I canti di Chu e la correlazione con lo Sciamanesimo

La correlazione tra lo sciamanesimo e i canti di Chu

Analizziamo insieme i canti di Chu e la figura dello sciamano.

Lo sciamano (figura ritrovata nei canti di Chu) è colui che comunica con il mondo superiore degli spiriti e spesso intraprende un viaggio di elevazione spirituale; tramite esso raggiunge spiriti e divinità con cui dialoga, per poi successivamente ritornare nel mondo terrestre. In passato tale figura è sempre stata presente ed era solita riferire alla società tutto ciò che fosse stato appreso.
Pertanto, tale intermediario costituiva una sorta di mediatore e di fatti gli stessi potevano anche impersonare le stesse divinità. Gli sciamani quindi spesso venivano posseduti da spiriti o divinità che parlavano attraverso loro, dunque, in quel momento di possessione era Dio a comunicare e non direttamente loro. I culti sciamanici erano diffusi proprio nel regno di Chu, Stato meridionale della Cina da cui provengono I canti di Chu.
I canti di Chu sono stati interpretati in relazione a questo contesto culturale e religioso dello sciamanesimo; più propriamente quando in tali poesie si fa riferimento a viaggi di ricerca verso le divinità.
Tra le varie pratiche sciamaniche vi era il richiamo dell’anima, un vero e proprio invito all’anima del defunto a non procedere verso l’aldilà per restare nel mondo terreno.
Inoltre, nel nord della Cina precedentemente esisteva il concetto dell’anima celeste legata al corpo, ovvero l’anima terrestre restava legata al corpo e lo seguiva.
Mentre nel sud della Cina, compreso il regno di Chu, si sviluppa anche un altro concetto diverso dell’anima celeste, un’anima che dopo la morte non resta ferma sulla terra ma trasmigra verso il cielo.

L’opera principale all’interno dei canti di Chu è il “Li sao”, componimento attribuito a Qu Yuan, scrittore vissuto intorno al V-III secolo a.C.
I canti di Chu probabilmente non sono opera di una singola persona ma sicuramente si tratta di varie opere complesse raccolte nel corso dei secoli.  Secondo la ricostruzione confuciana, Qu yuan era il ministro del regno di Chu che durante l’inizio della sua carriera aveva il favore del sovrano. Successivamente cadde in disgrazia e fu esiliato da quest’ultimo poiché aveva dato ascolto ai suoi nemici. Qu Yuan tuttavia, reputandosi un funzionario corretto di corte e non sopportando l’ingiustizia subita, decise di suicidarsi nel fiume Mi Luo. Qu yuan probabilmente rappresenta solamente un personaggio convenzionale e la sua figura di ministro leale tradito rappresenta un topos della letteratura confuciana.

Una parte del poema viene paragonato ad un volo sciamanico (gli sciamani si sollevano per raggiungere le divinità).
All’interno del poema, il protagonista si solleva verso il cielo mediante un carro trainato al fine di ottenere quella soddisfazione che non aveva ottenuto in terra, per cercarla nel mondo celeste.
Il nome del poema “Li sao” ha un doppio significato: etico da un lato, estetico dall’altro.
Ciò indica che ci sono due piani in quest’opera:
– piano etico: ovvero l’interpretazione morale e politica, con la descrizione del lamento del ministro perché non viene compreso dal sovrano.
– piano estetico: a volte il protagonista afferma di cercare un’unione erotica con una divinità femminile.

Inoltre, I canti di Chu erano accompagnati dalla musica, musica che Confucio definiva sensuale, fatta di suoni di flauti o con strumenti a corde, insomma una musica vivace e dunque il ritmo era molto veloce.
Infine, i versi dei canti di Chu si contraddistinguono per la presenza di una sillaba che ha soltanto valore fonico.

Immagine: Wikipedia 

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