Il Decadentismo è un movimento artistico e letterario che si sviluppa in Europa negli anni Sessanta dell’Ottocento, in aperta contrapposizione con l’ottimismo del Positivismo e con i valori della società borghese. Il termine decadentismo inizialmente aveva un significato negativo, dispregiativo, veniva usato per indicare i comportamenti anticonvenzionali e immorali dei cosiddetti poeti maledetti. Furono, in seguito, gli stessi poeti che diedero un nuovo valore a questo termine e lo usarono per indicare la stanchezza di una civiltà prossima al tramonto, un senso di disfacimento e di fine di un’epoca.
Le origini del Decadentismo: la reazione al Positivismo e alla società borghese
Il Decadentismo si sviluppa come reazione al Positivismo, alla sua fiducia nella scienza e nel progresso, e alla morale borghese, basata sul materialismo e sul conformismo. I decadentisti rifiutano la visione razionale e ottimistica del mondo proposta dal Positivismo, e si rifugiano in un mondo interiore, fatto di sensazioni, di emozioni, di stati d’animo indefiniti.
I “poeti maledetti” e la nascita del termine “Decadentismo”
Questo movimento propone la riscoperta dell’io interno e la visione degli artisti come esseri distaccati rispetto alla società. Esso, infatti, riguarda tutti i campi dell’arte e della cultura europea. I primi esempi di Decadentismo li possiamo vediamo in Francia con il Simbolismo e in Italia con la Scapigliatura.
I temi del Decadentismo: irrazionalità, sensibilità e crisi dell’io
I sostenitori del Decadentismo sono uniti da un senso di profonda crisi verso ogni certezza e dagli aspetti negativi della modernità, rifiutano l’idea positivista che la realtà sia spiegabile attraverso conoscenze scientifiche, sostenendo invece l’irrazionalità e la sensibilità come strumenti privilegiati per la comprensione del mondo. Tra i temi principali del Decadentismo troviamo: la malattia, la morte, il mistero, l’inconscio, il sogno, l’esotismo, l’artificio, la bellezza decadente e la ricerca di una dimensione spirituale.
Decadentismo, Simbolismo e Scapigliatura: le avanguardie europee
Se volessimo porre su una linea del tempo gli eventi che caratterizzano il Decadentismo, incorreremo in situazioni non poco semplici, a causa della mancanza di date specifiche. Questo argomento divide anche numerosi studiosi, i quali hanno trovato un punto di accordo sostenendo che l’inizio del Decadentismo coincide con gli ultimi decenni dell’Ottocento. Al contrario, per la fine del Decadentismo non si è ancora arrivati a un parere unanime: alcuni sostengono che esso termini con l’inizio del XX secolo, mentre altri includono anche i romanzieri della crisi e alcuni dei poeti del primo dopoguerra come Yeats, Eliot e George.
Il Decadentismo in Italia: Pascoli, D’Annunzio e Pirandello
Come già abbiamo accennato in precedenza, il Decadentismo sostiene un nuovo ruolo dell’artista all’interno della società. L’artista è sempre stato visto come una figura minore: egli è spesso costretto ad affiancare alla sua attività artistica una secondaria, come il lavoro di professore o impiegato. Gli autori decadentisti iniziano una sorta di ribellione nei confronti della borghesia e della società in generale. Grazie a loro, l’artista riuscirà ad ottenere un ruolo più prestigioso, ponendosi al margine della società. Il movimento letterario arriva anche in Italia e assume differenti sfumature in base alle particolarità di ciascun artista.
Giovanni Pascoli: il simbolismo e la poetica del fanciullino
Tra i più importanti autori del Decadentismo italiano ricordiamo Giovanni Pascoli, che si fece portavoce dei disagi degli intellettuali progressisti e veniva visto dal mondo intero come una minaccia che avrebbe messo in secondo piano la letteratura italiana. Con Pascoli il Decadentismo assume un aspetto simbolistico e vittimistico. La sua poetica, incentrata sul “fanciullino” che è in ognuno di noi, esprime la tendenza decadentista a rifugiarsi nell’interiorità e a cogliere la realtà attraverso le sensazioni e le emozioni.
Gabriele D’Annunzio: l’estetismo e il superomismo
Gabriele D’Annunzio, invece, interpreta il Decadentismo in chiave estetica ed superomistica. Egli sosteneva la trasgressione delle regole e il ruolo di leader, ponendo egli stesso al di sopra della società. Il suo Decadentismo assume un aspetto estetizzante e superomistico: l’arte è il valore supremo, al di sopra di ogni morale, e l’artista è un individuo eccezionale, un “superuomo” che si eleva al di sopra della massa.
Luigi Pirandello: la crisi dell’identità e il teatro della vita
Luigi Pirandello, infine, rappresenta la fase più matura del Decadentismo italiano, quella in cui la crisi dei valori e la frantumazione dell’io diventano temi centrali. Egli promuove nelle sue opere la ricerca dell’identità dello scrittore e il rapporto tra l’Io e la società (due tematiche tipiche del Decadentismo). Il suo Decadentismo avrà un aspetto polemico e dialettico, come si evince dalla sua visione del mondo come un “teatro” in cui ognuno recita una parte, nascondendo la propria vera identità dietro una maschera.
L’eredità del Decadentismo: un movimento che ha segnato un’epoca
Il Decadentismo è stato un movimento complesso e ricco di sfaccettature, che ha profondamente influenzato la letteratura, l’arte e la cultura europea tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. La sua eredità è ancora visibile in molti aspetti della cultura contemporanea, dalla letteratura al cinema, dalla musica alle arti visive. La sua ricerca di un nuovo linguaggio, capace di esprimere la complessità del mondo interiore e la crisi dei valori tradizionali, ha aperto la strada alle avanguardie del Novecento e ha contribuito a formare la sensibilità moderna.
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