di sentire vi è una ricerca di sincretismo fra le arti: si ricercò, infatti, l’immagine attraverso la parola, che fosse luce e ombra e al tempo stesso, forse, silenzio; una crasi fra immagine, parola, suono, che portò, dunque, al fluire di un’arte – sia essa figurativa, letteraria, musicale – nell’altra; la ricerca di un colore in una parola, d’un suono in uno sguardo, perfino in un silenzio; una trepidazione, un moto teso all’infinito e una volontà incontenibile di dar voce all’inquieto e tempestoso mare dello spirito: questo fu per gli Scapigliati la Scapigliatura.
Fra gli Scapigliati si ricordino il pittore e poeta Emilio Praga, il musicista e scrittore Arrigo Boito, suo fratello Camillo Boito, architetto e scrittore, il romanziere Igino Ugo Tarchetti e il pittore Tranquillo Cremona, oltre al già citato scrittore Carlo Righetti.