Il termine Hijāb designa il tipico velo islamico indossato nei paesi di religione islamica. In questo articolo andremo ad approfondire la presenza dell’Hijāb nell’Islām e tutto ciò che c’è da sapere a riguardo, smontando tutti gli stereotipi che circoscrivono l’uso e le regole dell’Hijāb.
Hijāb nell’Islām: tutto ciò che c’è da sapere
Il termine Hijāb o ḥijāb, in arabo حجاب è un copricapo o velo femminile indossato principalmente nei paesi di religione islamica. Il termine Hijab in arabo deriva dalla radice ح ج ب hajaba che significa coprire, nascondere lo sguardo, in quanto lo scopo di questo velo è proprio quello di fungere da barriera per sottrarre lo sguardo della donna alla vista altrui. Molto generalmente quindi, l’Hijāb nell’Islām designa il velo islamico che si conforma alla giurisdizione islamica o Fiqh sulle norme di velatura della donna.
La storia dell’Hijāb islamico
Diversamente dall’opinione comune occidentale, l’Hijāb non è stato introdotto con la nascita dell’Islām, ma da molto prima, addirittura dal XII secolo a. C., quando nella Mesopotamia assira c’era già l’obbligo di indossare il velo pubblicamente a ogni donna che fosse sposata, tra il 1114 e il 1076 a.C.. Non solo, in Grecia, come raccontato in un passo dell‘Iliade, la dea Era, prima di recarsi sul Monte Ida indossa un leggero velo che scendeva fino alle spalle e che copriva anche il capo. Fino a tempi abbastanza vicini alla contemporaneità ci sono riferimenti a donne che indossano l’Hijab, come nel Medioevo vengono citate tre donne mediterranee che nel XIII e XIV secolo frequentavano le lezioni all’Università di Bologna, a condizione che si coprissero il corpo e il volto con il velo.
Ma attenzione attenzione, nella Penisola araba preislamica non c’era nessuna norma istituzionalizzante l’uso del velo e le donne godevano di molti privilegi nel loro matrimonio!
Secondo alcuni sociologi con l’avvento dell’Islām, il velo divenne simbolo di dignità femminile in quanto soggetto di diritti, come ad esempio il mahr, cioè il pagamento di una quota da parte del marito in caso di futura vedovanza della moglie o di ripudio. Secondo, invece, dei pensieri più stereotipati e chiusi, il velo rappresenta la subordinazione femminile rispetto all’uomo, in quanto sua proprietà. In ogni caso, l’Hijāb mira a distinguere principalmente chi è musulmano da chi non lo è, ed è stato diffuso ad ogni modo anche in altre religioni come il Cristianesimo, come viene riportato nei Corinzi 11, 2-16.
Hijāb nell’Islām: tutto ciò che c’è da sapere
Andiamo a vedere nello specifico nel Corano i passaggi che illustrano l’uso del velo da parte della donna musulmana. Nella Sūra XXIV al nūr ال نور (la luce) nell’āya 31 e nell’āya 59 della Sūra XXXIII al Ahzāb الاحراب ( Le fazioni alleate) sono due i principali termini utilizzati:
- Il nome utilizzato per indicare il velo è Khimār, la cui radice significa proprio velare, nascondere ed è anche il nome di un modello di Hijāb che copre il capo e la faccia della donna.
- L’altro nome utilizzato è Jalābīb la cui radice del verbo significa essere coperto con qualcosa.
- La parola Hijāb compare in 7 versetti del Corano.
Naturalmente, sono molte le interpretazioni del Corano e della Sunna sull’obbligo o meno di indossare il velo e soprattutto quale modello, se coprire o no anche gli occhi, ed è a discrezione dei fedeli.
I modelli dell’Hijāb nell’Islām, questo discusso copricapo, sono molteplici e il loro utilizzo varia da Paese a Paese. Ecco una classificazione:
- Burqa, è un velo che copre il capo, il viso e tutto il corpo e comprende un pezzo di tessuto velato che copre anche gli occhi.
- Niqab, è simile al Burqa ma la differenza è il velo che copre anche gli occhi, che in questo caso non c’è.
- Chador, copre tutto il corpo e il capo ad eccezione delle mani, dei piedi e del viso.
- Shayla, è un velo rettangolare che copre il collo e le spalle, oltre i capelli che viene appuntato con una spilla.
Hijāb in Europa
Oggi in Europa sono molti i paesi che hanno espresso il divieto di indossare l’Hijāb , specificamente il Burqa e il Niqab, tra cui la Francia nel 2010, il Belgio, l’Italia, l’Austria, i Paesi Bassi e la Danimarca. Nel 2017 la Corte di Giustizia Europea ha concesso il consenso ai datori di lavoro di proibire, se ritenuto necessario, alle proprie dipendenti musulmane di indossare il velo durante l‘orario di lavoro, che viene sancita come una regola che proibisce qualsiasi segno politico, filosofico o religioso.
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