Nel teatro pochi hanno avuto un impatto profondo come quello di Henrik Ibsen. Considerato come il padre del dramma moderno, creò una forma teatrale rivoluzionaria che era più realistica e attenta alle complessità psicologiche e sociali dei suoi personaggi. Le sue opere hanno toccato l’anima degli spettatori mettendo in luce l’ipocrisia morale del suo tempo e hanno sfidato le pesanti norme della borghesia del diciannovesimo secolo.
Un drammaturgo ribelle: vita e formazione di Henrik Ibsen
Nel 1828, Ibsen vide la luce per la prima volta in una delle famiglie aristocratiche di una località, Skien, cittadina della Norvegia. Tuttavia, il giovane Ibsen conobbe tante difficoltà economiche e di emarginazione sociale dal momento che suo padre era un imprenditore e la sua famiglia aveva subito una decadenza economica drammatica. Il modo in cui il giovane osservò il mondo mentre cresceva lo portò ad operarsi nel campo letterario. Un tempo, Ibsen lavorò come farmacista e in seguito si trasferì a Christiania (oggi Oslo), dove il teatro catturò la sua attenzione.
Lavorando in Italia, Spagna e Germania, cercò di abbandonarsi da ogni forma di romanticismo e visse per un lungo periodo di tempo in queste località fino al momento in cui gli fu consentito di ritornare in Norvegia ed assorbire gli scenari e l’architettura priva di demolizioni della sua terra nativa. Ibsen scrisse diversi drammi di critica. Al suo ritorno in Norvegia era palesemente consapevole di possedere le potenzialità che lo dipingevano come uno degli scrittori più forti al mondo.
L’eredità rivoluzionaria: il teatro di Ibsen
Ibsen era un creatore lungimirante che sfidava le regole del teatro dell’epoca. Mentre il pubblico di quel tempo era abituato a narrazioni impossibili, lui introduceva storie con dilemmi morali della vita vera. Le sue opere sfidavano la società borghese con temi come il femminismo, l’ipocrisia sociale, le malattie ereditarie e il conflitto tra identità individuale e collettiva. La caratteristica distintiva del suo lavoro è l’introduzione del realismo psicologico dei suoi personaggi.
Le opere di Henrik Ibsen e come cambiarono il teatro
Tra le opere più celebri, alcune hanno segnato una svolta nella storia della drammaturgia. Casa di bambola è l’opera più importante e racconta la storia di Nora Helmer che si rende conto di aver vissuto come una bambola nelle mani del marito e della società. Verso la fine del dramma lascia la famiglia per cercare la propria identità e questo gesto apre molti dibattiti. Invece il dramma Spettri affronta le malattie ereditarie e l’ipocrisia della società borghese. Per il suo contenuto, fu aspramente criticato e censurato.
L’impatto di Ibsen sul teatro e sulla cultura mondiale
L’influenza di Ibsen sul teatro fu notevole. Moltissimi drammaturghi si ispirarono al suo stile per creare un teatro più realistico. Inoltre, anche cinema e televisione hanno ereditato le sue tecniche narrative. La sua attenzione ai conflitti interiori e dialoghi realistici ha influenzato registi e sceneggiatori di tutto il mondo.
Un teatro ancora attuale
Oggi Henrik Ibsen continua a essere rappresentato nei teatri di tutto il mondo. I suoi drammi parlano di temi che rimangono attuali e universali. I suoi personaggi sono uomini e donne con incertezze, sogni infranti e scelte difficili, proprio come le persone reali.
Fonte immagine: Wikipedia (https://commons.wikimedia.org/w/index.php?Curid=2652829)