Hunter S. Thompson, chi era il noto giornalista americano che rinnovò la sua professione e scrisse Paura e disgusto a Las Vegas?
«Eravamo dalle parti di Barstow, ai confini del deserto, quando le droghe cominciarono a fare effetto. Ricordo che dissi qualcosa tipo “Sento la testa leggera… potresti guidare tu?” D’un tratto ci fu un terrificante ruggito intorno a noi, e il cielo si riempì di cose che sembravano enormi pipistrelli stridenti in picchiata sulla nostra macchina… e un voce urlava “Santo iddio cosa sono questi maledetti animali?!»
Questo è l’incipit di uno dei film più famosi di Terry Gilliam (autore de I banditi del tempo, Brazil, La leggenda del re pescatore, L’esercito delle 12 scimmie, I fratelli Grimm e l’incantevole strega e Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo e L’uomo che uccise Don Chisciotte), un vero cult degli anni Novanta. Si tratta di Paura e delirio a Las Vegas, un film girato con un piccolo budget ma con un grande cast: Johnny Depp, Benicio Del Toro, Cristina Ricci, Tobey Maguire e il cameo di Flea dei Red Hot Chili Peppers. La vicenda riguarda lo squattrinato giornalista Raul Duke e il suo avvocato samoano Dottor Gonzo, partiti per assistere a una folle gara di corsa nella città di Las Vegas. I due colgono l’occasione, fornita dal viaggio di lavoro, come occasione per godersi una vacanza “sotto l’effetto di droghe”.
La pellicola del regista britannico, in realtà, è basata sul romanzo Paura e disgusto a Las Vegas (Fear and Loathing in Las Vegas), scritto nel 1971 da Hunter S. Thompson.
Chi è Hunter S. Thompson? Il giornalista che fece conoscere al mondo gli Hell’s Angels
Hunter Stockton Thompson è uno dei giornalisti più interessanti nel panorama culturale e sociale dell’America dagli anni Sessanta in poi. A lui si deve la nascita del Gonzo journalism, ossia fare giornalismo privilegiando il reportage e preferendo raccontare più il proprio umore o punto di vista piuttosto che narrare un evento cronachistico, molto spesso sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Questo sapore underground contribuì alla sua fama, assieme alla rivista statunitense The Rolling Stone.
The Rolling Stone nacque nel 1967. Si trattava di un giornale culturale e musicale, curato da Jann Simon Wenner e Ralph J. Gleason (il primo era un giornalista, il secondo un critico musicale e musicologo), che aveva un solo obiettivo: diventare punto di riferimento della comunità hippie e underground. L’incontro tra Thompson e il futuro direttore di Rolling Stone avvenne in quell’anno. Infatti, il giornalista aveva scritto un romanzo basandosi su diversi appunti e articoli propri sugli Hell’s Angels; si trattava di una delle gang di motociclisti più famose d’America (molto spesso accusata di essere un’organizzazione criminale). Il romanzo Hell’s Angels: A Strange and Terrible Saga divenne un best-seller in poco tempo, dal momento che offriva ai lettori tutti i segreti sul mondo di questi motociclisti che attraversavano in moto le autostrade nordamericane. L‘autore aveva scoperto la “mistica della motocicletta” e aveva descritto le abitudini dei membri del gruppo dopo aver trascorso un anno con loro: le risse nei bar, le bevute di whiskey o birra in compagnia e la loro filosofia contro il potere.
Così racconta il suo collega Patrick Doyle, in un articolo celebrativo sullo stesso giornale che lo consacrerà a fama immortale, come Thompson si presentò alla redazione con il suo famoso abbigliamento.
In un certo senso Thompson e Rolling Stone erano anime gemelle. Jenner, dopo aver letto la lettera, lo invitò subito nel suo ufficio, voleva discutere del pezzo che poi sarebbe diventato “La Battaglia di Aspen”: Thompson voleva far eleggere sindaco Joe Edwards, un avvocato 29enne famoso per la sua passione per la marijuana. «Siamo rimasti insieme per ore», ha detto Wenner anni dopo. «Si è presentato con la testa rasata, occhiali scuri, sigaretta in bocca e una cassa di birra in mano. Si è seduto e ha svuotato sulla scrivania una valigetta piena di roba – torce, una sirena, pacchetti di sigarette, di tutto -, abbiamo parlato a lungo. Dopo un po’ mi sono ritrovato a supportare la sua campagna politica».
(Patrick Doyle, Come diventare leggenda: la storia di Hunter S. Thompson)
Un viaggio delirante a Las Vegas all’inseguimento del Sogno americano
Nel 1970, la redazione di Sports Illustrated gli aveva proposto di realizzare un articolo sulla Mint 400, una gara di corsa in moto (o in dune-buggy) nel deserto del Nevada. Thompson partì immediatamente, accompagnato dall’avvocato (e suo amico) Oscar Zeta Acosta (noto per le sue battaglie a favore degli immigrati messicani); i due viaggiarono con 300 dollari e una Chevrolet rossa decapottabile.
Sport Illustrated rifiutò il suo articolo, invece The Rolling Stone gradì il nuovo stile di scrittura e decisero di assumere l’autore e di rimandarlo a Las Vegas. Stavolta, doveva seguire (pur continuando a scrivere allo stesso modo) una conferenza della National District Attorneyes Association in merito alle droghe e al loro consumo presso i giovani. Thompson consegnò le restanti pagine e così nacque “il seme per un romanzo pubblicato a puntate”, nel 1973 i lettori di Rolling Stone scoprirono “Paura e disgusto a Las Vegas”.
Il romanzo di Thompson arrivò in Italia nel 1978. Arcana lo pubblicò con una traduzione curata da Alberto Gini con il titolo “Paranoia a Las Vegas”, ma non ottenne successo. In seguito Bompiani acquistò i diritti dell’opera e Sandro Veronesi curò una nuova edizione per la serieI Classici Contemporanei. Thompson usò lo pseudonimo Raul Duke per celare la sua identità, così come quello di Dottor Gonzo per il suo amico avvocato. Inoltre, cambiò l’etnia del suo compagno di avventure, da messicano divenne samoano in modo da renderlo irriconoscibile.
La sua attività come romanziere dopo Paura e delirio a Las Vegas
In seguito, Thompson pubblicò anche altri romanzi. In primis, abbiamo Cronache del rum (The Rum Diary: The Long Lost Novel), in cui si narra le vicende dello scrittore Paul Kemp arriva a San Juan, capitale di Porto Rico, per seguire le orme dei grandi romanzieri americani (e suoi idoli): Ernest Hemingway e Francis Scott Fitzgerald. Purtroppo, Kemp si trova a dover scrivere per un piccolo quotidiano, il San Juan Daily News. Eppure, nella capitale portoricana degli anni Cinquanta, l’uomo fa amicizia con il bizzarro collega Moberg, un giornalista perennemente sbronzo (come il Raul Duke del precedente romanzo) che lo accompagnerà in diversi scoop impossibili, sbornie e avventure sessuali. Invece, Meglio del sesso (Better Than Sex: Confessions of a Political Junkie, 2004) è un romanzo umoristico, saggistico, storico e politico dove Thompson usa le sue doti da scrittore al meglio per parlare del suo secondo interesse oltre allo sport, ossia la politica. Questa è l’occasione per raccontare l’America degli anni Novanta e per fare satira nei confronti di un paese del tutto cambiato dagli anni Sessanta-Settanta (dalla fine dell’era di Nixon, descritto come un mostro).
Infine c’è il Regno della Paura (Kingdom of Fear: Loathsome Secrets of a Star-Crossed Child In the Final Days of the American Century, 2003). Una serie di scritti autobiografici in un clima teso sia dentro che fuori il paese, polizia ed esercito riuniti contro qualsiasi sintomo di ribellione o attacco dopo l’attentato alle Torri Gemelle del giorno 11 settembre 2001. Thompson narra la sua vita ai propri lettori mescolando la cronaca alle sue fantasie, nate dall’assunzione di stupefacenti.
Il cinema omaggia Hunter S. Thompson in due occasioni, il tributo del suo amico e ammiratore Johnny Depp
Thompson morì nel 2005. Eppure il cinema ha contribuito alla sua immortalità, anzi Johnny Depp è stato il deus ex machina. L’attore e rockstar del Kentucky (lo stesso stato di provenienza di Thompson) omaggiò il giornalista con due pellicole: Paura e Delirio a Las Vegas (1999) di Terry Gilliam e The Rum Diary-Cronache di una passione (The Rum Diary, 2011) di Bruce Robinson. Nella seconda pellicola, Johnny interpreta Paul Kemp mentre Giovanni Ribisi, Amber Heard e Aaron Eckhart ricoprono rispettivamente i ruoli di Moberg, Chenault e Sanderson.
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