Il Zhuangzi, assieme al Daodejing, è uno dei libri cardine della filosofia taoista cinese. Zhuangzi era un maestro taoista che decise di tramandare i suoi insegnamenti attraverso la scrittura. Zhuangzi predilige l’uso di ironia, comicità, provocazioni e soprattutto paradossi. Egli utilizza brevi storie, spesso divertenti e paradossali, per spiegare i principi taoisti. È da notare, però, che questi ultimi non vengono mai esplicitati, ma viene lasciato tutto il lavoro all’intuito del lettore. Qui di seguito riporterò alcuni dei paradossi taoisti più iconici del Zhuangzi che spero possano sia ispirare una riflessione che strappare un sorriso.
La storia dei tre imperatori
C’erano tre imperatori: l’imperatore Shu del mare del sud, l’imperatore Wu del mare del nord e l’imperatore Hundun del centro. Periodicamente i tre imperatori si incontravano nel regno di Hundun: egli era sempre molto ospitale nei confronti di Wu e Shu, per questo motivo i due imperatori volevano ricompensare Hundun. Gli imperatori Wu e Shu, come tutti gli altri uomini, avevano sette orifizi: per mangiare, respirare, vedere e sentire. Hundun però non ne aveva nessuno, quindi i due si proposero di aiutarlo. Ogni giorno andavano da lui e gli praticavano un foro, finché il settimo giorno Hundun morì.
Spiegazione: è uno dei paradossi taoisti più celebri. Afferma che è impossibile opporsi al naturale ordine delle cose, pena la morte.
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Zhuangzi sognò di essere una farfalla
Lo stesso Zhuangzi una notte sogna di essere una farfalla. Dopo essersi svegliato confuso, Zhuangzi cominciò a chiedersi se lui avesse sognato di essere una farfalla o egli era una farfalla che aveva appena cominciato a sognare di essere Zhuangzi.
Spiegazione: uno dei paradossi taoisti più brevi, dice che esistono due dimensioni: quella della realtà dove abbiamo costantemente bisogno di dare nomi alle cose per non sentirci perduti; quella del sogno dove invece i confini delle cose possono essere sbiaditi e gli opposti sembrano non esistere. Ciò significa che tutto è relativo, non esistono davvero certezze, ma solo escamotage per consolarci delle difficoltà della vita.
La conoscenza dei pesci
Zhuangzi e Hu Shi passeggiano sulla riva del fiume Hao. Zhuangzi riflette ad alta voce: -quei pesci nuotano spensierati, devono essere felici.
Hu Shi obbietta: -tu non sei un pesce, come fai a sapere come sta un pesce?
Zhuangzi allora risponde: -tu non sei me, come fai a sapere cosa so io dei pesci?
Hu Shi ribatte: -sicuramente non sono te, ma sono sicuro che tu non sei un pesce. Questo è abbastanza per dedurre che non puoi conoscere la gioia dei pesci.
Zhuangzi conclude: -torniamo al punto di partenza. Quando hai detto “come fai a sapere come sta un pesce?” tu sapevi che io lo sapevo. Lo sapevo qui, sulla riva del fiume Hao.
Spiegazione: il linguaggio è uno dei paradossi taoisti per eccellenza nel Zhuangzi. Il breve dialogo dimostra come il linguaggio sia una forma di comunicazione limitata, in quanto la conoscenza e i nomi che diamo alle cose è relativa; quindi, non possiamo mai conoscere nulla per davvero.
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