Ancora oggi, nonostante ci sia molta più informazione, apertura mentale e voglia di conoscere, i concetti di sessualità e di identità di genere vengono spesso confusi. Anche se strettamente collegati, in realtà sono due concetti distinti. Vediamo cosa sono l’identità di genere e la teoria queer.
Identità di genere e sessualità: due concetti distinti ma interconnessi
Cos’è l’identità di genere?
L’identità di genere è una parte fondamentale dell’essere umano che riflette la comprensione personale e interna del proprio genere, che può essere maschile, femminile, una combinazione di entrambi, un genere fluido, o nessuno dei due. L’identità di genere non è necessariamente legata al sesso biologico assegnato alla nascita, ma piuttosto alla percezione personale di sé.
Cos’è la sessualità?
In primis, la sessualità è un aspetto complesso dell’essere umano che coinvolge fattori biologici, psicologici, sociali e culturali. L’identità sessuale si riferisce alla comprensione di sé stessi come esseri sessuali. Si tratta di una componente importante della sessualità, ossia la manifestazione dell’energia sessuale attraverso pensieri, emozioni e comportamenti. La sessualità può coinvolgere varie forme di attività, tra cui l’autoerotismo, la masturbazione, l’attività sessuale con uno o più partner, e altre forme di espressione sessuale. Dunque, la sessualità riguarda l’espressione romantica e sessuale, mentre l’identità di genere concerne la percezione di sé come appartenenti a un genere specifico o a nessuno. Nonostante questi due concetti siano distinti, spesso sono strettamente correlati e possono anche influenzarsi reciprocamente.
Identità queer: oltre le norme di genere e sessualità
Ci sono persone la cui identità di genere o orientamento sessuale non è allineata con le norme dominanti della società. L’identità queer serve proprio per descrivere queste persone.
La storia del termine “queer”: da insulto a rivendicazione
In passato, “queer” era un termine dispregiativo utilizzato per descrivere qualsiasi persona appartenente alla comunità LGBT+. Negli anni ’80, però, questo termine “rinasce” grazie alla comunità LGBT+ negli Stati Uniti, che inizia ad utilizzarlo come un termine di riappropriazione, quindi come un modo di abbracciare l’identità queer come una fonte di forza e di resistenza. Oggi, “queer” è spesso utilizzato come un’etichetta inclusiva per le persone che non si identificano come eterosessuali o cisgender, o come un modo di descrivere le pratiche sociali, culturali e politiche che sfidano le norme di genere e sessualità dominanti. Quindi, è diventato un termine ampiamente accettato per descrivere l’identità sessuale e di genere.
La teoria queer: decostruire le identità di genere e sessuali
La teoria queer si origina dalla critica alle teorie tradizionali della sessualità e dell’identità di genere, che tendono a dare per scontata l’eterosessualità come norma e a concepire il genere come una realtà binaria (maschio/femmina). La teoria queer si sviluppa a partire dagli anni ’80 e ’90, grazie anche ai contributi di studiosi come Michel Foucault, Jacques Derrida, Julia Kristeva e Judith Butler. In particolare, Foucault, nella sua “Storia della sessualità”, sostiene che le identità di genere e sessuali non sono fisse e immutabili, ma sono costruzioni sociali e storiche che possono essere modificate e re-interpretate. Inoltre, la teoria queer mette in discussione le categorie di genere e sessualità in sé, sostenendo che queste sono limitanti e non rappresentano la complessità dell’essere umano. Concetto, questo, ripreso e ampliato da Judith Butler, filosofa e teorica di genere, nel suo libro “Gender Trouble” del 1990.
Quindi, la teoria invita alla decostruzione e alla ridefinizione delle identità di genere e sessuali, e alla creazione di nuove forme di espressione e di relazione che sfidano le norme vigenti.
L’importanza dell’inclusione e del rispetto per tutte le identità
Comprendere e rispettare le diverse identità di genere e sessuali è fondamentale per costruire una società più giusta e inclusiva. La teoria queer, con la sua critica alle norme dominanti e la sua apertura alla fluidità e alla molteplicità, offre strumenti preziosi per decostruire i pregiudizi e le discriminazioni e per promuovere una cultura del rispetto e dell’accettazione.
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