I dōtaku sono campane in bronzo a forma tubolare caratteristiche del periodo Yayoi, uno dei tre grandi periodi dell’età preistorica giapponese.
Il periodo Yayoi
La datazione è in costante cambiamento per il continuo riscontro di nuovi dati, ma generalmente identifichiamo la cultura Yayoi in un periodo che va dal V secolo a.C (vi è un riscontro nel Kyūshū già durante il VII secolo a.C.) al IV secolo d.C.
Gli elementi che contraddistinguono questo periodo derivano da un contatto con il Continente, e ne sono testimonianza gli stessi dōtaku, associati alla figura dell’Imperatore Ashoka, che governò il subcontinente indiano durante il III secolo a.C. e che avrebbe dedicato al Giappone le suddette campane in un’opera di diffusione del buddismo. In ogni caso, le novità provenienti dall’esterno si sviluppano in mescolanza con l’evoluzione indigena, e non è un caso il fatto che questa cultura si sia diffusa a partire dal Kyūshū, che è l’isola più vicina al Continente. Questo periodo è estremamente importante poiché si svilupperanno elementi che sono tutt’oggi caratteristici del Giappone, come la risicoltura o la venerazione dei cosiddetti Kami, divinità della religione shintoista, che si manifesterebbero tramite eventi naturali.
Vi è inoltre l’introduzione in Giappone del metallo e del bronzo tramite materiali grezzi oppure oggetti bellici; in particolare il bronzo sarà utilizzato per la creazione di oggetti di tipo rituale, ereditando dalla Cina la tecnica della fusione, utilizzata anche per i dōtaku.
La genesi dei dōtaku
Il bronzo fuso veniva colato in uno stampo conico diviso in due punti, all’interno vi era un nucleo con l’intento di rendere la campana cava. Un’altra caratteristica dei dōtaku è la presenza di una grande ansa che discende su entrambi i lati. In seguito all’indurimento del bronzo, i dōtaku potevano essere decorati in vari modi: il corpo delle campane è spesso diviso in quadrati, dentro i quali possiamo trovare disegni geometrici, animali ed anche esseri umani, spesso durante un’attività, come la pesca o la caccia.
Anche la loro funzione poteva essere varia: potevano essere usate per la scansione del tempo durante i riti, per dare ordini durante le battaglie, oppure venivano interrate nelle tombe delle persone di rango particolarmente alto.
I dōtaku, quindi, sono anche testimonianza di una società particolarmente bellicosa, che porta naturalmente anche a distinzioni sociali all’interno degli insediamenti, circondati da fossati e sculture difensive, in cui si potevano trovare capanne più grandi appartenenti ai capi dei villaggi, o ancora, necropoli in cui vi erano bare lignee per le persone umili e bare in pietra destinate ad una élite che inizia a crearsi proprio in questo periodo.
L’importanza della cultura materiale, e dell’archeologia che la studia, è inestimabile in un contesto come quello giapponese, di cui abbiamo le prime testimonianze scritte solo a partire dall’VIII secolo d.C.
Ed è per questo che approfondire lo studio di oggetti caratteristici come i dōtaku, risulta sempre molto interessante.
Immagine in evidenza: Flickr