I ventagli da guerra giapponesi: un connubio di eleganza e strategia

I ventagli da guerra giapponesi: un connubio di eleganza e strategia

Non solo un simbolo di eleganza femminile, i ventagli venivano utilizzati in combattimento come arma sia nella cultura giapponese che in quella cinese. In questo articolo vi sveliamo alcune curiosità sull’uso dei ventagli  da guerra giapponesi

L’arma dei comandanti

In Cina, i ventagli da guerra erano conosciuti con il nome di Shan e venivano utilizzati nell’arte del Kung Fu, ma furono i giapponesi a renderne celebre l’utilizzo. Durante le guerre del Giappone feudale, i ventagli da guerra giapponesi erano un’arma utilizzata sia sul campo di battaglia sia come mezzo di comunicazione tra i guerrieri. Per questo scopo, i ventagli impiegati nelle comunicazioni erano di tre tipi: uno fatto di nastri, uno di ferro e uno di legno e carta, simile a quello usato oggi dagli arbitri di sumo per indicare il vincitore dell’incontro. Si racconta che il campione del primo incontro di sumo, tenutosi a Nara, ricevette come premio un ventaglio da battaglia diventando il primo arbitro con decreto imperiale. Utilizzando questi ventagli da guerra giapponesi durante la battaglia, il comandante impartiva gli ordini alzandolo o abbassandolo  oppure orientandolo in diverse direzioni.

Vi starete dunque domandando se non fosse troppo controproducente andare in battaglia con solo un ventaglio. Ebbene, la scelta era puramente strategica, in quanto le armi più comunemente utilizzate in combattimento erano sì efficaci, ma troppo difficili da nascondere a causa delle loro dimensioni. Anche un pugnale di piccole dimensioni, durante una perquisizione, poteva suscitare sospetti, mentre un ventaglio sarebbe apparso innocuo. Inoltre, i ventagli da guerra giapponesi costituivano un forte richiamo alle tradizioni della civiltà, tant’è vero che era uso comune tra i samurai adornare con essi le uniformi, ed erano gli unici oggetti che potevano accompagnarli nei castelli dove l’etichetta vietava l’introduzione delle armi. Nacquero dunque i Tessen, ventagli da guerra giapponesi creati appositamente per i samurai, che non volevano restare totalmente disarmati ma allo stesso tempo dovevano trovare un modo per non destare sospetti.

I diversi tipi di ventagli da guerra giapponesi

Esistevano due tipi di Tessen: il Menhari-gata, un ventaglio apribile di seta o di washi, una carta molto resistente, decorato ma con stecche fatte in ferro o rinforzate con il ferro (a volte tutte le stecche erano di ferro, oppure solo quelle esterne); e il Tenarashi-gata, un’arma completamente in ferro a forma di ventaglio chiuso, a volte anche decorato come se fosse un ventaglio di tela rascia. Questi ultimi erano i più usati tra i samurai, che li utilizzavano anche contro avversari di rango inferiore, poiché l’uso della spada contro di loro era considerato disdicevole.

Non erano però gli unici ventagli da guerra giapponesi: i Gunbai Uchiwa, ventagli in ferro o in legno fatti di un unico pezzo, non pieghevoli, usati dagli ufficiali di alto rango per dare ordini alle truppe e per difendersi dalle frecce. Per gli appassionati del manga Naruto, potete notare che l’arma di Madara Uchiha era proprio questo ventaglio. Il Gunsen era un ventaglio apribile usato dai guerrieri bushi durante i combattimenti o per dare ordini. Le stecche interne erano fatte di legno di cipresso o bambù, mentre quelle esterne erano di ferro o acciaio, il che li rendeva robusti. Sulle stecche esterne, di solito, era applicato il kamon, lo stemma di famiglia. Il Tantō, invece, si differenzia dal resto dei modelli di ventagli giapponesi da guerra. Si tratta di un pugnale con lama di acciaio e con un’impugnatura di vario materiale; a dargli la forma di un ventaglio chiuso era l’astuccio con cui veniva protetto. Era usato per difesa personale sia da donne che da uomini.

Il Tessen-jutsu

A partire dal periodo Edo, i ventagli da guerra giapponesi furono adoperati con dimestichezza. Le nuove tecniche sperimentate li resero talmente popolari che si formò una nuova disciplina marziale: il Tessen-jutsu, ancora praticata in Giappone, anche se da pochi esperti. Nel Tessen-jutsu, le tecniche si concentrano soprattutto sulla difesa per parare gli attacchi, disarmare l’avversario o trattenerlo, piuttosto che per infliggere colpi. Nonostante ciò, il Tessen-jutsu veniva usato dai più abili anche per ferire o uccidere, se necessario. Applicando pressione sui punti nervosi principali, potevano causare il blocco delle articolazioni e affinare tecniche di strangolamento.

Un altro aspetto da non sottovalutare nel combattimento era il rumore secco della rapida apertura, che poteva distrarre o disorientare l’avversario. Inoltre, spesso ai ventagli da guerra giapponesi veniva legato un drappo di stoffa al manico delle sciabole, un ciuffo di crine vicino alla punta della lancia o una nappa al manico della spada, per confondere le intenzioni e i movimenti di chi li impugnava. I più abili nell’uso dei ventagli da guerra giapponesi li utilizzavano anche per deviare coltelli e dardi avvelenati. Alcuni divennero così abili da riuscire a uccidere l’avversario con un unico colpo, come il famoso spadaccino del tardo XVI secolo, Ganryu.

Fonte immagine: Wikimedia, Francesco Bini

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