Sono diversi gli studi condotti sul bilinguismo e sugli effetti benefici che questo può avere su deficit di tipo cognitivo, disturbi dell’apprendimento e malattie neuro-degenerative. Una di queste ricerche ha riguardato il rapporto tra il bilinguismo e la Sclerosi multipla, una malattia autoimmune cronica demielinizzante che colpisce il sistema nervoso centrale provocando una serie di sintomi di vario tipo.
Cos’è la Sclerosi multipla?
La Sclerosi multipla è una malattia infiammatoria neurodegenerativa demielinizzante da cui non è possibile guarire. Il termine demielinizzante si riferisce alla mielina, la sostanza che riveste e protegge le nostre fibre nervose, consentendo così la trasmissione di stimoli nervosi all’interno del nostro corpo. Nella Sclerosi multipla la mielina viene attaccata e distrutta dal malfunzionamento del sistema immunitario che perciò finisce per intaccare gli stessi nervi creando conseguenze dannose e diversi sintomi. Tra questi i più frequenti riguardano l’alterazione della sensibilità percettiva, formicolii, perdita di forza, affaticamento, disturbi della vista, disturbi cognitivi e disturbi del linguaggio. A tal proposito, uno studio è stato condotto sui benefici che il bilinguismo potrebbe apportare alle persone affette da Sclerosi multipla.
Il bilinguismo
Col termine bilinguismo si fa riferimento alla conoscenza di due lingue. Vi sono due accezioni di bilinguismo e una di queste prende in considerazione due lingue apprese in età infantile e per cui si possiede, in età adulta, un livello di competenza avanzato in entrambe. L’altra accezione, invece, considera il bilinguismo come la conoscenza di due lingue indipendentemente dal livello di competenza e dall’età in cui è stata appresa una seconda lingua ed è la definizione ad oggi più utilizzata.
Lo studio condotto sul bilinguismo
Il gruppo di ricerca costituito da Albert Costa e i suoi colleghi ha cercato di spiegare, già nel 2009, come il bilinguismo possa migliorare alcune componenti del cosiddetto controllo esecutivo, il processo attraverso il quale gli esseri umani adattano il proprio comportamento in base agli stimoli forniti dall’ambiente circostante e all’interno del quale vi sono due meccanismi: quello di monitoraggio, che consente di valutare il comportamento, e quello inibitorio con cui si sopprimono le informazioni irrilevanti. Grazie al bilinguismo, il costante allenamento di inibizione e monitoraggio fa sì che il controllo esecutivo sia migliore nei soggetti bilingui rispetto a quelli monolingui. Questa teoria è stata poi adottata come base e per affrontare il nesso tra il bilinguismo e la Sclerosi multipla.
Il Flanker task su soggetti affetti da Sclerosi multipla
Il rapporto tra il bilinguismo e la Sclerosi multipla è stato analizzato in un recente studio condotto da un consorzio di ricercatori provenienti dalla Spagna, dal Regno Unito e dalla Germania e che ha visto dunque coinvolte diverse università come quella di Konstanz. Questa ricerca si è servita del cosiddetto Flanker task, un test a cui sono stati sottoposti 4 gruppi di persone, divisi in base alla presenza di bilinguismo e Sclerosi multipla (soggetti sani monolingui e bilingui e soggetti malati monolingui e bilingui). L’esame in questione ha previsto diversi tipi di stimoli: i soggetti sono stati posti dinanzi a sequenze di simboli (in questo caso immagini di pesciolini) aventi stessa direzione, direzione opposta o simboli differenti. L’esperimento consisteva poi nel far premere un pulsante in base alla direzione del simbolo mostrato: dai risultati sono emerse due condizioni di monitoraggio: uno alto e uno basso, in cui l’alto indica un maggior livello di attenzione.
Risultati dello studio sul bilinguismo e la Sclerosi multipla
Calcolando l’accuratezza di risposta, i tempi di reazione e i costi di monitoraggio, ovvero la differenza dei livelli di attenzione in base allo stimolo fornito, è emerso che i livelli di monitoraggio e quindi i livelli di attenzione erano maggiori nei soggetti bilingui, sia sani che affetti da Sclerosi multipla. Per questo motivo, la tesi che considera vantaggioso il rapporto tra il bilinguismo e la Sclerosi multipla è stata confermata.
Il bilinguismo è un vantaggio per tutti
Il bilinguismo, come abbiamo visto, può essere vantaggioso a limitare o tardare sintomi di alcune malattie neurodegenerative come la Sclerosi multipla, ma anche nel caso di soggetti sani, il continuo passaggio da un codice linguistico all’altro e il controllo mentale che ne deriva contribuiscono a mantenere allenato il nostro cervello e le funzioni che ne derivano.
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