Hŏ Nansŏrhŏn e la poesia come liberazione dalla sofferenza

Hŏ Nansŏrhŏn e la poesia come liberazione dalla sofferenza

La vita breve di Hŏ Nansŏrhŏn è una metafora della sofferenza.

«La primavera in fiore spenta dall’inverno gelido, senza alcuna stagione di transizione», così potremmo descrivere con una metafora la breve vita di Hŏ Nansŏrhŏn. Di conseguenza, potremmo parlare della sua poesia straziante e profonda, che non è altro se non il risultato del «ghiaccio e della neve che si poggiano improvvisamente sugli alberi fioriti».

La nascita e la formazione di Hŏ Nansŏrhŏn

Nata a Gangneung nel 1563, nel pieno del periodo Choson, Hŏ Nansŏrhŏn faceva parte di una famiglia illustre. Suo padre, un grande studioso confuciano, l’aveva avuta dal secondo matrimonio assieme ai suoi due fratelli. Fu proprio suo fratello maggiore, Hŏ Pong, a riconoscere in lei un gran talento per la scrittura, permettendole poi di studiare e approfondire i classici cinesi e la poesia Tang, nonostante all’epoca non fosse concesso alle donne.

Il suo primo lavoro, scritto all’età di soli otto anni, fu così apprezzato che a lei venne dato, abbastanza ironicamente, il soprannome di immortale”

I colpi di gelo nella vita di Hŏ Nansŏrhŏn

Quella che fino a quel momento appare come una vita avvolta da una patina d’oro, viene bruscamente interrotta da una serie di sfortunati e tristi avvenimenti; prima l’esilio del fratello maggiore, poi,  il matrimonio con un uomo che sembrava non avere il minimo interesse per lei. La lasciava quasi sempre sola, e finiva per tornare a casa tardi dopo aver corteggiato altre donne, così Nansŏrhŏn, lontana dalla famiglia e gli amici, finiva per trascorrere tutte le sue giornate a casa, con una sensazione di inquietudine che era difficile levarsi dal petto. Anche quando la poetessa sembrò ritrovare un po’ di serenità grazie alla nascita dei suoi due figli, il gelo dell’inverno fece preso ad intrufolarsi, stappando alla vita, dopo solo pochi anni, entrambi i fanciulli.

Il cambio di rotta improvviso

Sono questi gli eventi che assiderano la vita della poetessa, una vita che sembrava promettente, luminosa, fiorita e che invece la porterà a passare i suoi giorni affacciata alla finestra, a guardare un paesaggio che se prima ispirava poesie degne degli illustri cinesi, adesso sussurra solo grande sofferenza. Il dolore diventa infatti l’ingrediente principale di tutti i componimenti scritti dopo il matrimonio e la poesia, l’unica amica con cui sfogarsi.

Il dolore per i figli perduti

Una delle sue opere più struggenti è certamente quella dedicata ai due figli defunti, in cui la poetessa racconta di essere andata al cimitero e di aver bruciato delle fibbie di carta, un rituale coreano che serve a chiamare le anime. Successivamente, si interroga sulla possibilità che, almeno nell’aldilà, i suoi bambini possano giocare insieme e farsi compagnia, essendo le loro tombe una vicina all’altra. Conclude poi, immergendo i versi finali nel dolore, rivelando la figura di una madre costretta a subire l’ingiustizia innaturale di sopravvivere ai propri figli.

Un matrimonio infelice

In un altro componimento, invece, parla della sua vita prima e dopo il matrimonio, dicendo di non riconoscersi più, di aver perso tutta la sua bellezza, inoltre, parla del marito, che identifica come rovina della sua vita e affronta il tema della solitudine, protagonista assoluta delle sue giornate da quando è diventata moglie.

Lo stile e le immagini

Lo stile è intimo e confidenziale, lontano dagli sfarzi dei componimenti scritti in tenera età, le immagini sono invece  rivestite di una nostalgia cupa, specchio dei suoi sentimenti nei confronti di un passato ormai lontano e inafferrabile. Ogni verso delle sue ultime poesie è intriso della sofferenza per una vita che non ha mai avuto la possibilità di fiorire veramente.

Un ultimo dolore insopportabile 

Come se la vita non fosse già stata abbastanza crudele con Hŏ Nansŏrhŏn, nel 1589 giunge la notizia della morte di Hŏ Pong, il suo amato fratello maggiore. Questo tragico evento rappresenterà per la poetessa il colpo di grazia definitivo, spingendola, un anno dopo, a soli ventisette anni, al suicidio.

Il lascito immortale di Hŏ Nansŏrhŏn: una voce che continua a parlarci

In questa ennesima, tragica circostanza, la sua amica più cara, la poesia, non è riuscita a contenere l’ulteriore dolore, e come un fiume in piena, senza la poesia ad arginare, solo la morte è riuscita a liberare Hŏ Nansŏrhŏn . Sebbene la sua vita sia stata breve, come quella di una scintilla, la sua poesia è rimasta immortale, capace di ardere più intensamente del fuoco e di toccare l’anima dei lettori, persino a distanza di secoli.

 

fonte immagine: di freepik da Freepik

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A proposito di Chiara Pia Giugliano

Classe '00, studentessa di lingue e culture africane e asiatiche all'Orientale. Scoprire e vivere nuove culture e tradizioni è ciò che più mi rende felice! Motivo per cui, appena posso, sono in viaggio! Compagna inseparabile delle mie avventure è la macchina fotografica, una delle mie più grandi passioni insieme all'arte, al cinema e alla lettura.

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