A differenza di altre specie animali, alla nascita l’essere umano è quasi del tutto privo di conoscenze; possiede, tuttavia, alcune dotazioni innate indispensabili per affrontare i primi momenti di vita, i riflessi innati.
I riflessi innati sono risposte fisiologiche, non apprese, a uno stimolo. Questi permettono di compiere alcune azioni e di confrontarsi con l’ambiente esterno.
Esempi tipici sono il riflesso di ricerca (se mettete un dito sulla guancia di un neonato, il bambino girerà il capo verso il dito) e il riflesso di prensione (se mettete un dito nel palmo della manina, il neonato stringerà la mano intorno al dito). Nel primo caso volge il capo con l’intenzione di cercare il capezzolo della madre per nutrirsi, nel secondo stringe la mano per aggrapparsi durante la suzione.
Vediamo in ordine quali sono i principali riflessi innati del neonato
- riflesso di suzione: il bambino tende a succhiare un dito che viene avvicinato alle sue labbra, come se fosse il capezzolo della madre;
- riflesso di ricerca: per procurarsi il cibo volge la testa in direzione del lato della bocca che viene sfiorato;
- riflesso di crawling, o di strisciamento da prono: quando viene adagiato con la pancia sul letto, piega le gambe e inizia a strisciare in avanti;
- riflesso “battito delle palpebre”: il neonato chiude gli occhi quando sente un rumore forte o viene colpito da una luce intensa;
- riflesso di prensione: la sua mano si chiude afferrando ciò che la stimola;
- riflesso di marcia: sollevato, ma con i piedi a contatto di una superficie, il bambino simula alcuni passi;
- riflesso di Moro: quando il bambino è lasciato cadere a pancia in su, spalanca le braccia come reazione di spavento;
- riflesso di Babinski: quando viene stimolato sotto la pianta del piede, il bambino apre “arriccia” le dita; questo riflesso serve a dare stabilità al corpo e lo aiuta nei primi passi.
Molti riflessi innati presenti alla nascita regrediscono durante i primi mesi di vita e poco a poco vengono sostituiti da azioni volontarie che, a lungo andare, diventano automatiche (come quando si impara a nuotare o a sciare). Sulla base dell’esperienza l’essere umano è capace di acquisire nuove conoscenze e comportamenti.
Il cane di Pavlov e i riflessi condizionati
Esponente della riflessologia russa, Pavlov si dedicò allo studio dei riflessi condizionati, chiamati così perché avvengono in modo automatico (riflessi), ma sono appresi (condizionati).
Grazie a un esperimento, che ha conosciuto una grande fama, Pavlov mostrò che è possibile indurre comportamenti automatici in risposta a stimoli determinati.
Protagonista del noto esperimento sui riflessi innati non fu un essere umano, ma un cane, il quale all’inizio dell’esperimento produceva saliva alla vista del cibo (stimolo), invece al termine dell’esperimento produceva saliva in risposta al suono di un campanello, quindi sempre uno stimolo, ma del tutto differente.
Come è stato possibile?
L’esperimento di Pavlov può essere suddiviso in quattro fasi. In un primo momento Pavlov azionò un campanello ed ebbe modo di constatare che il suo suono non suscitava alcuna secrezione salivare nel cane. In un secondo momento diede al cane della carne e osservò che alla vista della ciotola contenente il cibo il cane cominciava a salivare. Per un certo tempo, Pavlov prima di consegnare il cibo, produceva il suono di un campanello e dopo aver ripetuto più volte questa associazione, il cane cominciò a produrre salivazione solamente al suono del campanello, pur senza ricevere il cibo.
In questo esperimento sui riflessi innati, alla situazione iniziale al cibo, stimolo incondizionato (SI), faceva seguito la produzione di saliva, risposta incondizionata (RI), da parte del cane. Nella situazione finale il suono di un campanello, stimolo condizionato (SC), produceva nel cane la salivazione, ossia una risposta condizionata (RC).
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