Da Giulio Einaudi a Ernesto Franco, la casa editrice Einaudi ha inaugurato un nuovo modo di concepire i libri. La collana Coralli è la più rappresentativa dello spirito einaudiano che tanti affronti ha dovuto digerire.
SPIRITUS DURISSIMA COQUIT. Il motto della casa editrice Einaudi, affiancato da uno struzzo «emblema significante ch’un valoroso cuore ha forza di smaltire ogni grave ingiuria», è fortemente indicativo dell’ideale che anima una delle esperienze editoriali più affascinanti e solide d’Italia.
Fondata nel 1933 e cresciuta attorno a due giganti come Giulio Einaudi e Leone Ginzburg, la casa editrice Einaudi si è sempre distinta per una visione giovane, critica, immancabilmente politica. Da qui l’attenzione, soprattutto all’inizio, alla produzione saggistica, vero fiore all’occhiello della prima Einaudi.
I “chiodi” che lo struzzo era chiamato a digerire, però, erano sempre più grandi, tanto grandi da dover a volte soccombere. Leone Ginzburg, attivo antifascista, fu ucciso dai nazisti nel 1944 e la casa editrice restò in mano a Elio Vittorini e a Cesare Pavese. Se Vittorini si occupò di mantenerne in vita lo spirito politico ormai rantolante, Pavese scelse una via di apertura all’antropologia, alla psicologia e alla narrativa, italiana e straniera. L’intuizione di Pavese si rivelò vincente e proiettò la casa editrice nel panorama internazionale. Sono gli anni della collana più iconica di Einaudi, i Coralli.
I Coralli Einaudi: la storia
Data di nascita: 1947. La storia dei Coralli inizia con È stato così di Natalia Ginzburg e termina nel 1972 con Giovanni e le mani di Franco Fortini. Come racconta lo storico Gabriele Turi, la sua nascita si inserisce nel clima dell’immediato dopoguerra, quando i rapporti tra Einaudi – sin dall’inizio impegnato sul fronte antifascista – e il PCI si rafforzarono ulteriormente. Per degli intellettuali-editori che avevano fatto del binomio inscindibile cultura-politica la loro identità, quello appena descritto è stato il periodo storico più fertile per cominciare a ripensare la cultura italiana e a veicolare una propria idea di letteratura.
Il primo direttore fu Cesare Pavese, mentre nel ’49 un consiglio editoriale elesse consulenti Natalia Ginzburg, Vittorini e Muscetta.
La collana è diretta evoluzione della precedente Narratori contemporanei, sempre creatura di Pavese, il cui intento era di «raccogliere senza alcun pregiudizio di scuola, narrazioni autentiche e impegnative». Il nome deriva dalla natura preziosa del corallo, che al tempo stesso è vivo, ramificato e sensibile. Proprio come il corallo, le pubblicazioni confluite in questa raccolta – in piena coerenza con la più anziana Narratori contemporanei – ripropongono e valorizzano il piglio sperimentale e innovativo della linea editoriale Einaudi.
In un’intervista rilasciata in occasione del centenario della nascita di Giulio Einaudi, il nipote Malcolm Einaudi Humes – presidente della fondazione dedicata alla memoria di Einaudi – ha affermato che quello dei Coralli ha costituito un vero e proprio «laboratorio gestito da scrittori» (Pavese, Calvino e poi Bollati). Una collana nata per favorire l’incontro tra civiltà e letterature diverse e concretizzare una relazione culturale che dovrebbe essere il fine ultimo dell’editoria; e dietro a questo apparentemente disinteressato fine culturale, sempre la lungimirante prospettiva politica di reagire ai deliri nazionalistici della guerra.
Un nuovo modo di fare libri
Caratura letteraria a parte, i Coralli hanno inaugurato un nuovo modo di “fare un libro”, con un’attenzione nuova a ogni aspetto del prodotto. Se ideologicamente, infatti, la collana si poneva in antitesi rispetto ai cataloghi stantii dei decenni precedenti, affatto accoglienti con scrittori di scuole differenti dalla propria, a fare la differenza rispetto ad altre collane è stata l’attenzione alla veste grafica dei volumi pubblicati.
La collaborazione tra scrittori e artisti è stato uno dei tratti più originali dei Coralli Einaudi. Da Morlotti, Guttuso, Chighine fino a Shan, Picasso, Chagall, Klee, intercettati dal genio creativo di Max Huber che lavorò alla grafica Einaudi negli anni Quaranta. A dimostrazione della cura einaudiana per l’estetica del prodotto libro, si vedano anche le illustrazioni di Emanuele Luzzati per le fiabe di Italo Calvino.
I Coralli rivoluzionarono così tanto la concezione del book design che nel 2012 la Fondazione Giulio Einaudi, presieduta proprio da Malcolm Einaudi Humes, ha omaggiato il centenario della nascita di Giulio Einaudi con una mostra delle copertine più belle della collana.
Tutto questo a quei tempi doveva parere una gran bella rivoluzione.
Lo stesso Malcolm Einaudi ha definito la collana “un’esplosione di libertà”, aggiungendo «C’è voluta una guerra mondiale per liberare la giovane Einaudi dalle relazioni obbligate e contorte con un Ministero della Cultura. E appena la guerra è finita, si è vista l’esplosione di libertà e i Coralli, tra le altre cose, sono proprio questo».
In verità, l’iniziale impronta sperimentale si esaurì ben presto e nei vari carteggi si rintracciano le sostanziali divisioni tra i consulenti a proposito della pubblicazione di autori emergenti. Il criterio di selezione dei titoli, dopo una prima fase controtendenza, iniziò a coincidere sempre più con l’istanza commerciale, tanto da pubblicare principalmente autori di gran pubblico, come confessa Calvino in una lettera a Lella Romano. La pubblicazione di autori emergenti – come Fenoglio, Lalla Romano, Rigoni Stern, Leonardo Sciascia – è demandata, invece, alla collana I gettoni fondata da Vittorini con lo scopo di rinnovare la narrativa italiana, lo stesso che prima era stato dei Coralli
Dai Coralli in poi
A partire dal ’48, alla prima collana si affianca quella dei Super Coralli, che accoglie l’esigenza di una raccolta di testi più voluminosi, prevalentemente raccolte di poesie e di teatro, spesso destinati ad imporsi come classici.
Dopo aver perduto la loro identità, i Coralli furono sospesi dal ’76 al ’93, per poi essere rifondati nell’edizione Coralli-Nuova serie, ripensati da Ernesto Franco. Con leggera sovrapposizione, dal ’71 al ’96, nel frattempo era nata la collana dei Nuovi coralli, dedicata ai nuovi nomi o alle novità di autori già affermati. In mezzo ad alterne vicende storiche, perdendo per strada alcune collane e progettandone altre più in linea con il contesto storico e culturale, la Einaudi continua a “smaltire ogni grave ingiuria” con l’eleganza e lo spirito che da sempre le appartengono.
«È a questo principio della “religione della libertà” che ancor oggi la casa editrice si richiama, ben sapendo che i vari libri che essa pubblica sono al servizio di un sapere unitario e molteplice, ben sapendo che ogni libro si integra agli altri suoi libri, ben sapendo che senza questa integrazione, questa compenetrazione dialettica si rompe un filo invisibile che lega ogni libro all’altro, si interrompe un circuito, anch’esso invisibile, che solo dà significato a una casa editrice di cultura, il circuito della libertà».
Immagine in evidenza: Einaudi