Behaviorismo: la scienza del comportamento tra stimolo e risposta

Cos’è il Behaviorismo: la scienza del comportamento tra stimolo e risposta

Cosa influenza davvero le nostre azioni? Una domanda che potrebbe sembrare moderna, frutto di studi recenti legati all’uso della tecnologia e dei social network, che ogni giorno, involontariamente, possono influenzare i nostri comportamenti. In realtà, l’idea che l’ambiente giochi un ruolo determinante nel plasmare le nostre azioni ha radici ben più profonde e risale agli inizi del XX secolo, con la nascita del behaviorismo, anche chiamato comportamentismo. Questa corrente psicologica, infatti, si proponeva di studiare il comportamento umano in modo scientifico, osservabile e misurabile, proprio come avviene per i fenomeni fisici. Il behaviorismo, con il suo focus su stimoli e risposte, ha rivoluzionato il modo di intendere la mente umana, aprendo la strada a nuove forme di terapia e a una concezione più meccanicistica, ma in un certo senso più concreta, dell’apprendimento. Ma in che modo l’ambiente influenza il nostro comportamento? Siamo davvero così condizionabili? E quali sono le implicazioni di questa visione per la nostra vita quotidiana? Il behaviorismo, con i suoi esperimenti e le sue teorie, ci offre una chiave di lettura per comprendere come le nostre azioni siano spesso il risultato di un complesso intreccio di stimoli esterni e di condizionamenti appresi.

Il behaviorismo: origini e principi fondamentali

E se tutto quello che ci circonda fosse una grande scatola che controlla i nostri comportamenti e influenza le nostre azioni? Il behaviorismo è una scuola di pensiero psicologico che considera il comportamento come l’unico oggetto di studio legittimo della psicologia. Secondo i comportamentisti, il comportamento umano è determinato principalmente dall’ambiente e dall’esperienza, e può essere spiegato attraverso i principi del condizionamento. In altre parole, le nostre azioni sono risposte a stimoli esterni, apprese attraverso un processo di associazione tra stimolo e risposta. Che ci sia un’ombra di complottismo è senza dubbi, ma quanto di ciò che noi osserviamo e che fa parte del nostro ambiente influenza le nostre azioni?

John Watson e la nascita del behaviorismo

Il fondatore del behaviorismo è considerato John Watson, uno psicologo statunitense che, agli inizi del Novecento, propose una nuova visione della psicologia. Watson criticava l’introspezione, il metodo allora dominante in psicologia, che si basava sull’analisi dei propri stati mentali, e proponeva invece di focalizzarsi esclusivamente sul comportamento osservabile. Egli sosteneva che, con un adeguato condizionamento, fosse possibile plasmare il comportamento di un individuo in qualsiasi direzione. Il suo intento era del tutto benevolo e attribuito a una visione utopica di una società che traesse beneficio da questa scoperta, ma resta un carattere inquietante dei suoi studi. Watson riteneva che, attraverso un’attenta osservazione e misurazione del comportamento, fosse possibile individuare le leggi che lo governano, e quindi prevedere e controllare il comportamento umano. La sua visione si basava su una psicologia intesa diversamente da quella attuale, credeva infatti che grazie allo studio della mente era possibile prevedere e controllare il comportamento umano.

Il condizionamento classico: l’esperimento di Pavlov sui cani

Uno dei concetti chiave del behaviorismo è il condizionamento classico, il cui meccanismo fu messo in luce dagli esperimenti del fisiologo russo Ivan Pavlov. Pavlov, studiando la salivazione nei cani, si accorse che gli animali iniziavano a salivare non solo alla vista del cibo, ma anche in risposta a stimoli precedentemente neutri, come il suono di una campanella, se questi venivano presentati ripetutamente in associazione con il cibo. Inquadriamo il comportamento (o behavior) nel termine generale come una risposta a uno stimolo, perché risultato di un input sensoriale proveniente dall’ambiente esterno. Ma che tipo di stimolo è necessario per ottenere un una risposta? A rispondere a questa domanda fu proprio Pavlov. Negli esperimenti di Pavlov, il cibo rappresentava lo stimolo incondizionato, la salivazione la risposta incondizionata, il suono della campanella lo stimolo condizionato e la salivazione in risposta al suono la risposta condizionata. L’esperimento di Pavlov dimostrò che è possibile creare associazioni tra stimoli e risposte attraverso un processo di apprendimento, e che queste associazioni possono modificare il comportamento. Questo è un esempio caratteristico di questa scuola di pensiero, e il più vicino alla nostra contemporaneità, basti pensare al nostro animale domestico che scodinzola o abbaia ogni volta che sente suonare alla porta.

Il behaviorismo e il condizionamento operante: l’esperimento della Skinner box

Mentre il condizionamento classico si focalizza su risposte involontarie a stimoli specifici, il condizionamento operante, introdotto da Burrhus Frederic Skinner, riguarda l’apprendimento di comportamenti volontari in base alle loro conseguenze. Nonostante l’efficacia dell’esperimento di Pavlov è bene ricordare che l’uomo non effettua un comportamento passivo di fronte a uno stimolo, ed è qui che il secondo esperimento prende forma.

La Skinner box: uno strumento per studiare il comportamento

Per studiare il condizionamento operante, Skinner ideò un dispositivo sperimentale noto come “gabbia di Skinner” o Skinner box. Si trattava di una gabbia in cui un animale, solitamente un ratto o un piccione, poteva compiere determinate azioni, come premere una leva o beccare un tasto, ottenendo in cambio un rinforzo, ad esempio del cibo, oppure una punizione, come una leggera scossa elettrica. Skinner iniziò a studiare gli animali in base ai loro comportamenti nel loro habitat. Il perché? Semplice, questo permetteva di osservare come, in una situazione di emergenza come la fame, o in preda a uno stimolo ormonale come la stagione degli accoppiamenti, un animale si comportasse di conseguenza. Voleva riuscire a individuare i principi dei comportamenti che spingessero gli animali all’azione.

Il principio del rinforzo nel behaviorismo

Attraverso i suoi esperimenti, Skinner dimostrò che la frequenza di un comportamento aumenta se esso è seguito da un rinforzo positivo (ad esempio, la somministrazione di cibo) e diminuisce se è seguito da un rinforzo negativo o da una punizione (ad esempio, una scossa elettrica). Skinner chiamò questo meccanismo principio del rinforzo: le conseguenze di un comportamento determinano se esso avrà maggiori o minori probabilità di essere prodotto in futuro. Per Skinner, il comportamento del ratto era una dimostrazione di questo principio. La psicologia dello ‘’stimolo-risposta”, dunque, anche se nata più di un secolo fa resta del tutto attuale e aiuta a comprendere come e perché gli insegnamenti che vengono imposti da bambini sono spesso quelli più forti, troppo difficili da dimenticare. Aiuta a comprendere il perché un bambino ripete un’azione se stimolato da un dolcetto o un giocattolo.

Applicazioni del behaviorismo: dalla psicologia all’educazione

I principi del behaviorismo hanno trovato numerose applicazioni pratiche in diversi ambiti, dalla psicologia clinica all’educazione. La terapia comportamentale, ad esempio, si basa sui principi del condizionamento classico e operante per modificare comportamenti problematici, come fobie o dipendenze. Il behaviorismo ha influenzato anche le teorie dell’apprendimento in ambito educativo, in particolare l’istruzione programmata e le tecniche di modificazione del comportamento, fornendo un importante contributo alla comprensione dei processi di apprendimento. Skinner, ad esempio, riteneva che l’apprendimento potesse essere ottimizzato attraverso l’uso di rinforzi positivi e la scomposizione del compito in piccole unità, somministrate in sequenza. Anche in ambito di analisi del comportamento, il behaviorismo ha avuto un ruolo fondamentale.

Sarebbe interessante comprendere quindi quanto di ciò che attualmente, nella vita di tutti i giorni, facciamo e diciamo dipenda dalla nostra completa volontà, e quanto invece sia una risposta dovuta a uno stimolo inputato in noi inconsciamente, in un momento della vita dove eravamo troppo piccoli per ricordare. Ma per ora lasciamo la scienza alla psicologia, e le teorie alla filosofia.

Fonte immagine sul Behaviorismo: Pixabay

A proposito di Giulia Salzano

Hi there! Sono Giulia Salzano e ho diciannove anni. Mi avrete visto quasi sicuramente seduta sul treno in direzione tra Napoli e Bologna a scarabocchiare sui quaderni. Non che ci abbia mai scritto nulla di ché.

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