Haragei: storia, significato e traduzione
Haragei è un termine orientale usato per indicare l’arte di “intuirsi a vicenda senza rendere espliciti i pensieri”. È l’abilità di sviluppare il sesto senso. Una sorta di mantra, atto a indirizzare la propria esistenza verso un centro di gravità più giusto e consapevole, verso la completa realizzazione dell’io, che desidera davvero vivere e connettersi in maniera armonica con l’universo.
Ma andiamo ad analizzarne l’autoctonia, le caratteristiche e i benefici.
Haragei. Origini, significato del termine e caratteristiche
Haragei è un termine giapponese, composto da hara (addome) e gei (arte), letteralmente “arte dell’addome”. Ma focalizziamo l’attenzione sul termine “hara”, tra i più usati nell’insegnamento dello Shiatsu, ossia una pratica giapponese manuale manipolatoria che stimola nel ricevente un processo di autoguarigione.
Ebbene, si sa che nella vita, nella quotidianità, nei rapporti interpersonali e nelle relazioni affettive, per ottenere risultati ottimali è sempre opportuno sviluppare fondamenta solide. Senza, ponti e palazzi crollerebbero. Senza radici profonde, la crescita di una pianta sarebbe incerta. Ed è nella profondità che risiede Hara. È il centro vitale del proprio io, il fulcro dell’esistenza. È ciò che rappresenta la connessione con il nostro aspetto fisico, i bisogni e la forza motivante. Pertanto l’Hara rappresenta un concetto fondamentale dell’esistenza, è la parte fisica del corpo, l’addome appunto, dove viene immagazzinata e irradiata energia vitale. I bambini la posseggono naturalmente, in quanto, a differenza degli adulti, riescono a connettersi con il proprio Hara, il proprio addome è rilassato, respirano profondamente e risplendono con vitalità, curiosità e spontaneità. Purtroppo però, crescendo, si impara a prendere sempre più la “distanza di sicurezza” dalle sensazioni viscerali che nascono nella parte del corpo più bassa, in quanto società, tradizioni, la concezione del “fare la cosa giusta”, insegnano a privilegiare e lasciar sviluppare la sfera razionale a scapito di quella emotiva e spontanea. Culturalmente, inoltre, si è portati a pensare che la forza sia una questione puramente fisica, posizionata ben al di sopra dell’addome, in braccia, spalle e cervello. Nella concezione asiatica invece l’energia è immagazzinata nell’Hara, riscaldata prima di essere distribuita a tutto il corpo e fuori da esso. Ma c’è di più. La complessa rete neurale che innerva l’intestino ha una massa pari a quella del cervello, capace dunque di raccogliere una moltitudine di sensazioni dalla parte viscerale della cavità addominale, facendo sì che le azioni istintive e razionali abbiano una profonda componente viscerale. Inoltre il sistema nervoso presente nell’Hara è anche capace di produrre molti neurotrasmettitori, scoprendo che esistono più neuroni che portano dalle aree profonde a quelle corticali che non viceversa, così da partorire l’incredibile idea che la coscienza sia modulata anche dalle sensazioni addominali.
Tale sorprendente comprensione della stretta relazione tra pancia, sistema nervoso e cervello aiuta a stabilire un miglior equilibrio e soprattutto a superare il radicale mito epocale della supremazia dell’intelletto e dell’evoluzione dell’umanità concepita come superamento dell’istintualità animale a favore della pura razionalità.
L’Hara è il luogo dove si concretizzano le azioni e si manifestano desideri e pensieri. E la saggezza corporea può appunto costituire una valida guida: non occorre necessariamente pensare a ciò che si fa o comprendere ciò che deve essere fatto. Senza l’interferenza e il perentorio giudizio della mente, l’Hara accetta le cose così come sono, senza volerle per forza cambiare.
Haragei. Cos’è essenzialmente?
I concetti analizzati raggiungono la completezza attraverso la disciplina che li concretizza, l’Haragei appunto. Secondo l’Haragei nell’addome risiede un punto anatomico particolare, chiamato “Tanden”, localizzato sotto l’ombelico. Qui risiederebbe la fonte di un’energia vitale che circola nel corpo umano, chiamata “Ki”. Tale potrebbe essere appunto allenata e sviluppata, fino a far acquisire alla persona una forza superiore alla media e percezioni extrasensoriali, come avvertire un evento prematuramente, percepire l’attacco imminente di un nemico attraverso il sesto senso o intuirsi a vicenda senza dichiarazioni esplicite. L’Haragei, più praticamente, si fonda su esercizi miranti a sviluppare la forza coordinata di tutto il corpo, ed è proprio la coordinazione, insieme all’armonia, l’elemento fondamentale dell’Haragei, secondo cui la zona pelvica costituirebbe lo snodo anatomico principale di generazione e trasmissione della forza ad ogni segmento corporeo.
Una volta sviluppato l’Haragei, esiste la ricettività ipersensibile e una forza attiva di trasmissione. Pertanto, talvolta il concetto di Haragei viene tradotto con “comunicazione emotiva”, quella che rifiuta la limitatezza di banali risposte, quali SI e NO. Chi lavora con il proprio Hara preferisce infatti l’imprecisione, l’indefinito, il non specifico, in quanto l’essenza della vita non è SI o NO, ma piuttosto SI e NO.
In definitiva, il termine Haragei indica “l’arte dello stomaco”, e si riferisce a uno scambio di pensieri e sentimenti implicito in una conversazione, piuttosto che dichiarato esplicitamente. È una forma di retorica intesa ad esprimere l’intenzione reale e il significato autentico. È familiare ed iconica infatti l’espressione ammonitrice “agisci di pancia, non di testa!”, usata appunto per invitare qualcuno a prendere decisioni col cuore, senza stare troppo a razionalizzare e perdere di vista ciò che davvero si vuole.
Le informazioni vengono comunicate attraverso i tempi, l’espressione facciale e il contesto emotivo, piuttosto che con discorsi diretti. E la spontaneità allenata a scapito della razionalità estrema e puntigliosa diviene il focus di un benessere esistenziale. Il baricentro delle priorità si sposta, ma non è mai nulla di egoistico, piuttosto è il ritrovamento di un equilibrio tra corpo, mente e spazio quotidianamente accantonato e maltrattato.
Haragei. Benefici
Nella vita di tutti i giorni, una persona con un Hara sviluppato e in contatto con esso ha la forza e la precisione necessarie per raggiungere obiettivi altrimenti impossibili. Spesso infatti tecnica, conoscenza e forza di volontà non bastano ad ottenere un successo completo, se manca il pieno e consapevole uso dell’Hara.
L’Haragei aiuta inoltre anche a liberare la mente dai fuorvianti fenomeni della realtà umana. A tal proposito, il primo passo consiste nel disciplinare la mente a concentrare i suoi poteri per ottenere un livello di indipendenza, pace e armonia, affinché sia possibile esplorare l’essenza sociale e cosmica della personalità umana.
I risultati evidenti dell’Haragei concernono uno sviluppo del corpo e dei sensi, che porterebbe la persona a un livello superiore, ad uno stato evolutivo e auto-realizzativo, avente finalità spirituali, autodeterminanti, armoniche, concorrenti a un ricercato e bramato benessere.
«Haragei è una parola giapponese che non esiste forse in nessun’altra lingua al mondo, e anche tradurla è un affare molto complicato.
Volendo, potremmo dire che è la comunicazione non verbale, ma non è solo quello.
Il fatto è che quando parliamo, le parole che ci scambiamo non sono che una piccola parte di quello che davvero ci diciamo.
Quando entriamo in contatto con qualcuno, in realtà, facciamo anche delle prove di incastro: con gli occhi, con la voce, con le mani, col respiro, proviamo a vedere se chi abbiamo di fronte si incastra bene con noi.
Haragei è incastrarsi a vicenda senza dirselo.
Haragei è intuirsi ad occhi chiusi, sapere che nel buio, là fuori, c’è qualcuno come noi»
(Enrico Galiano)